Al Centro di ricerche cliniche per le malattie rare Aldo e Cele Daccò, una delle sedi del Mario Negri (Ranica, Bg), un team di scienziati studia le mutazioni del virus
di Jessica Chia / CorriereTv
Un viaggio attraverso i laboratori di genetica in cui vengono sequenziate le varianti del virus Sars-Cov-2. Ad accompagnarci in questa «visita guidata» è stata Marina Noris, a capo del laboratorio di Immunologia e genetica delle malattie rare presso il Centro di ricerche cliniche per le malattie rare Aldo e Cele Daccò dell’Istituto Mario Negri (Ranica, Bergamo). Qui ci ha mostrato come si sequenziano le varianti del virus.
«Nel nostro laboratorio di genetica analizziamo il genoma di pazienti con malattie rare – spiega al “Corriere” Noris —. Quando è scoppiata la pandemia da Sars-Cov-2, abbiamo messo a disposizione le nostre conoscenze riguardo a quello che sono gli acidi nucleici, quindi il Dna e nel caso particolare del virus Sars- Cov-2 l’Rna, in quanto il genoma di questo virus è un genoma a Rna». Nel maggio 2021 il laboratorio ha iniziato a essere di supporto a quello di Calcinate della Asst Bergamo est, che esegue l’analisi molecolare di migliaia di tamponi al giorno. Una parte di quei tamponi positivi viene mandata al laboratorio di Noris (dove lavorano 8 persone in tutto, più due genetisti medici che si occupano dei pazienti e delle malattie rare) per essere sequenziati e per analizzare il genoma virale.
Cosa significa sequenziare il genoma virale? «Il genoma di Sars-Cov-2 è fatto di un singolo filamento di Rna. L’Rna è composto da una serie di nucleotidi come il Dna, e per essere sequenziato dev’essere prima estratto – spiega Noris —. Per cui il tampone che arriva qui da noi viene estratto sotto cappa, in modo da ottenere il genoma virale, e viene trasformato in Dna. Per arrivare a questo c’è prima una serie di passaggi perché il tampone contiene sia il virus, sia il materiale del paziente, quindi Dna umano. Attraverso delle procedure che si chiamano Pcr, cioè la catena di reazione della polimerasi, si amplifica solo il genoma virale e si elimina tutta la componente che arriva dal paziente. A questo punto il campione viene sequenziato».
A cosa serve il sequenziamento? «Serve per capire se in quel particolare tampone il ceppo del virus Sars- Cov-2 è il ceppo originale oppure se è mutato, cioè se nella catena del genoma virale si sono inseriti dei codici (i nucleotidi) diversi da quelli del ceppo originario. Si chiama “variante” quando una serie di mutazioni s’instaura nel genoma del virus e crea dei vantaggi per il virus che lo rendono più infettivo, quindi avrà più probabilità rispetto al ceppo precedente di infettare la popolazione, perciò diventa dominante».
Il direttore dell’Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, ha spiegato inoltre quella che è la situazione del Covid in Italia in questo momento: «Il Global Burden of Disease, grande organizzazione internazionale, ha previsto per l’Italia una discesa ancora più rapida per arrivare a non avere più casi intorno a giugno-luglio. Questo avverrà però se rimane tutto inalterato».
Infine Ariela Benigni, segretaria scientifica dell’Istituto e coordinatrice delle ricerche per le sedi di Bergamo e Ranica, ha spiegato che quando è scoppiata la pandemia, con epicentro a Bergamo, il Centro ha messo a frutto le conoscenze dei nefrologi: «Il virus entra nelle nostre cellule attraverso una porta, che è anche molto importante per regolare la pressione del sangue, cosa che fanno i reni attraverso questa porta. Così abbiamo messo le nostre competenze al servizio. Poi ci occupiamo anche di immunologia del trapianto e ci sono stati degli immunologi che hanno iniziato a capire qual era la risposta di ciascun individuo al virus».
14 aprile 2022 – Aggiornata il 14 aprile 2022 , 16:35
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, 2022-04-14 14:35:00, Al Centro di ricerche cliniche per le malattie rare Aldo e Cele Daccò, una delle sedi del Mario Negri (Ranica, Bg), un team di scienziati studia le mutazioni del virus,