Così la gelata di Putin  ha rovinato la Russia

Caro Aldo,
mi ha lasciato perplesso l’affermazione conclusiva della sua risposta sulla Russia (Corriere, 6 aprile): «ha perso l’occasione ancora più preziosa di integrarsi nel sistema di sicurezza occidentale». È un impero in declino, continua a essere tuttavia una potenza nucleare e dalle immense risorse naturali. Non sarebbe un grosso errore sottovalutare il ruolo e l’importanza della Russia?
Domenico Mattia Testa

Caro Domenico Mattia,
Qui nessuno sottovaluta la Russia, anzi. La Russia è di gran lunga il Paese più vasto del mondo, con i suoi 17 milioni di chilometri quadrati (Canada, Cina e Stati Uniti non arrivano a dieci). Ha il secondo arsenale nucleare. Ha immense risorse di materie prime. Ha una grande storia letteraria, artistica, musicale. È un Paese di immenso fascino, come sa chi ci è stato anziché sdottoreggiarne nei talk-show. Qualcuno rimprovera agli Stati Uniti di aver trattato la Russia come la potenza che ha perso la Guerra fredda. In effetti, la Russia è la potenza che ha perso la Guerra fredda. La storia però insegna che il vincitore lungimirante tratta il vinto con generosità, per attrarlo nella propria sfera di influenza. È accaduto alla Germania, al Giappone e all’Italia dopo la Seconda guerra mondiale: non a caso sono i tre Paesi che tra gli anni 50 e 80 hanno conosciuto la più straordinaria crescita economica al mondo (poi è toccato a Cina, Corea del Sud, India). Questo ha implicato, però, limitazioni alla sovranità: c’erano partiti che non potevano andare al governo; e i reati commessi da militari americani in Italia erano di fatto (vedi la strage del Cermis) sottratti alla giurisdizione italiana. La Russia ha avuto una grande occasione di entrare a far parte dell’Occidente, dell’alleanza delle democrazie. Il G-7 era diventato il G-8 proprio per farle posto. Negli anni 90 si tenevano in Russia elezioni sulla cui correttezza era lecito dubitare, ma che comunque rispecchiavano il volere della popolazione. Poi la gelata putiniana — guerre, eliminazione fisica o incarcerazione degli oppositori, soppressione della libera stampa, stravolgimento della Costituzione, smisurato arricchimento dell’autocrate e del proprio entourage — ha portato la Russia prima fuori e poi contro l’Occidente. Non siamo stati noi, con tutti i nostri orribili difetti. È stato lui. E i suoi amici e simpatizzanti italiani (talora da lui finanziati) non fanno il bene del popolo russo.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Quel bimbo sull’altalena e gli altri in fila a guardare»

Sono in aspettativa da sette anni per fare la mamma a tempo pieno. Ho viaggiato molto con i miei bambini (Chicago, Algeri, da qualche mese Roma). Ieri pomeriggio ho scoperto che si può «maleducare» i figli sotto gli occhi di tutti. Parco Scott a Roma: zona chic nel popolare quartiere Garbatella. Parco giochi gremito di bambini felici di stare all’aria aperta dopo i mesi invernali. Un bimbo di circa 5 anni è sull’altalena (spinto dal papà) da oltre venti minuti. Fila di bambini attorno all’altalena, il papà placido continua a spingere il figlio e chiede ai bambini impazienti di spostarsi. Mi avvicino, intanto è passata mezz’ora, e chiedo ai miei figli di andare via perché è troppo tempo che aspettano. Il papà inizia a domandarsi se (forse?!) è il caso di fare scendere il figlio. E in quel preciso istante interviene la mamma (seduta su una panchina vicina): «Perché deve scendere? Se si sta divertendo, lascialo stare». Il papà continua a spingere. I miei figli assistono a questo dialogo ma non capiscono. In macchina sulla via di casa si domandano perché non sono potuti andare sull’altalena. Cerco di spiegare che, da genitori, il compito più difficile è proprio quello di dire di no, di fare capire che non esistiamo solo noi ma anche gli altri; vivere in una collettività significa rispettare. Chissà se hanno capito qualcosa del mio ragionamento, certo è che erano arrabbiatissimi per il mancato giro in altalena. Scene del genere fanno male al cuore perché se si è così brutali e menefreghisti davanti ai bambini cosa succederà quando quei bambini saranno adulti.
Clio Pedone

