Dovrebbe essere il mestiere più bello del mondo. Accompagnare bambini e ragazzi nel percorso di crescita, aiutarli a comprendere il mondo e a farlo diventare un bellissimo campo di gioco. In Italia, però, molto più che altrove, dall’insegnamento si scappa, perché è una carriera poco riconosciuta, poco retribuita e ad altissimo tasso di frustrazione. Il risultato di questa fuga, come ha ricordato Andrea Pastorelli, direttore generale di Teach for Italy, presenziando all’incontro «Tocca a me educare» alla Civil Week promossa da Buone Notizie del Corriere della Sera, è drammatico: il nostro Paese spicca, fra gli stati occidentali, per l’elevata diseguaglianza educativa.
Il paese di Mario Lodi, di Maria Montessori, della più evoluta pedagogia (applicata alla lettera in altre parti del mondo), cammina all’indietro e oltre ad avere, «duecentoventimila cattedre vuote, altissimo precariato e docenti fra i più anziani d’Europa», non riesce a garantire le stesse possibilità a tutti gli studenti. Pastorelli, laureato in Relazioni Internazionali, quindici anni di lavoro in giro per il mondo per le Nazioni Uniti, ha deciso nel 2020, in piena pandemia, che era arrivato il momento di darsi da fare per invertire la tendenza e ha avviato la sede italiana di Teach for All, ente di formazione per insegnanti fondato a fine anni Ottanta negli Stati Uniti.
«L’obiettivo è creare una nuova generazione di docenti, con una visione diversa della scuola. Selezioniamo con attenzione i candidati, puntando più sulle loro qualità, empatia, capacità di ascolto, fondamentali per connettersi con una classe e interpretarne i bisogni, più che su crediti e percorso scolastici», ha sottolineato. Gli insegnanti seguono un percorso di formazione di due anni e poi via, preferibilmente nelle scuole più difficili, più problematiche, dove possono fare la differenza. Cecilia Defilippi insegna Lettere in una scuola professionale. Al terzo anno di cattedra l’incontro con Teach for Italy, che ha dato una svolta alla sua motivazione, già vacillante, e impresso una direzione nuova al suo modo di insegnare.
«Per abitudine ci si affida esclusivamente alla parola e si dimentica l’importanza dell’apprendimento pratico – ha raccontato-. Oggi inserisco nelle mie lezioni i video e utilizzo lo strumento della discussione, il punto nodale è che gli studenti devono essere sempre parte attiva, anche durante la classica lezione frontale». Trentacinque gli insegnanti formati fino ad ora da Teach Italy, a settembre saliranno a sessanta e nel giro di due anni dovrebbero essere duecento in duecento scuole. «La lotta alla disuguaglianza educativa e all’abbandono scolastico sono un impegno di leadership collettiva, anche i grandi sistemi però, come è la scuola, sono fatti di essere umani, il processo di cambiamento parte quindi anche da questi piccoli numeri», ha concluso Pastorelli. In chiusura è poi intervenuto Marco Rossi Doria, presidente di Impresa Sociale con i Bambini, con un contributo video, in cui ha sottolineato la necessità di un maggiore e costante impegno contro la dispersione scolastica e il valore di un più puntuale ruolo educativo a tutti i livelli.
6 maggio 2022 (modifica il 6 maggio 2022 | 13:39)
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, 2022-05-06 11:40:00, Illustrato il progetto Teach for Italy da Andrea Pastorelli e Cecilia Defilippi: «Va creata una nuova generazione di docenti». Il contributo video di Marco Rossi Doria, presidente Impresa Sociale con i Bambini, Marta Ghezzi