di Virginia PiccolilloSi ritorna alla proposta della ministra della Giustizia Cartabia. Manca il parere della Commissione bilancio sulle coperture Dietrofront sul sorteggio dei collegi per le elezioni del Csm. La ministra della Giustizia Marta Cartabia lo aveva ideato per venire incontro alle richieste della Lega: un sorteggio per recidere il legame tra eletti e correnti. Se non dei candidati almeno dei collegi. Ma questo compromesso era stato bocciato dalla stessa autrice dell’emendamento, Giulia Bongiorno, che l’aveva definito, in una intervista al Corriere, «svuotato di significato». E l’aveva rinnegato: «Chiamatelo ex Bongiorno (come la ex Cirielli)». Secondo la responsabile giustizia della Lega era scomparso l’«effetto sorpresa». Gli abbinamenti dei collegi, scoperti all’ultimo momento, aveva spiegato, avrebbero fatto sì che si votassero i magistrati sulla base del curriculum. Ma sapendoli mesi prima le correnti si sarebbero organizzate. Lette le critiche la ministra ha chiesto dunque per telefon o a Bongiorno se la Lega volesse mantenere l’emendamento. Al «no» ha deciso di tornare al testo precedente: i collegi verranno formati da distretti di Corte d’appello territorialmente contigui, con un numero di elettori simile; sarà il ministero, sentito il Csm, a disegnarli. «Per spirito di lealtà nei confronti della maggioranza voteremo questo testo che non risolve nulla», annuncia Giulia Bongiorno. «Ma presenteremo anche i quattro emendamenti oggetto dei referendum “essenziali”». Soddisfazione nell’Anm, in stato di agitazione contro la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario: «Avevamo criticato il sorteggio dei collegi elettorali per il Csm perché andava in senso contrario a quello di favorire il rapporto di conoscenza fra elettori e candidati al Csm, portando il magistrato elettore a dover votare anche candidati che magari operano a centinaia di chilometri di distanza da dove esercita le funzioni l’elettore», rimarca il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. Pur sottolineando che nel testo restano ancora «criticità». Per il sottosegretario alla giustizia, Francesco Paolo Sisto, quella dell’Anm è una risposta «in qualche modo prevedibile a una riforma comunque equilibrata e necessaria per restituire smalto ai principi costituzionali». Intanto slitta l’approvazione di Montecitorio. Non c’era il parere sugli emendamenti della commissione Bilancio, che ha inviato oltre 60 pagine al governo chiedendo al ministero della Giustizia chiarimenti su alcune coperture. In attesa che il dicastero di via Arenula risponda punto per punto sulle obiezioni della commissione, è stato inevitabile lo slittamento dell’esame. Fino all’ultimo maggioranza e governo hanno tentato di velocizzare l’iter, così da avviare le votazioni sulle proposte di modifica (la maggior parte firmate da FdI, Misto e Iv, solo 5 gli emendamenti leghisti) già nella serata di ieri. Ma non c’è stato nulla da fare. Tutto rinviato a stamattina. Cosa che fa sfumare l’ipotesi iniziale di licenziare la riforma entro la settimana. Il calendario di massima, prevede che l’Aula possa terminare l’esame degli emendamenti entro venerdì, per poi svolgere le dichiarazioni di voto. La votazione finale potrebbe essere, quindi, martedì. Poi la riforma potrà cominciare il suo iter al Senato per il via libera definitivo, che però non si annuncia del tutto in discesa. 20 aprile 2022 (modifica il 20 aprile 2022 | 21:52) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-20 19:56:00, Si ritorna alla proposta della ministra della Giustizia Cartabia. Manca il parere della Commissione bilancio sulle coperture, Virginia Piccolillo