Concorsi scuola: i sindacati si preparano allo sciopero

Ecco i nodi, dal Sostegno alle batterie dei test non pubbliche, causa della rottura tra Sindacati e MIUR

Alessandra Ricciardi e Claudio Nobilio su Italia Oggi del 4 febbraio 2020

È scontro aperto tra sindacati e ministero dell’istruzione sulle procedure di reclutamento del personale docente. L’incontro che si è tenuto a viale Trastevere, tra i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda-Unams e i vertici del dicastero guidato da Lucia Azzolina, si è concluso con l’abbandono del tavolo di trattativa da parte delle organizzazioni sindacali. Scontro che potrebbe salire di tono con la proclamazione di uno sciopero dei precari. Nulla è ancora deciso, i segretari di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda si incontreranno oggi per definire le azioni di protesta.

Ma a ieri sera l’ipotesi principale in campo parlava di un’astensione dal lavoro per i circa 60 mila precari che hanno un contratto di supplenza sull’organico di diritto e che sono tra i principali interessati al concorso straordinario che dovrebbe essere bandito entro febbraio. Più in generale, i precari a vario titolo a lavoro nelle scuole arriverebbero a 180 mila. L’astensione potrebbe riguardare anche i facenti funzione dei Dsga: amministrativi che svolgono i compiti di direzione delle segreterie per i quali non vi è stata l’apertura a nessuna procedura straordinaria di reclutamento. E che potrebbero con la loro protesta bloccare di fatto l’amministrazione delle scuole.

A segnare un clima non positivo tra sindacati e nuovi vertici ministeriali anche la riunione di ieri sull’utilizzo dei fondi per il merito: viale Trastevere avrebbe risposto picche alla richiesta dei sindacati di focalizzare le risorse sui docenti affidando la decisione sull’utilizzo delle stesse alla contrattazione di istituto e senza prevedere forme di valutazione. Il ministero ha ribadito la valutazione non solo per i docenti ma anche per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo. La partita finanziaria vale 200 milioni di euro, circa 24 mila euro a istituzione scolastica.

La rottura tra sindacati e ministero sul reclutamento è dovuta all’atteggiamento «di totale chiusura rispetto alle proposte dei sindacati» si legge in un comunicato congiunto diramato dalle sigle sindacali «assunto dall’amministrazione a conclusione del confronto sui provvedimenti attuativi del decreto su reclutamento e abilitazioni». Comunicato che cita un verbale che avrebbe dovuto documentare le opposte posizioni per esplicitare i termini del confronto. E che però non sarebbe stato consegnato alle organizzazioni sindacali. Sindacati e amministrazione, però, avevano preparato due note che recano, rispettivamente, le richieste e le risposte dell’amministrazione. ItaliaOggi le ha lette ed è in grado fare una sintesi delle questioni più importanti viste dai due fronti opposti.

Il punto nevralgico della discussione è stato toccato in riferimento alla questione della valutabilità de servizio prestato sul sostegno ai fini dell’accesso al concorso straordinario. I sindacati avevano chiesto che tale servizio fosse da considerarsi valido per accedere non solo alle selezioni per il sostegno, ma anche a quelle della classe di concorso della graduatoria da dove gli interessati fossero stati tratti per le supplenze.

Il sostegno, infatti, non ha una propria classe di concorso e i docenti da assumere vengono individuati da un elenco nel quale si accede con il punteggio maturati nella graduatoria del posto comune dalla quale si proviene. L’amministrazione, però, ha rigettato la proposta. Citando l’articolo 1, comma 5, lett. a) del decreto legge 126/2019, il ministero ha fatto presente che il requisito di almeno un anno di servizio sulla classe di concorso fosse da considerarsi quale requisito indefettibile. E che il fatto che questa possibilità sarebbe prevista dalla normativa ai fini delle graduatorie a esaurimento non potrebbe comunque trovare applicazione ai fini dei concorsi, proprio per effetto del vincolo contenuto nel decreto legge 126. Idem per quanto riguarda la possibilità, per gli specializzati, di partecipare a selezioni di ordine di scuola diverso da quello per il quale avessero il titolo. Anche perché l’intenzione del legislatore, che si evince tra l’altro dagli atti parlamentari preparatori, andrebbe nel senso di escludere questa possibilità. Idem per quanto riguarda il servizio svolto su materie alternative alla religione cattolica. I sindacati, inoltre, avevano chiesto che venisse previsto l’esonero dal servizio per i membri delle commissioni dei concorsi per agevolarne il reperimento e per consentire loro di lavorare più speditamente e prevenire ritardi. Anche in questo caso viale Trastevere ha respinto la proposta facendo presente che « i relativi costi, come stimati dagli uffici competenti, non sarebbero attualmente sostenibili».

Alta tensione si è avuta sulla pubblicazione delle batterie di test sia del concorso ordinario che di quello straordinario, chiesta dai sindacati per consentire ai candidati di orientarsi nella preparazione delle prove.

L’amministrazione, però, ha accolto solo la proposta relativa al concorso ordinario mentre, per lo straordinario, ha rigettato la proposta facendo presente che, trattandosi di una «prova scritta selettiva volta ad accertare il possesso, da parte dei candidati, di specifiche competenze», ciò determinerebbe «l’impossibilità, sia logica che giuridica, di utilizzare meccanismi tipici di una prova preselettiva, essendone totalmente differente la ratio».

È stata respinta anche la proposta di dare più tempo ai candidati per rispondere ai test (la durata prevista è di un minuto per ogni quesito) e di fissare un punteggio minimo ai fini del superamento della prova preselettiva del concorso ordinario. Il ministero ha motivato il proprio niet argomentando che aumentando il tempo per rispondere ai quesiti aumenterebbero le possibilità di errore e che la selezione va fatta fissando il numero massimo di candidati ammessi. Altrimenti vi sarebbe il rischio di avere troppi candidati da esaminare, con insormontabili problemi organizzativi per l’amministrazione.

Anche se ciò rischia di determinare forti disparità di trattamento tra diverse zone del paese a seconda del maggiore o minore numero di candidati al concorso. È stata respinta la proposta dei sindacati di valorizzare il servizio prestato rispetto alle prove. L’amministrazione ha ritenuto, infatti, che «la scelta di assegnare alla prova selettiva l’80% del punteggio disponibile» deriverebbe «in assenza di disposizioni speciali specifiche, da una interpretazione conforme all’articolo 400, comma 9, del dlgs n. 297/1994».

Pietro Guerra

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