Conte, impasse dopo lo strappo con Draghi. Ma Grillo approva: scelta giusta

di Claudio Bozza Il leader M5S incerto sulla strategia da tenere. In arrivo altri addii. La senatrice Leone passa con Di Maio. Il ministro degli Esteri attacca il suo ex partito: «Era tutto pianificato da tempo» Stavolta, in cinque giorni, Giuseppe Conte si gioca davvero tutto. Il leader del Movimento, dopo lo stop alla fiducia che ha provocato le dimissioni di Draghi, ha messo in conto la perdita di qualche altro deputato, che passerà con Luigi Di Maio. Ma a chi gli obietta questo rischio, l’ex premier ha ribattuto che se non avesse tenuto insieme i gruppi di Camera e Senato grazie alla linea dura anti governo, i Cinque Stelle sarebbero finiti definitivamente in frantumi. Subito dopo che Draghi ha formalizzato le dimissioni salendo al Quirinale, nelle chat grilline è sceso il gelo. Commenti con il contagocce, perché solo in quel momento tanti hanno capito che le elezioni a settembre sono una possibilità concreta e che, quindi, il loro posto in Parlamento potrebbe saltare da un momento all’altro. Ma adesso, dopo aver innescato il terremoto in un momento così delicato, cosa farà Conte? Appoggerebbe o no un altro governo Draghi? Il leader, su questo punto, non pronuncia una sillaba. Ieri, all’ora di cena, ha riconvocato il Consiglio nazionale del partito per cercare di guidare le truppe. Anche perché, oltre all’emergenza governo, Conte deve sciogliere un nodo immediato, ma fondamentale in prospettiva: il 23 luglio sono in programma le primarie del «campo largo» per la Regione Sicilia. Il problema, però, è che ora il «campo largo» non c’è più. Come gestirà il rapporto del Pd? Fatto sta che ieri, prima del voto a Palazzo Madama, proprio una senatrice siciliana, Cinzia Leone, è passata con Di Maio. Unica nota positiva, dopo giorni sotto il fuoco di fila di tutta la maggioranza, per Conte è l’appoggio di Beppe Grillo. Il fondatore dei Cinque Stelle si sarebbe detto «contento di come i portavoce siano uniti e coesi». Secondo «Beppe» lo strappo è «giusto e il Movimento 5 Stelle sta facendo il Movimento 5 Stelle». E a ruota, uscendo di casa davanti alle telecamere, Conte rilancia: «Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O si hanno risposte vere oppure nessuno può avere i nostri voti». La capogruppo al Senato Mariolina Castellone apre uno spiraglio: «Noi una fiducia a Draghi la daremmo se nel programma politico sono inclusi i punti prioritari». Ma il problema è che, ora, i compagni di strada dell’«unità nazionale» assai difficilmente riaccetterebbero di avere di nuovo i grillini come alleati in un ipotetico Draghi bis. Conte, oltre al rischio di un’ulteriore scissione, deve tenere in conto anche la contrarietà alla linea di due ministri grillini su tre. Federico D’Incà, responsabile dei Rapporti con il Parlamento, dopo aver ribadito con forza la necessità di votare la fiducia, ha tentato fino all’ultimo minuto una mediazione. Anche Fabiana Dadone, alla guida delle Politiche giovanili, seppur con toni più sfumati ha seguito la stessa linea di D’Incà. Mentre continua a essere oltranzista la linea di Stefano Patuanelli, ormai leader degli anti governisti nell’esecutivo medesimo. Dopo lo stop all’esecutivo sono durissime le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, regista della scissione: «Io lo chiamo il partito di Conte perché quello non è più il Movimento 5 Stelle, mi dispiace dirlo», attacca l’ex capo politico grillino e oggi leader di Insieme per il futuro. Di Maio tiene poi a sottolineare con forza che Conte «stesse pianificando questa crisi da tanto tempo». E poi: «Fortunatamente tanti elettori, tanti parlamentari del fu Movimento non la pensano come Conte su quello che ha fatto oggi in Aula il M5S». 14 luglio 2022 (modifica il 14 luglio 2022 | 23:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-14 21:16:00, Il leader M5S incerto sulla strategia da tenere. In arrivo altri addii. La senatrice Leone passa con Di Maio. Il ministro attacca il suo ex partito: «Era tutto pianificato da tempo», Claudio Bozza

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