Concorso presidi, un ordine del giorno per «salvare» i candidati esclusi

di Valentina Santarpia

Un emendamento trasformato in ordine del giorno, che dovrebbe essere approvato dal governo entro la fine dell’anno. «Non è una sanatoria», precisa la senatrice Bucalo (FdI), promotrice del provvedimento. Interessati alcune centinaia di candidati che hanno presentato ricorso contro l’esclusione

Un corso- concorso per inserire in graduatoria, anche se in coda, gli aspiranti presidi bocciati alla prova del 2017, il famigerato concorso per dirigenti scolastici a cui aveva partecipato anche la ex ministra Lucia Azzolina. È questa la richiesta che arriva da un ordine del giorno presentato da Carmela Bucalo, senatrice di Fratelli d’Italia, per dare una possibilità ad alcune centinaia di candidati che hanno presentato un ricorso giudiziario. Il testo era già stato predisposto come un emendamento al dl 176, Aiuti Quater, ma poi- ufficialmente perché il tema era troppo distante – è stato trasformato in un ordine del giorno che dovrebbe essere avvallato dal governo e che dovrebbe essere approvato entro la fine del mese. Su quel concorso, annullato in prima istanza dal Tar e successivamente salvato dal Consiglio di Stato per tutelare «l’interesse pubblico» di avere nuovi presidi nelle scuole, pendono le indagini di sei Procure, tra cui quella di Roma che a novembre ha emanato tredici avvisi di garanzia. Verbali redatti prima della correzione dei compiti, candidati bocciati e poi miracolosamente promossi, prove «anonime» identificate con codici fiscali, correzioni effettuate di notte o nei weekend, quando sembra davvero impossibile che ci fosse un’assemblea riunita: sono decine le contestazioni che si sono accumulate sui tavoli della Procura di Bologna, Ravenna, Catania, Napoli, Santa Maria Capua Vetere, e che hanno portato la Procura di Roma a indagare su 64 verbali di sei sottocommissioni, sulla base delle segnalazioni degli esclusi.

«All’inizio erano duemila i ricorrenti, ma visto che la magistratura ordinaria continuava a bocciare i ricorsi, si sono ridotti a poche centinaia», spiega Gioconda Martucci, vicepresidente del Comitato Trasparenza e partecipazione, che si è battuto in questi anni per ottenere l’accesso agli atti e contestare le eventuali violazioni. Ed è proprio a quelle poche centinaia che hanno proseguito la battaglia giudiziaria, che è rivolta la «mini sanatoria»: così la chiamano gli idonei e i dirigenti vincitori dell’ultimo concorso ma depennati dalla graduatoria perché impossibilitati ad assumere servizio nella sede assegnata. «Così si offre una opportunità a tutti, tranne a chi pur avendo vinto con merito non ha potuto accettare, con dolore e dopo tanto sacrificio di studio, la nomina», scrivono indignati, parlando di «ingiustizia morale» e chiedendo di «scongiurare il pericolo che ognuno di noi pensi che la giustizia sia solo una chimera». «Ma non chiamiamola sanatoria- replica Bucalo– Si tratta di un atto di giustizia nei confronti di chi da anni prova a far valere i propri diritti: gli esclusi ricorrenti dovranno comunque sostenere 120 ore di corso e una prova finale e poi saranno inseriti in coda alla graduatoria», spiega.

18 dicembre 2022 (modifica il 18 dicembre 2022 | 18:02)

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, 2022-12-18 16:52:00, Un emendamento trasformato in ordine del giorno, che dovrebbe essere approvato dal governo entro la fine dell’anno. «Non è una sanatoria», precisa la senatrice Bucalo (FdI), promotrice del provvedimento. Interessati circa 600 candidati che hanno presentato ricorso contro l’esclusione, Valentina Santarpia

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