Si è conclusa lo scorso 12 luglio con la trattazione delle questioni ancora aperte del settore ricerca la prima giornata di contrattazione all’ARAN sul contratto “Istruzione e Ricerca”. Si riprende oggi, 13 luglio con il settore scuola, parte generale e materie comuni. Potrebbe finalmente chiudersi la trattativa all’Aran con i sindacati di categoria per il rinnovo contrattuale del personale del comparto Istruzione e Ricerca triennio 2019/21, anche se la firma sembra essere tutt’altro che una formalità. Due giorni di confronto – 12 e 13 luglio – potrebbero infatti non bastare a sciogliere i dubbi sul rinnovo del contratto scuola: la parte pubblica, rappresentata dall’Aran, e i sindacati (Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal, Gilda e Anief) dovranno affrontare diversi aspetti per definire la parte normativa di un Ccnl che sta andando per le lunghe. Tra le prime importanti acquisizioni in tema di relazioni sindacali segnaliamo:
Mobilità e assegnazioni provvisorie
I contratti integrativi nazionali potranno individuare forme di agevolazioni in caso di trasferimenti interprovinciali e forme di tutela per categorie quali persone con disabilità, genitori di figli fino a 12 anni, caregiver familiari.
Riconduzione alla contrattazione integrativa nazionale e di scuola di alcune materie ora regolate per legge.
Vedi, ad esempio, i compensi per la continuità didattica e servizio in zone disagiate.
Le procedure per l’attribuzione delle nuove posizioni economiche e dei passaggi verticali Ata
Saranno materia di confronto a livello nazionale.
Informativa successiva relativa all’utilizzo del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa
Non sarà più data in forma aggregata.
“Giusto in queste ore stiamo incontrando le organizzazioni sindacali. Abbiamo fatto un incontro di 12 ore ieri che è ripreso questa mattina per firmare il contratto dell’istruzione e della scuola”. Lo ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, a margine della presentazione del bilancio del Gruppo San Donato a Milano. “Ieri ho sentito il presidente dell’Aran e mi sembra che si stia andando verso la chiusura. Credo che riusciremo a concludere quest’ultimo contratto che chiude la tornata 2019-2021. Non mi sfugge il fatto che la chiudiamo nel 2023, io sono arrivato a ottobre 2022 e la prima cosa che ho fatto a novembre è firmare contratti per 2,2 milioni di dipendenti pubblici. Adesso la sfida importante è creare le condizioni per avviare il percorso per i rinnovi dei contratti 22-24. Abbiamo un primo appuntamento a settembre con la Nadef, nei prossimi giorni incontrerò il ministro Giorgetti per cercare di capire di quante risorse possiamo disporre. Non c’è una definizione chiara, dobbiamo capire come si muoverà l’inflazione. E’ un impegno importante, ricordo che il precedente rinnovo dei contratti è costato 10 miliardi, stiamo parlando di un impegno finanziario significativo”.
Interessati dal contratto scuola sono 1.232.248 dipendenti, di cui 1.154.993 appartenente ai settori scuola e Afam (compresi 850mila docenti) e 77.255 appartenenti ai settori università (con esclusione dei docenti) ed enti di ricerca. Quello di oggi e domani, 13 luglio, sarebbe il “secondo tempo” del rinnovo del Ccnl. Il “primo tempo” si è chiuso a fine 2022 e ha visto ottenere un aumento medio lordo mensile per 13 mensilità pari a 98 euro. Per gli 850mila docenti, gli incrementi medi lordi si erano attestati a 101 euro al mese. Le nuove risorse (442 milioni) sono il risultati della somma di 85 milioni di residui contrattuali, di 220 milioni per la valorizzazione dei docenti, dell’una “una tantum” di 100 milioni concordata con i sindacati e dei restanti 37 milioni per la revisione dell’ordinamento professionale del personale tecnico-amministrativo (Ata).
Con queste risorse aggiuntive l’aumento per gli insegnanti è destinato a regime a salire a circa 123 euro al mese. Se la partita si dovesse chiudere nei prossimi giorni, la nuova sequenza contrattuale dovrà poi essere approvata da Mef e Funzione pubblica, e passare infine alla registrazione della Corte dei conti. Tutto questo iter porterà a far scattare gli aumenti tra settembre, più probabilmente ottobre.
La nuova bozza di contratto scuola fatta circolare nei giorni scorsi dall’Aran vede un testo lungo e articolato nel quale sono presenti diverse parti del contratto scuola precedente e diverse novità importanti, tra cui la revisione del codice disciplinare dei docenti, sulla cui gestione, almeno secondo l’amministrazione, dovrebbe avere maggiore peso decisionale (in caso di inadempienze) il dirigente scolastico. Su questo punto, però, i sindacati non sarebbero d’accordo. Tra i nodi da sciogliere c’è anche il problema dell’assegnazione di più di 400 milioni di euro per il personale che porta avanti progetti vari: la maggior parte di quei fondi (300 milioni) era stata inizialmente destinata al “merito” dei docenti e ora la logica vorrebbe che rimanessero a loro disposizione. Qualche sindacato, però, vorrebbe dare una parte della somma anche al personale Ata.
La riunione di ieri all’Aran è durata 12 ore: l’obiettivo è arrivare alla firma del contratto collettivo nazionale Istruzione e ricerca 2019-2021. Ma alcuni dei sei sindacati rappresentativi, anche tra i Confederali, potrebbero però non accettare le condizioni poste dall’Aran: ma poiché non sottoscrivere un contratto collettivo nazionale comporta l’automatica esclusione dalle nuove trattative, per il Ccnl successivo (il 2022/24), non è da escludere che le organizzazioni scettiche sull’incremento concesso e sulle novità introdotte possano decidere di sottoscrivere comunque il contratto, ma apponendo una “sigla” in fondo al contratto stesso: una sorta di nota finale, nella quale apporre tutte le proprie perplessità e obiezioni rispetto a quanto approvato.
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