Concessioni demaniali e porti turistici, perché servono norme diverse dai balneari

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di Antonio Macaluso

Concessioni demaniali e porti turistici, perché servono norme diverse dai balneari

Ancora clima incandescente sui limiti di applicazione della direttiva Bolkenstein e le norme della legge sulla Concorrenza per quanto riguarda le imprese che operano su spiagge e porti turistici. Il governo al lavoro per trovare una soluzione che venga incontro ai rilievi del Quirinale e risponda alle richieste sempre pi pressanti che arrivano da Bruxelles, salvaguardando nello stesso tempo i migliaia di operatori del settore. Se le norme del dl Concorrenza presentano problemi per l’applicazione alle spiagge, per i porti e gli approdi turistici i problemi sono addirittura al cubo: perch ai porti non va applicata la direttiva Servizi – lo dice la stessa Bolkestein e lo ha ribadito la Corte di giustizia Ue – e, oltretutto, ci troviamo imprigionati in regole comunque pensate per gli stabilimenti balneari. A lanciare la chiamata alla premier, Giorgia Meloni, il presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, che ricorda come sui medesimi presupposti, proprio lo scorso dicembre, il governo ha dettato una separata e specifica disciplina per i porti mercantili.

Criteri di trasparenza

Facendo tesoro dei richiami formulati dal capo dello Stato sul decreto Milleproroghe, circa la necessit di normative organiche e l’urgenza di dare risposte alla Ue, c’ un solo strumento – aggiunge Cecchi – ed il decreto legge, con cui reincardinare la disciplina degli approdi turistici nel codice della Navigazione, che per decenni li ha disciplinati secondo criteri di trasparenza e pubblica evidenza, e correggere gli errori del dl Concorrenza. Per quanto riguarda specificatamente le infrastrutture della nautica da diporto, che nel nostro paese sono state realizzate con investimenti privati, insiste Confindustria Nautica, appena il caso di ricordare che la legge Concorrenza 2022 le ha impropriamente incluse nell’ambito di norme regolatorie delle spiagge, del tutto inapplicabili, fino al paradosso di prevedere l’obbligo di libera balneazione nei porti.

Cosa prevede la legge sulla Concorrenza

Nel suo complesso, la legge sulla Concorrenza stabilisce che le norme per l’affidamento di servizi pubblici si applicano anche ai porti, ma la Direttiva Bolkestein e la Corte di Giustizia UE escludono espressamente i porti da questo ambito; richiede che siano definiti i presupposti per il frazionamento in piccoli lotti delle aree, al fine di favorire la massima partecipazione delle microimprese (“ma questo criterio – sottolinea Confindustria Nautica – non pu trovare applicazione con riferimento alla realizzazione di porti turistici”); dispone siano individuati, per la gestione delle aree in concessione, requisiti di ammissione che favoriscano la massima partecipazione di imprese di piccole dimensioni (“ma questo criterio – osservano ancora le imprese – appare illogico con riferimento alle concessioni di strutture dedicate alla nautica da diporto che possono arrivare anche a 80 milioni di euro di valore”); richiede sia data preferenza per le attrezzature completamente amovibili (“ma questo criterio – osserva ancora Confindustria Nautica – non pu trovare tecnicamente applicazione con riferimento alla realizzazione di porti turistici”).

Concessioni infungibili

Infine, la Legge Concorrenza non recepisce la distinzione fra le concessioni assentite prima del 1 gennaio 2010 e quelle dal 1 gennaio 2010 in poi – distinzione fissata sia dalla Corte di Giustizia Ue, sia dal giudice amministrativo italiano – e non tratta la disciplina speciale per le concessioni infungibili, cio quelle asservite ad un’altra attivit di impresa che richiede quella e non una qualsiasi altra concessione per poter essere esercitata.

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