Curzio Maltese, la vita troppo breve di un fuoriclasse

Curzio Maltese, morto domenica 26 febbraio a 63 anni, stato il miglior giornalista della sua (e nostra) generazione. Nato in una famiglia operaia, allergico ai nuovi ricchi, fu il primo a ipotizzare che Berlusconi stesse scendendo in campo Curzio Maltese stato il miglior giornalista della sua generazione, che poi sarebbe anche la mia. Nessuno aveva la sua qualit di scrittura. Potevi non essere d’accordo con una sua idea, ma mai con un suo aggettivo. Aveva messo questo straordinario talento al servizio di una mente lucida e malinconica, da milanese vecchio stampo. Era pigro, dispersivo, romantico, profondo, generoso, intuitivo, fulminante. Un fuoriclasse, ma non di quelli innamorati del pallone e basta: lui aveva il senso del gol. Era nato in una famiglia operaia e aveva talmente rispetto dei soldi che detestava chi li rubava come chi li ostentava. La sua allergia per i nuovi ricchi nasceva da l, non dall’odio sociale come credevano i suoi critici, che evidentemente non lo conoscevano. Curzio non odiava nessuno, a parte ogni tanto s stesso, come tutti. Cominci dallo sport, dal suo adorato Milan. Ricordo un suo pezzo su Franco Baresi che andrebbe studiato nelle scuole di giornalismo. Allora lavorava per la redazione milanese del Corriere dello Sport. Ogni tanto il suo capo mi chiamava: Per caso hai notizie del tuo amico? sparito. Allora andavamo a cercarlo nei bar dove passava le ore davanti a un flipper. Lo trascinavamo in ufficio per le orecchie e in un quarto d’ora scriveva un capolavoro che naturalmente si dimenticava di spedire al giornale, per cui bisognava inseguirlo fino a casa per ricordarglielo. Ogni grande giornalista si sceglie un bersaglio grande. Il suo fu Silvio Berlusconi. Ne intu la bravura e la pericolosit. Passarono dallo sport alla politica praticamente insieme. Curzio fu il primo a capire che la tv commerciale era la nuova ideologia dominante e a ipotizzare che il proprietario di quella tv avrebbe fondato un partito. Non gli credette nessuno, e invece mi pare che abbia avuto ragione. Berlusconi era la sua simpatica ossessione. Ricordo una nostra vacanza: bagno di mezzanotte con le fidanzate sotto la luna e lui che immergendosi in mare mi spiega come la sinistra avrebbe dovuto scrivere la legge sul conflitto di interessi. Ma poi era il primo a riderne, perch ogni tanto Curzio poteva essere cupo, ma non era mai pesante. Quando Berlusconi, come da lui previsto, fond un partito e and al potere, ci chiudemmo per una settimana in casa con Pino Corrias per scrivere un libro a sei mani sul nuovo padrone d’Italia. Curzio passava le giornate sdraiato sul divano a guardare il soffitto e a strimpellare la chitarra. Poi la notte, mentre io e Pino dormivamo, lui scriveva e al risveglio ci faceva trovare sul comodino un capitolo pressoch perfetto. La vita gli aveva tolto precocemente una sorella amatissima e lo aveva ricompensato con una moglie e un figlio meravigliosi. Adesso mi piace immaginarlo al bar in compagnia di Gaber, Jannacci, Dario Fo e Beppe Viola: a parlare di cinema, l’altra sua grande passione, e a giocare a flipper per tutto il tempo che vuole, finalmente. 26 febbraio 2023 (modifica il 26 febbraio 2023 | 16:32) © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

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