Conflitto in Medio Oriente, Massini: Cè una cultura dellodio fatta anche di parole. Lessere umano è uguale a qualunque latitudine

Durante il festival ‘Luce!’ a Firenze, promosso da QN – Quotidiano Nazionale, lo scrittore Stefano Massini ha condiviso riflessioni profonde sull’importanza delle parole e l’umanità comune che lega ogni individuo al di là delle divisioni culturali e politiche.

Massini ha evidenziato come le parole possano fungere da ponti o barriere tra gli individui e ha citato l’esempio di israeliani e palestinesi, che pur parlando due lingue semitiche quasi identiche, rimangono divisi a causa di una cultura dell’odio perpetuata anche attraverso le parole. Questa dinamica mostra come le parole possano essere vettori di unione ma anche di separazione.

Narrando una storia toccante, Massini ha raccontato di un bambino palestinese nato con una grave malformazione cardiaca, e di come la sua vita sia stata salvata da un trapianto di cuore proveniente da un bambino israeliano deceduto. Nonostante le tensioni tra le due comunità, i genitori del donatore hanno risposto con umanità e compassione, permettendo che il trapianto andasse avanti, dimostrando che l’umanità condivisa trascende le barriere politiche e culturali.

Citando Victor Hugo, Massini ha ribadito che l’eguaglianza tra gli esseri umani è prima di tutto una questione scientifica, poi morale e politica. Lo scrittore ha messo in luce come l’anatomia umana non conosca confini politici o etnici, sottolineando la necessità di riconoscere l’eguaglianza fondamentale tra tutti gli esseri umani.

L’analisi di Massini si è estesa anche alle atrocità della guerra e all’indifferenza che può derivare dal non confrontarsi con l’orrore. Lo scrittore ha anche criticato l’uso di sostanze per annullare il senso critico nei conflitti, sottolineando come la comprensione e l’umanità possano essere soffocate quando si chiudono gli occhi di fronte all’orrore.

Le riflessioni di Massini offrono una lente attraverso cui esaminare le divisioni umane e l’importanza di coltivare l’empatia e l’umanità condivisa. Evidenzia come la parola, un potente strumento di comunicazione, possa essere utilizzata per costruire ponti di comprensione e compassione, sfidando le narrazioni divisive e promuovendo un futuro di coesistenza pacifica.

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