Da Armani al Parmigiano: il «Made in Italy» e la lotta di Amazon contro i falsi

L’intervista

di Valentina Iorio26 ott 2022

Kebharu Smith, direttore della Counterfeit Unit di Amazon

Il legame tra contraffazione online, reati finanziari, riciclaggio di denaro e altri crimini è sempre più forte e articolato. «I furti di domini o di account di venditori e acquirenti online continuano ad aumentare, proprio per questo la collaborazione tra piattaforme di e-commerce, aziende e forze dell’ordine è l’unica strada per contrastare l’evoluzione di questi fenomeni criminali e debellarli», spiega al Corriere della Sera Kebharu Smith, direttore della Counterfeit Crimes Unit (CCU) di Amazon ed ex procuratore federale del Dipartimento di Giustizia americano, venuto per la prima volta in Italia in occasione della conferenza finale del progetto Fata (From Awareness To Action), svoltasi all’Università Cattolica di Milano martedì 25 ottobre. Nell’ambito della contraffazione online, spiega Smith, sta diventando sempre più rilevante l’uso dei social media e degli influencer da parte delle reti criminali, che si servono di questi meccanismi per dirottare gli utenti su determinati account da cui comprare merce contraffatta di lusso e non. Questo ha spinto Amazon a stringere delle alleanze con numerosi brand italiani, da marchi della moda come Valentino o Ferragamo alle eccellenze dell’agroalimentare come il parmigiano reggiano. Per proteggere Dop e Igp nel 2021 il colosso dell’e-commerce ha siglato un memorandum con il ministero delle Politiche Agricole. Anche la partecipazione al progetto FATA realizzato da Crime&tech, spin-off di Università Cattolica-Transcrime, con il ministero dell’Interno va nella direzione di rafforzare la partnership tra pubblico e privato. «Siamo lieti di sostenere questo progetto che rappresenta un modello vincente. La collaborazione è al centro di ciò che Amazon e la sua Counterfeit Crimes Unit fanno ogni giorno in tutto il mondo», dice Smith.

L’unità anti-contraffazione

L’unità anti-contraffazione di Amazon è un team multidisciplinare e internazionale formato da ex procuratori federali, ex agenti dell’Fbi e dell’intelligence, risk manager ed esperti di analisi dei dati. La base operativa è a Seattle ma ha delle sedi distaccate dislocate un po’ in tutto il mondo, dall’Europa alla Cina. L’unità lavora con più di 12mila persone tra investigatori esperti, sviluppatori di software e analisti. «Il nostro obiettivo, come CCU, è porre fine alle attività di contraffazione e smantellare queste reti. Collaboriamo con marchi e forze dell’ordine in tutto il mondo per contrastare i contraffattori. In Europa operiamo in coordinamento con Europol, in Italia con la Guardia di finanza, ma abbiamo collaborato anche con i funzionari cinesi in diverse indagini. Una riguardava la vendita di cinture false Ferragamo destinate ad essere vendute attraverso la nostra piattaforma», racconta Smith. La contraffazione non conosce confini, sottolinea il direttore della Counterfeit Crimes Unit di Amazon, che nel 2021 ha investito 900 milioni di dollari per potenziare gli strumenti informatici e di machine learning per proteggere il proprio store da contraffazioni, frodi e altre forme di abuso.

Oltre 3 milioni di prodotti contraffatti

«Nel 2021, ad un anno dalla sua nascita, la nostra unità ha citato in giudizio o segnalato alle forze dell’ordine oltre 600 contraffattori tra Stati Uniti, Regno Unito, Ue e Cina, con un aumento del 300% rispetto all’anno precedente. Abbiamo identificato, messo in quarantena e smaltito oltre 3 milioni di prodotti contraffatti, impedendo in tal modo che raggiungessero i clienti o che venissero rivenduti in altri punti della catena di approvvigionamento al dettaglio. Tale operazione ha riguardato sia i prodotti contraffatti che i truffatori hanno tentato di immettere nella nostra rete di distribuzione, sia le situazioni in cui abbiamo collaborato con marchi e forze dell’ordine per individuare i magazzini e gli stabilimenti dei contraffattori e farli chiudere», continua il direttore dell’unità speciale del colosso americano dell’e-commerce.

L’esperienza da procuratore federale

Smith è arrivato alla guida dell’unità anti-contraffazione dopo aver lavorato per 19 anni come procuratore federale, di cui 12 nel Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti. Durante la sua carriera si è occupato di vari tipi di reati dal traffico di essere umani ai crimini informatici nella sezione Computer Crime and Intellectual Property Section (CCIPS). «Negli ultimi 5 anni di attività come procuratore ho avuto modo di concentrarmi sul cybercrime, occupandomi di furto di segreti commerciali e spionaggio economico, violazione del diritto d’autore, contraffazione di marchi, accesso non autorizzato ai sistemi informatici. In quel periodo ho seguito un caso che riguardava una nota azienda tech e ho indagato su una rete che vendeva farmaci contro il cancro contraffatti», ricorda. Smith si è occupato anche della formazione di forze dell’ordine, pubblici ministeri e giudici sull’uso delle prove elettroniche al processo e ha collaborato con i fornitori di servizi Internet per raccogliere prove attraverso la Rete e i sistemi informatici da usare nelle indagini e nei processi. «Quell’esperienza mi ha insegnato che nessuno può farcela da solo – spiega Smith – . Per contrastare la contraffazione è necessario il contributo di tutti gli attori coinvolti, dalle piattaforme alle aziende che vengono danneggiate da questi criminali».

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, 2022-10-26 10:30:00, Kebharu Smith, direttore della Counterfeit Crimes Unit: «I furti di domini o di account di venditori e acquirenti continuano ad aumentare, proprio per questo la collaborazione tra piattaforme di e-commerce, aziende e forze dell’ordine è l’unica strada», Valentina Iorio

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