di Franco StefanoniLe critiche sull’invio di armi all’Ucraina e le scelte del governo italiano, i giudizi sui Cinque Stelle e su Grillo. La questione diritti e libertà in rapporto all’emergenza sanitaria «Michele, ti seguono milioni di persone. Hai tutto per fare un partito. Sei aperto alle idee giuste. Dovresti provarci». Era il 2006, Michele Santoro conduceva in tv Annozero, a fare la proposta un Beppe Grillo ancora estraneo alla politica (o all’antipolitica), anche se non per moltissimo. Il giornalista oggi minimizza: «Il suo era un discorso retorico, sapeva che non avrei accettato, un partito non nasce dal niente». Ai Cinque Stelle, come racconta nel suo Non nel mio nome (Marsilio), Santoro riconosce diversi meriti. Per esempio, l’aver introdotto misure come il reddito di cittadinanza e l’ecobonus («Poi però sviluppati male»), l’aver disegnato un’utopia della comunità («Morta con la morte di Gianroberto Casaleggio»), essere stati una sollecitazione per le istituzioni («Anche se volevano cambiare lo Stato, e lo Stato ha cambiato loro»). Una fase finita, spiega, con Giuseppe Conte adesso alla ricerca di una identità lontana da quel posizionarsi «un po’ a destra e un po’ a sinistra, senza regole democratiche interne», com’è stato descritto il Movimento. A proposito, Santoro ricorda la simpatia di Grillo per i governi tecnici, da Mario Monti a Mario Draghi, proprio perché non di parte. Una simpatia non condivisa dal giornalista: «I governi devono essere politici». Draghi, per il quale Santoro dice di aver stima, viene criticato per aver trasformato l’Italia «da Stato di diritto a Stato etico», complici le scelte prese durante il conflitto tra Russia e Ucraina. Qui Santoro, che citando Gino Strada si definisce «non pacifista ma contro la guerra», alza il tiro: «L’invio di armi è stato giustificato con ragioni morali. Ma uno scontro bellico cancella la morale. Certo, Putin è il primo responsabile di quanto accade, ma il diritto alla difesa di Kiev sponsorizzata dagli Usa cambia l’esito del conflitto. Ci sono due nazionalismi, lotte di potere. L’Europa tace su Zelensky: in Ucraina hanno vietato l’uso della lingua russa, i libri russi. E poi: perché non si è visto un solo dissenziente, nemmeno all’estero, contro il presidente ucraino?». I troppi cadaveri, il rischio nucleare, l’Europa divisa come evidenziato dalla crisi energetica, sono temi che fanno dire a Santoro: «Gli Stati Uniti hanno deciso di armare un Paese, e l’Europa, Italia inclusa, si è adeguata. Ma: quali sono i nostri interessi? La coscienza non basta. Dov’era la coscienza occidentale quando ci fu la guerra in Iraq?». Un turbamento che porta l’autore a rivendicare la tutela di altri diritti e altre libertà. Una di queste sarebbe stata minata dalla pandemia Covid. Vaccini e Green pass obbligatori, rinuncia agli spostamenti e al riunirsi tra le persone, sono esperienze che per Santoro hanno elementi comuni con la guerra in Ucraina. «I tg ci mostravano il numero dei morti e non ci spiegavano il perché. Lo stesso con l’Ucraina. Il governante che indossa gli abiti del medico mente; il giornalista che fa il matematico mente; chi pretende di sostituire la tecnica alla politica mente». 4 ottobre 2022 (modifica il 4 ottobre 2022 | 22:46) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-04 20:46:00, Le critiche sull’invio di armi all’Ucraina e le scelte del governo italiano, i giudizi sui Cinque Stelle e su Grillo. La questione diritti e libertà in rapporto all’emergenza sanitaria, Franco Stefanoni