Cosa succede dopo l’elezione del presidente di Camera e Senato?

di Claudio BozzaVia alla XIX legislatura con il nuovo Parlamento tagliato. Il 19 ottobre il presidente della Repubblica Mattarella potrebbe avviare le consultazioni: il 23-24 potrebbe giurare il nuovo governo Il 13 ottobre si è insediato il primo Parlamento in versione ridotta dopo la riforma del taglio dei 345 seggi . Dopo l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, passaggio chiave che sancisce l’inizio della XIX legislatura, scatterà adesso la procedura che porterà al giuramento del nuovo governo, che probabilmente sarà guidato da Giorgia Meloni, premier in pectore dopo l’ampia vittoria di Fratelli d’Italia alle elezioni del 25 settembre. La leader, forte proprio del risultato alle urne, aveva promesso un governo in tempi brevi, ma poi si sono create forti frizioni con gli alleati di Lega, e Forza Italia in particolare, che fanno temere slittamenti. La speranza è che i tempi siano decisamente più corti rispetto alla scorsa legislatura: a fronte di elezioni tenute il 4 marzo 2018, il governo «gialloverde», il Conte 1, si insediò solo il 1° giugno. Viceversa nel 2001, quando il 13 maggio si affermò in modo chiaro un centrodestra unito, già l’11 giugno, quindi dopo meno di un mese, il governo Berlusconi giurava al Quirinale. Nei giorni scorsi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha già fatto capire che, visto il momento delicato, con l’Italia pressata da emergenze internazionali e dalla crisi energetica, l’intenzione è di conferire al più presto l’incarico al nuovo presidente del Consiglio. Quindi, dopo gli ulteriori passaggi formali del Parlamento, come la nomina dei capigruppo a Montecitorio e Palazzo Madama, il capo dello Stato deciderà quando procedere alle consultazioni: il 19 ottobre potrebbe essere il primo giorno utile. Quindi, se non ci fossero intoppi, è possibile che il 23-24 ottobre l’Italia abbia un nuovo governo: il 61esimo della Repubblica. Saliranno al Quirinale i capigruppo, i leader delle coalizioni, gli ex presidenti delle Camere per capire gli orientamenti prima di affidare l’incarico a formare il nuovo esecutivo. Qualora l’incarico sia pieno, come nel 2001, il prescelto si presenterà dopo pochi giorni con una lista di ministri. Se sarà «con riserva», invece, come avvenne con Carlo Cottarelli nel 2018, il presidente incaricato svolgerà, a sua volta, delle consultazioni che lo porteranno a sciogliere la riserva e a presentare la lista dei ministri al Colle o a rinunciare. Nel caso in cui dalle consultazioni non emergesse un quadro chiaro, il capo dello Stato potrà affidare un «incarico esplorativo» a una personalità terza per vedere se si potrà dar vita ad una nuova maggioranza. Un precedente, in questo senso, si ebbe sempre nel 2018 quando Mattarella affidò questo tipo di incarico, prima alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, e poi a quello della Camera, Roberto Fico. Una volta che chi è stato incaricato avrà concordato la lista dei ministri con il Colle, il governo potrà giurare al Quirinale e a quel punto si riterrà formalmente insediato. Poi, però, entro 10 giorni, dovrà chiedere e ottenere la fiducia dai due rami del Parlamento. E solo dopo, l’esecutivo sarà nel pieno dei propri poteri. Il presidente della Repubblica potrebbe anche opporsi alla nomina di un ministro: avvenne nel 1994 con Oscar Luigi Scalfaro che disse «no» a Cesare Previti alla Giustizia o nel 2014 quando Giorgio Napolitano non volle Nicola Gratteri, proposto da Matteo Renzi come Guardasigilli. Ma anche Mattarella si oppose nel 2018 all’indicazione di Lega e M5S per Paolo Savona all’Economia. 13 ottobre 2022 (modifica il 13 ottobre 2022 | 10:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-13 08:43:00, Via alla XIX legislatura con il nuovo Parlamento tagliato. Il 19 ottobre il presidente della Repubblica Mattarella potrebbe avviare le consultazioni: il 23-24 potrebbe giurare il nuovo governo, Claudio Bozza

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