di Sara Gandolfi
Al centro del negoziato, la «finanza climatica» e gli aiuti ai Paesi più vulnerabili. Presenti i principali leader europei, Biden arriva dopo le elezioni di mid-term
Sono arrivati i «giorni del clima» e le Cassandre già prevedono un fallimento. Succede ogni anno, all’apertura della Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici (Cop). La 27esima edizione si apre oggi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dove i negoziatori di 196 Paesi fino al 18 novembre tenteranno — faticosamente, come di consueto — di raggiungere una Dichiarazione finale che metta d’accordo tutti. Ecco cosa aspettarsi e perché cresce il pessimismo.
I Grandi al Cairo. Domani e dopo, saranno le giornate dei leader. Presenti gran parte dei capi di Stato e di governo europei: tra gli altri il francese Emmanuel Macron, il tedesco Olaf Scholz, lo spagnolo Pedro Sánchez e due debuttanti, il britannico Rishi Sunak e la premier italiana Giorgia Meloni (che a margine della Cop, secondo fonti del Cairo, potrebbe incontrare il presidente egiziano Adbel Fattah al-Sisi). Joe Biden, assente all’apertura per la concomitanza delle elezioni di mid-term in patria, arriverà l’11 novembre. Presenti in forza i Paesi africani, pronti a dare battaglia per far valere i propri diritti. Ancora un volta assente ingiustificato il cinese Xi Jinping, alla guida del Paese che oggi inquina di più al mondo (quasi 10 miliardi di tonnellate di CO2 emesse all’anno, il 28% del totale). Vladimir Putin si guarda bene dal presentarsi. E stavolta, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, non ci sarà neppure Narendra Modi, premier dell’India (terzo posto con 2,6 miliardi di tonnellate di CO2, subito dopo gli Usa con 5,2 miliardi). Previsto per la seconda settimana anche l’arrivo di Lula, neo-eletto e non ancora in carica presidente brasiliano, che ha promesso di proteggere l’Amazzonia, ribaltando le posizioni del predecessore Bolsonaro, negazionista climatico alla Trump.
Il vertice dei soldi. È tutta una questione di soldi, tanti soldi. Il costo totale stimato per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la transizione verso l’energia pulita, come proposto nei piani climatici nazionali, è di 4,3 trilioni di dollari, stima il World Resources Institute. Una cifra abnorme. I Paesi ricchi — che hanno contributo storicamente di più alle emissioni di gas serra — si erano impegnati a raccogliere 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per aiutare i Paesi più esposti e a basso reddito. Obiettivo mancato. Finora, ne hanno raggranellati solo 83. E la maggior parte degli aiuti sono destinati alla mitigazione, cioé alla riduzione delle emissioni, mentre per i Paesi in via di sviluppo è oggi più urgente la capacità di adattarsi ai cambiamenti già in corso.
Il governo egiziano si è impegnato a porre il tema della «finanza climatica» al centro di Cop27. D’altra parte, nell’anno delle grandi inondazioni in Pakistan e Nigeria, della siccità africana, degli uragani nei Caraibi e degli atolli che continuano ad affondare è impossibile chiudere gli occhi. A giugno, la Coalizione dei 55 Paesi più vulnerabili ha stimato di aver perso dal 2000 almeno 525 miliardi di dollari, pari a un quinto del Pil, a causa di eventi estremi. Si arriva così al tema più controverso: chi paga per le «perdite e i danni»? Usa ed Europa, finora, si sono opposti all’istituzione di un fondo formale di compensazione «Loss&Damage». Vedremo oggi se il tema entrerà nell’agenda negoziale di Cop27.
Don’t gas Africa. La sicurezza energetica sarà un altro tema caldo del vertice. Cop26 si era chiusa con una sofferta dichiarazione sulla «riduzione graduale» del carbone. Quest’anno la discussione s’infiammerà sul gas, di cui l’Egitto è esportatore. Molti Paesi, orfani delle forniture russe, guardano ora all’Africa. Il segretario dell’Onu Antonio Guterres dice che investire in nuove produzioni di combustibili fossili «è una follia morale ed economica», ma dall’Algeria al Mozambico anche l’Africa vuole sfruttare il momento.
E il clima come sta? Malino. Solo 24 nazioni su 193 hanno presentato piani climatici aggiornati, nonostante le promesse fatte a Cop26. In questo scenario, la temperatura globale terrestre si riscalderà di 2,1-2,9°C, invece dell’1,5°C stabilito dall’accordo di Parigi. Male, ma è sventato lo scenario peggiore di +5°. Ossia, milioni di morti in più.
Come finirà? Presto per dirlo. Il segretario Onu Guterres auspica un «patto storico» fra ricchi e poveri, o «saremo condannati»
6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 08:52)
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, 2022-11-06 11:36:00, Al centro del negoziato, la «finanza climatica» e gli aiuti ai Paesi più vulnerabili. Presenti i principali leader europei, Biden arriva dopo le elezioni di mid-term, Sara Gandolfi