Da Tuttoscuola.com: Rapporto Unesco, ecco perché occorre ripensare la scuola in una prospettiva mondiale – Tuttoscuola

Di Sergio Cicatelli

All’incirca ogni venticinque anni l’Unesco pubblica un Rapporto sulle prospettive mondiali dei sistemi educativi: il primo fu il Rapporto Faure nel 1972; seguì nel 1996 il Rapporto Delors; nel 2021 è arrivato il terzo Rapporto, da alcuni mesi disponibile anche in traduzione italiana grazie alla collaborazione tra la stessa Unesco e l’editrice La Scuola-Sei, che lo ha reso liberamente scaricabile dalla rete oltre che acquistabile in versione cartacea.

I Rapporti Unesco hanno segnato il mondo dell’educazione e della scuola: il primo lanciava l’idea dell’educazione permanente e della comunità educante (più efficaci in inglese, lifelong learning e learning society), il secondo proponeva quattro pilastri per l’educazione (sapere, saper fare, saper essere e saper vivere insieme). Quest’ultimo non sembra ancora aver trovato uno slogan in cui riassumere il suo contenuto e non ha finora incontrato sufficiente attenzione. Almeno per il pubblico italiano la traduzione dovrebbe costituire un invito alla lettura.

Le novità in copertina

In realtà, alcune delle principali novità del Rapporto si trovano già nella copertina: autore e titolo. Quanto all’autore, i primi due Rapporti vengono ricordati con il nome degli uomini politici (francesi) che avevano presieduto la Commissione internazionale incaricata della loro stesura. Nell’ultimo documento, invece, l’Unesco figura in copertina come autore del Rapporto, mentre la presidente della Commissione – la presidente dell’Etiopia Sahle-Work Zewde – compare solo nelle pagine interne, anche se le si deve riconoscere un ruolo tutt’altro che marginale, in quanto donna e africana. A voler infatti applicare certi stereotipi che proprio il Rapporto invita a superare, si avverte uno sguardo “femminile” per la proposta di un’educazione non solo intellettuale ed è insistente il richiamo all’Africa (24 citazioni contro le 4 dell’Europa e le 8 di Asia e America), sia perché è il continente demograficamente più giovane (e quindi più coinvolto nei processi educativi) sia perché le culture africane offrono importanti alternative per rinnovare il mondo dell’educazione. Ancora in copertina, lo sguardo è poi attirato dal titolo, Re-immaginare i nostri futuri insieme.

Un nuovo contratto sociale per l’educazione, che ricalca fedelmente l’originale inglese, Reimagining our futures together. A new social contract for education. Il progetto è chiaramente ambizioso e impegnativo, espresso nella forma di un fine (riscrivere i futuri) e di un mezzo (il contratto sociale).

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