di Peppe Aquaro
Il Primo maggio si esibiranno alla Cavea dell’Auditorium Parco della musica di Roma i «Metropoliziani», artisti espressione di diverse culture dal Perù alla Cina, dal Sudan all’Ucraina
Loro sono i «Metropoliziani». Vivono a Roma, al numero 913 di via Prenestina, periferia Est della Capitale. E là dove c’era il salumificio Fiorucci, oggi ci sono i rappresentanti di un mondo intero. I cittadini del «Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz. Città meticcia a Roma»; in una sola sigla: Maam. Arrivano dal Perù, dal Sudan, dalla Cina e dalla stessa Ucraina. Cosa fanno? «Per la prima volta canteranno: siamo riusciti a mettere su un coro. È stato impegnativo e divertente: ma ce l’abbiamo fatta», racconta Piero Mottola, artista e musicista sperimentale, docente di Sound design, audio e mixaggio, plastica ornamentale all’Accademia di Belle Arti di Roma. Mottola è campano, romano d’adozione e cittadino del mondo. Proprio come i suoi interpreti pronti ad esibirsi, dopo una serie infinita di prove, per l’altro Primo maggio, questa domenica, a mezzogiorno in punto, nella Cavea dell’Auditorium Parco della musica di Roma. Ingresso gratuito.
Le note in cuffia (tra bellezza e bruttezza)
Nel ventre del progetto di Renzo Piano, assisteremo, infatti, ad un altro progetto altrettanto originale, la prima di «Voices of Lives», una «Passeggiata emozionale a 24 parti, per coro di voci meticce, elettronica relazionale e voce sola». È il sottotitolo di un’opera sonora di undici minuti, nata per misurare le potenzialità evocative delle voci di differenti culture del nostro Pianeta. «I metropoliziani non conoscono le note. Ma potranno ascoltare la partitura nelle cuffie, cantando i loro stati d’animo. Seguendo i dieci parametri emozionali (paura, angoscia, agitazione, collera, tristezza, stupore, eccitazione, piacere, gioia e calma) e altri cinque di diversa natura, che vanno dalla bellezza alla bruttezza, dalla condivisione e dispersione fino alla profondità emozionale», spiega il compositore e autore di Voices of Lives, pronto a dirigere il coro di 50 elementi e a seguire la solista, l’unica vera cantante professionista della performance, la soprano giapponese Keiko Morikawa.
La solista giapponese
Toccherà a Morikawa relazionarsi con il coro e cercare di sublimare le voci di vita. Oltre che eseguire, subito dopo l’esibizione del coro, un altro lavoro del Maestro, «Sequenza relazionale A – Passeggiata emozionale per voce sola», composta dieci anni fa. Ma che cos’è Voices of Lives? «Un viaggio emotivo imprevedibile che vuole raccontare la complessità e la profondità delle voci di persone comuni. Devo dire la verità: sono rimasto sorpreso dalla forza e dall’energia dei miei coristi. Ciascuno di loro fa altro nella vita, portandosi appresso tutta una serie di problemi legati alle difficoltà di adattamento e storie varie, è stato bello provare a canalizzare in questo lavoro tutta la loro energia finora nascosta e inespressa», spiega Mottola, direttore del Laboratorio di estetica del rumore a Roma.
Jeans, maglietta e Unesco
«Nel corso delle prove, se suggerivo di interpretare vocalmente la collera, saltavano fuori delle sonorità pazzesche. Con voci baritonali meravigliose che riuscivano a toccare la profondità interpretativa di ognuno di loro. Del resto, Voices of Lives non è altro che uno stimolo acustico umano. Quasi un ronzio che sembra evocare qualcosa di non umano, di elettronico». C’entra anche la guerra in tutto questo? «Di sicuro, ascolteremo voci che interagiscono oltre le differenze culturali e geografiche», conclude Mottola. Intanto, ecco i nomi dei coristi: Florencia Torres, Jennifer Chill Torres, Semere Mehari, Maria Ester, Luis Dextere, Aster Mehari, Negast Adogha, Pepe, Yodit Sereke, Memet Marius, Asmeron Senait, Antonella, Jon Costache, Lucica, Florin Costache, Joseph Muguerza, Elena Bautista, Fer-nanda Bautista, Gina Bautista, Elena Iancu, Sara, Elena Daniela, Irene Di Noto, Mamma Letai, Giudutta, Laura, Arcio Perez, Andrea Perez, Woldu Comidei, Probniska, Olha Pidhorna, Margherita Grazioli, George Morin, Florina, Chicco, Paolo Di Vetta, Daniel Lucia, Silvia Tetu e Filippo. Tutti vestiti, per l’occasione, con un jeans e una maglietta nera con la scritta Unesco. Per la serie, tu chiamale, se vuoi: voci di pace.
30 aprile 2022 (modifica il 30 aprile 2022 | 06:32)
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