di Sara Gandolfi
L’Organizzazione meteorologica mondiale anticipa con dati allarmanti per il 2022 il rapporto sul «Global Climate» alla Cop27
Caldo, sempre più caldo. Con i ghiacciai che quest’anno si sono sciolti a ritmi record, anche sulle Alpi, e il livello del mare che si innalza due volte più velocemente rispetto a trent’anni fa, minacciando regioni costiere e isole. È la drammatica fotografia scattata dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) all’apertura della Conferenza sul clima dell’Onu con il rapporto «The State of the Global Climate». «Con l’inizio di Cop27, il nostro pianeta sta inviando un segnale di soccorso. L’ultimo rapporto sullo stato del clima globale è una cronaca del caos climatico», ha commentato il segretario generale dell’Onu António Guterres. «Gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai registrati, rendendo ogni ondata di caldo più intensa e pericolosa per la vita, soprattutto per le popolazioni vulnerabili. Ecco perché stiamo spingendo così tanto per i sistemi di allerta precoce universali entro cinque anni. Dobbiamo rispondere al segnale di soccorso del pianeta con l’azione: un’azione per il clima ambiziosa e credibile. Cop27 deve essere il luogo — e ora deve essere il momento».
Gli ultimi otto anni — dal 2015 ad oggi — sono stati i più caldi mai registrati nella storia da quando l’uomo ha cominciato a prendere la temperatura della Terra. Il 2022 si posiziona al quinto posto in questa classifica soltanto grazie all’influenza insolita, per il terzo anno consecutivo, del fenomeno oceanico di La Niña, che tende ad abbassare le temperature. «Ciò però non cambia una tendenza che appare irreversibile — sostengono i ricercatori del WMO —. È solo una questione di tempo prima che tornino anni ancora più caldi». Abbiamo già raggiunto una temperatura media della superficie terrestre superiore di 1,15°C a quella dell’era pre-industriale, ossia prima che l’uomo cominciasse ad immettere in atmosfera tonnellate di CO2 in più. Manca quindi poco prima di raggiungere gli 1,5° massimi di aumento stabiliti dall’Accordo di Parigi e dalla Cop26 di Glasgow lo scorso anno.
È dimostrato che ogni decimo di grado in più moltiplica e rende più intensi gli eventi meteorologici estremi come siccità, inondazioni o uragani. Le conseguenze più immediate di questa «febbre» si osservano a livello dei ghiacciai. Lo conferma il segretario generale di WMO Petteri Taalas: «Le concentrazioni di CO2 in atmosfera sono così elevate che l’ambizioso obbiettivo di +1,5°C risulta davvero molto difficile da raggiungere. È già troppo tardi per numerosi ghiacciai e lo scioglimento continuerà per centinaia o addirittura migliaia di anni, con gravi conseguenze per l’approvvigionamento idrico». Osservati speciali anche i ghiacciai delle Alpi che hanno registrato nel 2022 una perdita record di massa, con una riduzione di spessore tra i 3 e i 4 metri, ossia «molto più del loro precedente record nel 2003».
Tutto ciò, a catena, ha conseguenze anche sul livello degli oceani, principalmente a causa del disgelo delle calotte glaciali: dal 2020 ad oggi c’è stato innalzamento di 10 mm, «circa il 10% dell’aumento registrato dall’inizio delle misurazioni satellitari trent’anni fa». Un ritmo doppio rispetto al 1993 (5 mm all’anno contro 2,1 millimetri negli anni Novanta). Non solo. Il 90% del calore intrappolato sulla Terra finisce nell’oceano e i 2mila metri superiori dell’oceano si stanno riscaldando più velocemente. Il tasso di riscaldamento degli ultimi 15 anni è del 67% più veloce rispetto al 1971, afferma il rapporto. Quel calore oceanico «continuerà ad aumentare in futuro — afferma il rapporto —: un cambiamento che è irreversibile su scale temporali da centenario a millennio».
In conferenza stampa Taalas ha elencato la lunga serie di eventi estremi che hanno colpito il pianeta quest’anno. Dalle inondazioni senza precedenti in Pakistan, allorché un terzo del Paese è finito sott’acqua, alle ondate di calore e agli incendi devastanti che hanno soffocato l’Europa e la Cina, fino alla siccità estrema che ha messo in ginocchio e affamato il Corno d’Africa e gli uragani che hanno devastato i Caraibi.
6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 16:19)
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, 2022-11-06 15:20:00, L’Organizzazione meteorologica mondiale anticipa con dati allarmanti per il 2022 il rapporto sul «Global Climate» alla Cop27, Sara Gandolfi