Con De Mita scompare la democrazia del ‘900

lettere al direttore, lo dico al corriere Mezzogiorno, 28 maggio 2022 – 07:54 Caro direttore, con Ciriaco De Mita va via uno dei protagonisti di una stagione della storia italiana scritta e diretta dalla Democrazia Cristiana. Una figura di primo piano: indimenticabili i suoi discorsi. Ed è deprimente paragonarli a quelli dei politici attuali. Secondo lei dobbiamo accontentarci di quel che abbiamo?Fabrizio Carpentieri Caro signor Carpentieri,Ciriaco De Mita è stato senza dubbio uno dei leader più importanti della prima Repubblica. E la sua scomparsa imporrebbe una riflessione seria e profonda sulla complessità di un’epoca tanto lontana eppure così vicina. Ma temo che ciò non accadrà. I due aggettivi che ho usato, seria e profonda, non si addicono ai nostri tempi. Maciniamo tutto in fretta, riducendo la Storia a una poltiglia di cui ci liberiamo come fosse immondizia. Eppure quella classe dirigente ha scavalcato i decenni, mentre l’attuale si consuma nel giro di pochi mesi: Matteo Renzi, quello che aveva maggior talento fra le nuove leve, ha sperperato in un lampo il credito conquistato. Va detto, a onor del vero, che è semplicistico confrontare personaggi che appartengono a periodi e scenari internazionali radicalmente diversi. La prima Repubblica è cresciuta all’ombra degli equilibri mondiali sanciti a Yalta dopo la sconfitta del nazismo: la longevità dei politici – allevati, guai a dimenticarlo, nei valori che diedero vita alla nostra Carta Costituzionale – era garantita anche dalla contrapposizione tra i due blocchi e dalla solidità dei partiti che difendevano le ragioni dell’uno e dell’altro. Esisteva, inoltre, un’opinione pubblica forte, coesa, che controllava la politica smascherandone talvolta le magagne e alla quale, in qualche modo, bisognava rendere conto. Oggi viviamo in un mondo «fluido», con poteri privi dei necessari contrappesi, al punto che tutti i politici (nessuno escluso), di fronte alla critiche della stampa, ghignano soddisfatti: «Ma chi se ne importa, tanto i giornali ormai contano meno di niente». Ecco, da cittadino, mi deprime l’idea di vivere in una democrazia sempre più artificiale, stropicciata dalle chiacchiere insulse dei social, che per tanti ormai sono l’unica fonte d’informazione, o addirittura calpestata da chi ha trasformato le istituzioni repubblicane in un condominio riservato esclusivamente ad amici e parenti.Enzo d’Errico La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 28 maggio 2022 | 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-28 05:55:00, lettere al direttore, lo dico al corriere Mezzogiorno, 28 maggio 2022 – 07:54 Caro direttore, con Ciriaco De Mita va via uno dei protagonisti di una stagione della storia italiana scritta e diretta dalla Democrazia Cristiana. Una figura di primo piano: indimenticabili i suoi discorsi. Ed è deprimente paragonarli a quelli dei politici attuali. Secondo lei dobbiamo accontentarci di quel che abbiamo?Fabrizio Carpentieri Caro signor Carpentieri,Ciriaco De Mita è stato senza dubbio uno dei leader più importanti della prima Repubblica. E la sua scomparsa imporrebbe una riflessione seria e profonda sulla complessità di un’epoca tanto lontana eppure così vicina. Ma temo che ciò non accadrà. I due aggettivi che ho usato, seria e profonda, non si addicono ai nostri tempi. Maciniamo tutto in fretta, riducendo la Storia a una poltiglia di cui ci liberiamo come fosse immondizia. Eppure quella classe dirigente ha scavalcato i decenni, mentre l’attuale si consuma nel giro di pochi mesi: Matteo Renzi, quello che aveva maggior talento fra le nuove leve, ha sperperato in un lampo il credito conquistato. Va detto, a onor del vero, che è semplicistico confrontare personaggi che appartengono a periodi e scenari internazionali radicalmente diversi. La prima Repubblica è cresciuta all’ombra degli equilibri mondiali sanciti a Yalta dopo la sconfitta del nazismo: la longevità dei politici – allevati, guai a dimenticarlo, nei valori che diedero vita alla nostra Carta Costituzionale – era garantita anche dalla contrapposizione tra i due blocchi e dalla solidità dei partiti che difendevano le ragioni dell’uno e dell’altro. Esisteva, inoltre, un’opinione pubblica forte, coesa, che controllava la politica smascherandone talvolta le magagne e alla quale, in qualche modo, bisognava rendere conto. Oggi viviamo in un mondo «fluido», con poteri privi dei necessari contrappesi, al punto che tutti i politici (nessuno escluso), di fronte alla critiche della stampa, ghignano soddisfatti: «Ma chi se ne importa, tanto i giornali ormai contano meno di niente». Ecco, da cittadino, mi deprime l’idea di vivere in una democrazia sempre più artificiale, stropicciata dalle chiacchiere insulse dei social, che per tanti ormai sono l’unica fonte d’informazione, o addirittura calpestata da chi ha trasformato le istituzioni repubblicane in un condominio riservato esclusivamente ad amici e parenti.Enzo d’Errico La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 28 maggio 2022 | 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

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