Bauschan si chiamava il cane di Thomas Mann e a lui l’autore tedesco dedicò un intero racconto. Qualche critico dice che si tratta di un’opra minore, forse perché narra delle gioie di un padrone al seguito del suo cane: al seguito perché è proprio l’uomo che si adegua alla bestia, quando gli si vuole bene. Mefistofele invece si trasformò in cane barbone per insidiare Faust, nell’opera capolavoro di Goethe e M. Bulgakov con “Cuore di cane” fece la sua fortuna, nel senso che al cane dedicò un romanzo, seppure fantascientifico, ambientato nel 1917 a Mosca, e Poligraf Poligrafovic Pallini era il nome barocco dell’uomo-cane.
Molti sono stati gli scrittori che hanno narrato dei loro cani
Ma anche Cechov, Kipling, Maupassant, Turgenev hanno perso, diciamo così, il loro tempo a narrare di cani. E troviamo un cane, Nig, che è un bel nome, persino nella Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master: “ mi lasciarono finché fui solo con Nig, amico indivisibile, coniuge e compagno nel bere… finch’io, un tempo indomabile, giacqui spezzato, indifferente, vivendo con Nig nel retro di un sudicio ufficio. Sotto la mia mascella è appoggiato il naso di Nig; la nostra storia finisce nel nulla”.
Pare che perfino Confucio abbia amato i cani, mentre Omero, come è noto, introduce fra i suoi personaggi il cane Argo che, riconoscendo per primo il padrone, prova al porcaro Eumeneo la vera identità di Ulisse. La bestia morirà da lì a poco ma giustizia è doppiamente fatta per confermare, sia la fedeltà della bestia e sia il ritorno dell’eroe a casa.
Esopo e Tito Lucrezio Caro
Esopo coi cani è meno generoso. Ricordiamo la favola di quel lupo macilento e affamato che di fronte alla lucentezza del pelo del cane accetta di seguirlo ma che abbandona il proposito appena si accorge che proprio intorno al collo il pelo del cane non cresce a causa della catena: libertà vo cercando, dice il lupo, ed essa vale ben più di un sicuro pasto. L’orgoglio del lupo a confronto del servilismo del cane che però, come l’uomo, si moltiplica in mille razze e spesso anche in lotta fra di loro, al contrario della rigida identità lupesca, tanto che Tito Lucrezio Caro vuole il cane tanto simile all’uomo da attribuirgli i sogni.
Freud e Jung
Diverso pensiero ha invece Freud: “I cani amano gli amici e mordono i nemici, a differenza degli esseri umani, che sono incapaci di amore puro e devono sempre mescolare amore e odio nelle loro relazioni”. Archetipo del linguaggio originario, per Jung il cane è la chiave per comprendere noi stessi e pure il fondo sperduto da dove generiamo, tant’è che il cane Cerbero accompagna le anime, confermando così la fedeltà per l’uomo persino come guida negli inferi.
Il cane nel mito e come compagno di vita
Testa di cane su corpo umano aveva il dio egizio Anubi, come dire che col cane bisogna fare i conti anche oltre la volta stellata, mentre dalle parti del più vicino Etna il cane era sacro al dio Adrano da cui con ogni probabilità deriva il famoso cirneco. La letteratura sul cane è enorme e tanti altri autori (ma quanti?) si saranno interessati a lui, compresi pittori e scultori. Per quanto ci riguarda vorremmo solo confermare la nostra ammirazione per questa creatura tanto fedele da commuoverci e tanto affettuosa da non farci rimpiangere altre carezze e altri sentimenti. Forse anche per questo motivo molti divorziati prendono a casa un cane e per sopperire alle colpevoli ingiurie del coniuge lo riempiono di coccole.
Il cane secondo Achille Campanile
D’altra parte, diceva Achille Campanile, il cane non è il migliore amico dell’uomo e il naturale nemico del gatto che però è pure amico dell’uomo? E non è il cane anche nemico del lupo che è nemico dell’uomo? Per cui il cane sarà pure amico dell’uomo ma nemico di un amico dell’uomo seppure sia nemico di un suo nemico e di un nemico dell’uomo.
Il nostro caro vecchio amico Gunther
Il nostro vecchio Gunther, ormai scomparso, che allo scrittore tedesco Grass degli “Anni di cani” prese il nome, fu un grande amico ma pericoloso nemico di tutti gli amici, e naturalmente dei nemici, che inavvertitamente oltrepassano il cancelletto del nostro giardino e fu l’unico che di noi si fidava, ciecamente, anche quando lo trascuravamo per altri amici meno amici del nostro ormai scomparso amico cane.
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Fenomenologia del cane: in letteratura e oltre