Covid, mamma non manda figlia a scuola per protesta contro le mascherine obbligatorie: rinviata a giudizio

Nell’autunno del 2020, una madre ha deciso di non mandare sua figlia a scuola per venti giorni, in quanto in disaccordo con le misure di contenimento del Covid-19 previste all’epoca.

Tuttavia, l’ex partner ha denunciato la donna in quanto contrario alla decisione di non far frequentare la scuola elementare alla bambina. A seguito di un decreto di citazione a giudizio, la madre dovrà affrontare un processo davanti al giudice di pace di Rimini.

I due ex conviventi avevano già avuto disaccordi riguardanti la vaccinazione della bambina. Nell’autunno del 2020, con il rischio del Covid-19 che tornava a preoccupare dopo un periodo estivo di relativa calma, la madre si era rivolta al dirigente scolastico dell’istituto comprensivo per richiedere informazioni sulla possibilità di optare per l’istruzione parentale. Questa opzione consente ai genitori di occuparsi direttamente dell’educazione dei propri figli, ma in caso di affidamento condiviso, entrambi i genitori devono firmare l’apposito modulo. Il padre della bambina si era opposto fermamente alla decisione della madre, ritenendo che la figlia dovesse frequentare regolarmente la scuola.

La donna aveva espresso dubbi sull’obbligo di indossare la mascherina e su alcune regole introdotte nelle classi per limitare la diffusione del virus, come il distanziamento. La bambina, inoltre, praticava ginnastica artistica a livello agonistico e, secondo la madre, frequentare la scuola l’avrebbe esposta al contagio, pregiudicando così la sua partecipazione alle lezioni, agli allenamenti e alle competizioni. In disaccordo con il padre, la madre aveva deciso di non mandare la bambina a scuola per circa venti giorni. L’ex compagno, tuttavia, non era rimasto inerte e si era rivolto ai carabinieri e al tribunale di Rimini, che successivamente aveva emesso un provvedimento d’urgenza, stabilendo che la bambina fosse tenuta a frequentare la scuola regolarmente.