Cure, toeletta per i cani dei senzatetto Save the dogs: «Ora un ricovero insieme»

di Paola D’Amico

Educatori cinofili della associazione animalista e medici veterinari volontari in campo con un progetto pilota a Milano per mappare e assistere gli animali di chi vive per strada

Rifiutano il ricovero notturno offerto dal Comune nei centri di accoglienza. Preferiscono non lasciare le loro case di cartone, nonostante il caldo soffocante anche la sera in estate e il gelo d’inverno. Perché hanno con sé uno, quando non due, cani. Non sono poche decine, quelli che si notano lungo corso Vittorio Emanuele in centro a Milano, o fuori dalla Stazione Centrale. Sono molti di più. L’associazione Save the dogs, che da mesi ha avviato un progetto di assistenza veterinaria per questi animali, ha iniziato a mappare questi micro nuclei inscindibili. Tutti i clochard avvicinati hanno dato ai volontari una identica risposta: «Dal mio cane non mi separo, lui è la mia famiglia». E ad oggi i ricoveri non accettano animali.

Il progetto pilota

Nel giugno di un anno fa è stato avviato il progetto pilota per portare assistenza materiale e veterinaria ai senza fissa dimora che vivono con un animale. «Ci siamo concentrati – spiega Sara Turetta, presidente di Save the dogs and the other animals – su due zone in particolari, a San Babila-Duomo e in Stazione Lambrate. Questo con l’ausilio di unità di strada composte da due o tre persone con una formazione da educatori cinofili, messi in collegamento con altre organizzazioni umanitarie che già operano con i senza dimora, a cominciare dalla Fondazione Progetto Arca. Grazie a questa sinergia abbiamo raggiunto una cinquantina di persone e poi negli ultimi mesi abbiamo iniziato ad ampliare le zone di intervento». A dirigere le unità di strada è Ermanno Giudici, che ha alle spalle una lunga storia come volontario e presidente di Enpa Milano.

Veterinari e educatori cinofili volontari

L’unità di strada esce una volta a settimana, la sera, quando i senza fissa dimora si preparano il giaciglio. «L’ idea iniziale era di fornire loro un kit, borse dotate cioè di quello che serve a un cane, dal cibo al guinzaglio, la pettorina, una coperta, il cappottino per l’inverno», continua Turetta. Ora è stato fatto un ulteriore passo. Grazie alla collaborazione con l’Ordine dei medici veterinari che ha dato il patrocinio, veterinari volontari affiancano gli educatori cinofili. «Fanno un check dello stato di salute degli animali sul posto, mentre prima venivano portati alla clinica di Enpa per eventuali terapie, applicare il microchip, dare l’antiparassitario». Non è tutto. Giudici ha contattato un toelettatore mobile e dunque se i quattrozampe hanno bisogno di una tosatura vengono trattati. «Con l’aumento della povertà, le diseguaglianze sociali sono sotto gli occhi di tutti – conclude Sara Turetta – e spesso anche chi ha una vita così difficile cerca rifugio nella relazione con un animale ma dobbiamo prendercene cura, essere sicuri che abbiano uno stato di benessere complessivo che aiuta anche a tutelare la relazione tra uomo e cane».

Il modello di Barcellona

Dopo la diffidenza iniziale i volontari (moltissime le donne) sono riusciti a costruire rapporti molto positivi, i clochard hanno capito lo spirito del progetto, solidaristico, nei confronti dei loro amici di strada. Il progetto pilota si è chiuso a dicembre, quando è diventato permanente. «L’obiettivo più importante ora – dice Giudici – , oltre ad aumentare le uscite, è ottenere che il Comune trovi uno spazio per il prossimo inverno dove queste persone possano dormire senza doversi separare dai propri animali». L’unico centro ad hoc esistente è stato chiuso. L’ipotesi è che siano almeno 300 a Milano i clochard con cane. Una stima realistica. Un numero rilevante che non può essere ignorato. «Invitiamo il Comune ad accelerare il più possibile l’individuazione di questo spazio e noi ci offriamo comunque di dare supporto in termini di consulenza su come organizzare gli spazi, gestire gli ospiti, siamo a disposizione – conclude Turetta – Il mio è proprio un appello, non vogliamo passare un altro inverno con queste persone all’addiaccio, vorremmo che Milano diventasse un modello». Giudici ha individuato una buona pratica in tal senso a Barcellona in corso da diversi anni. Prevede non dormitori dedicati ma spazi all’interno delle strutture per senza dimora pensati ad hoc.

29 luglio 2022 (modifica il 29 luglio 2022 | 17:02)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-07-30 05:15:00, Educatori cinofili della associazione animalista e medici veterinari volontari in campo con un progetto pilota a Milano per mappare e assistere gli animali di chi vive per strada, Paola D’Amico

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version