Cosa significa per noi (e il nostro portafoglio) la svolta cinese sul Covid? Pechino inizia a razionare farmaci e tamponi

La politica cinese zero Covid non arriver al suo terzo anno. Lo smantellamento cominciato. pieno di incognite.

Il resto del mondo deve prepararsi al suo impatto: la Cina entra in una fase nuova, la nazione pi popolosa e la seconda economia mondiale si cimenta con una sperimentazione che avr inevitabili conseguenze su tutti gli altri.

Nell’ipotesi pi catastrofica: nuove ondate di contagio e uno stop-and-go con improvvisi ritorni a restrizioni; nello scenario pi ottimista una Cina che ricomincia a funzionare a pieno regime pu rilanciare l’inflazione delle materie prime.

L’allentamento delle restrizioni graduale, la direzione di marcia chiara. Come si addice a un regime autoritario, che non vuole perdere la faccia, il messaggio non certo abbiamo sbagliato. Anzi la propaganda comunista continua a sostenere che la Cina l’unico paese al mondo ad avere risparmiato al suo popolo un’ecatombe. Non vero, i suoi vicini asiatici Giappone Corea Taiwan hanno avuto una mortalit microscopica senza ricorrere a metodi autoritari.

Tuttavia, pur senza rinnegare nulla delle sofferenze inflitte alla popolazione cinese dal marzo 2020, i media del regime stanno giustificando la svolta attuale con questo messaggio: il Covid che cambiato, nell’ultima variante meno letale. Inoltre le autorit sanitarie cinesi stanno dicendo che alcune delle restrizioni (lockdown, quarantene, tamponi obbligatori) erano applicate in modo eccessivo dalle autorit locali.

Qualche voce ufficiale si spinge fino a riconoscere che il rilassamento delle regole una risposta alle giuste proteste della popolazione.

Sta di fatto che la maggioranza dei cinesi ora non sono pi obbligati a mostrare il codice QR (con le informazioni sanitarie) per entrare nei luoghi pubblici, con eccezioni come le scuole e i ricoveri per anziani dove la regola per ora rimane. I viaggiatori all’interno del territorio nazionale non devono pi presentare un test negativo.

Chi positivo potr mettersi in quarantena a casa propria anzich in un ospedale.
La liberalizzazione ancora graduale, per esempio non si estende ai viaggiatori dall’estero. soggetta a varianti locali: la capitale, Pechino, continua a chiedere i test e i codici QR per entrare nei ristoranti e altri luoghi pubblici.

Insomma la Cina non ha deciso un liberi tutti, entrata in una fase di transizione sperimentale che assomiglia ai sistemi adottati in alcuni paesi occidentali fino a un anno fa. Sappiamo, per averne fatto l’esperienza, che quei sistemi intermedi di restrizioni hanno i loro inconvenienti, hanno costi economici, e un’efficacia controversa. La Cina deve applicare queste regole meno severe a una popolazione meno vaccinata di molte popolazioni occidentali, e con vaccini meno efficaci.

Tra gli sforzi che il governo di Xi Jinping deve dispiegare adesso, la priorit va appunto alle vaccinazioni, in particolare per la popolazione anziana. interessante osservare che un regime autoritario come quello di Xi non ha mai preso in considerazione di rendere obbligatoria per legge la vaccinazione.

Un primo bilancio s’impone: le proteste della popolazione cinese non sono rimaste inascoltate. Il regime comunista di Pechino ha dimostrato, almeno in queste settimane, una flessibilit superiore alla teocrazia islamica di Teheran. Xi non tollera il dissenso, per ne tiene conto.

Una seconda osservazione consiglia cautela nel prevedere il futuro. Uno degli effetti della politica zero Covid che la popolazione cinese ha meno immunit naturale delle popolazioni occidentali. Il sistema sanitario resta inadeguato. Se dovessero scoppiare nuovi contagi di massa, non sappiamo quali contraccolpi ci sarebbero. Anche perch i quasi tre anni di zero Covid hanno avuto un effetto psicologico: una parte dei cinesi sono terrorizzati da questo virus e potrebbero reagire con il panico se hanno la sensazione che le autorit perdono il controllo sul contagio.

Nello scenario pi catastrofista, che per la verit nessuno considera probabile, la Cina potrebbe perfino tornare a esportare pandemia come all’epoca delle bugie su Wuhan. Ma il resto del mondo avr imparato la lezione – si spera – e il cordone sanitario dovrebbe essere pronto a scattare. Inoltre noi abbiamo difese robuste create da vaccinazioni multiple e dall’immunit naturale di chi si ammalato ed guarito.

L’aspetto economico non secondario. Una Cina che si avvia verso la normalit, che cosa significa esattamente? L’economia ha influenzato la decisione di Xi, almeno quanto le proteste di piazza. L’allentamento delle restrizioni sanitarie giunge al termine di un periodo pessimo per le esportazioni cinesi. Le vendite di prodotti made in China sono scese dell’8,7% a novembre rispetto allo stesso mese del 2021. Ancora peggio sono andate quelle verso l’Europa (meno 11%) e verso gli Stati Uniti (meno 25%). Anche ottobre era stato negativo. A provocare questi bruschi cali nell’export cinese ha contribuito la chiusura di fabbriche per lockdown.

Ora ci sar un forte rimbalzo, sia nella produzione che nell’esportazione? L’effetto di ripartenza legato all’allentamento delle restrizioni quasi certo (salvo ricadute nei lockdown) ma non dovrebbe essere cos forte come lo fu in Occidente. Questo perch la Cina non ha distribuito aiuti altrettanto generosi dei nostri. L’America ha ecceduto, ha sovrabbondato, distribuendo a famiglie e imprese sussidi pubblici anti-pandemia pari al 26% del suo Pil, con tre manovre disseminate fra l’Amministrazione Trump e l’Amministrazione Biden: un record mondiale, che ha giocato un ruolo nell’alimentare l’inflazione. La Cina al confronto stata avara: i suoi aiuti pubblici a famiglie e imprese durante la pandemia sono stati pari al 5% del suo Pil, in proporzione un quinto dei sussidi americani. Di conseguenza dovrebbe essere meno forte in Cina quell’effetto-rimbalzo che si determinato perch i consumatori americani avevano tanto reddito da spendere. Inoltre il mercato del lavoro cinese segnato da un’alta disoccupazione giovanile, quindi le imprese non dovrebbero avere bisogno di offrire salari molto superiori come accade negli Stati Uniti.

Resta il fatto che quando la Cina riparte, se riparte, una delle prime conseguenze si sente sui mercati di tutte le materie prime. La Repubblica Popolare la fabbrica del pianeta, la pi grande economia trasformatrice, perci la pi grossa acquirente planetaria di energie fossili, minerali, metalli, derrate agroalimentari. Se l’uscita dalla politica zero Covid avverr senza intoppi e senza incidenti di percorso, una Cina che ricomincia a funzionare a pieno regime eserciter una pressione al rialzo su tutti i prezzi delle materie prime. Non un caso se in queste ore Xi si trova in Arabia Saudita.

8 dicembre 2022, 16:26 – modifica il 8 dicembre 2022 | 16:38

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, 2022-12-08 17:33:00, La Cina ha iniziato a smantellare la politica «Zero Covid». Che cosa può significare questo, dal punto di vista della pandemia, dell’economia e dell’inflazione mondiale?, Federico Rampini

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