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, 2022-04-29 21:49:00,

Caro Aldo,
mi ha lasciato perplesso l’affermazione conclusiva della sua risposta sulla Russia (Corriere, 6 aprile): «ha perso l’occasione ancora più preziosa di integrarsi nel sistema di sicurezza occidentale». È un impero in declino, continua a essere tuttavia una potenza nucleare e dalle immense risorse naturali. Non sarebbe un grosso errore sottovalutare il ruolo e l’importanza della Russia?
Domenico Mattia Testa

Caro Domenico Mattia,
Qui nessuno sottovaluta la Russia, anzi. La Russia è di gran lunga il Paese più vasto del mondo, con i suoi 17 milioni di chilometri quadrati (Canada, Cina e Stati Uniti non arrivano a dieci). Ha il secondo arsenale nucleare. Ha immense risorse di materie prime. Ha una grande storia letteraria, artistica, musicale. È un Paese di immenso fascino, come sa chi ci è stato anziché sdottoreggiarne nei talk-show. Qualcuno rimprovera agli Stati Uniti di aver trattato la Russia come la potenza che ha perso la Guerra fredda. In effetti, la Russia è la potenza che ha perso la Guerra fredda. La storia però insegna che il vincitore lungimirante tratta il vinto con generosità, per attrarlo nella propria sfera di influenza. È accaduto alla Germania, al Giappone e all’Italia dopo la Seconda guerra mondiale: non a caso sono i tre Paesi che tra gli anni 50 e 80 hanno conosciuto la più straordinaria crescita economica al mondo (poi è toccato a Cina, Corea del Sud, India). Questo ha implicato, però, limitazioni alla sovranità: c’erano partiti che non potevano andare al governo; e i reati commessi da militari americani in Italia erano di fatto (vedi la strage del Cermis) sottratti alla giurisdizione italiana. La Russia ha avuto una grande occasione di entrare a far parte dell’Occidente, dell’alleanza delle democrazie. Il G-7 era diventato il G-8 proprio per farle posto. Negli anni 90 si tenevano in Russia elezioni sulla cui correttezza era lecito dubitare, ma che comunque rispecchiavano il volere della popolazione. Poi la gelata putiniana — guerre, eliminazione fisica o incarcerazione degli oppositori, soppressione della libera stampa, stravolgimento della Costituzione, smisurato arricchimento dell’autocrate e del proprio entourage — ha portato la Russia prima fuori e poi contro l’Occidente. Non siamo stati noi, con tutti i nostri orribili difetti. È stato lui. E i suoi amici e simpatizzanti italiani (talora da lui finanziati) non fanno il bene del popolo russo.

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«Quel bimbo sull’altalena e gli altri in fila a guardare»

Sono in aspettativa da sette anni per fare la mamma a tempo pieno. Ho viaggiato molto con i miei bambini (Chicago, Algeri, da qualche mese Roma). Ieri pomeriggio ho scoperto che si può «maleducare» i figli sotto gli occhi di tutti. Parco Scott a Roma: zona chic nel popolare quartiere Garbatella. Parco giochi gremito di bambini felici di stare all’aria aperta dopo i mesi invernali. Un bimbo di circa 5 anni è sull’altalena (spinto dal papà) da oltre venti minuti. Fila di bambini attorno all’altalena, il papà placido continua a spingere il figlio e chiede ai bambini impazienti di spostarsi. Mi avvicino, intanto è passata mezz’ora, e chiedo ai miei figli di andare via perché è troppo tempo che aspettano. Il papà inizia a domandarsi se (forse?!) è il caso di fare scendere il figlio. E in quel preciso istante interviene la mamma (seduta su una panchina vicina): «Perché deve scendere? Se si sta divertendo, lascialo stare». Il papà continua a spingere. I miei figli assistono a questo dialogo ma non capiscono. In macchina sulla via di casa si domandano perché non sono potuti andare sull’altalena. Cerco di spiegare che, da genitori, il compito più difficile è proprio quello di dire di no, di fare capire che non esistiamo solo noi ma anche gli altri; vivere in una collettività significa rispettare. Chissà se hanno capito qualcosa del mio ragionamento, certo è che erano arrabbiatissimi per il mancato giro in altalena. Scene del genere fanno male al cuore perché se si è così brutali e menefreghisti davanti ai bambini cosa succederà quando quei bambini saranno adulti.
Clio Pedone

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MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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