Dalle medie all’IeFP con un anno propedeutico personalizzato: il modello Emilia-Romagna fa scuola

Formazione on the job

Presentati i risultati di quattro anni di sperimentazione in nove enti formativi della via Emilia: 500 ragazzi reinseriti e accompagnati nel mondo del lavoro.

di Ilaria Vesentini

(luckybusiness – stock.adobe.com)

3′ di lettura

Funziona ed è pronto a diventare patrimonio del Paese il progetto pilota sperimentato dal 2018 in Emilia-Romagna con l’introduzione di un’annualità propedeutica personalizzata di orientamento, laboratori esperenziali e rafforzamento delle competenze di base e trasversali, per far entrare direttamente nel sistema IeFP i ragazzi che escono dalle scuole medie, senza il passaggio obbligato di un anno in un istituto professionale statale. Quattro anni di rodaggio e risultati, nonostante la lunga parentesi Covid, hanno infatti dimostrato che è una risposta efficace contro la dispersione scolastica, per recuperare anche giovani scolasticamente problematici, valorizzando i singoli talenti e aiutandoli a trovare la loro strada prima nella formazione e poi nel lavoro, senza costringerli a rimontare 1.000 ore di lezioni mancanti per arrivare ai tre anni di qualifica professionale durante o dopo il percorso negli enti formativi regionali.

Il convegno

È quanto è emerso nel corso del convegno «Testimonianze e prospettive di filiera» organizzato da Aeca, l’Associazione emiliano-romagnola dei centri autonomi di formazione professionale, tenutosi a Bologna alla Fondazione Golinelli, luogo simbolo di quel legame speciale tra giovani e imprese che alimenta le filiere manifatturiere della regione, alla presenza del ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, padre del modello formativo ad albero della via Emilia e fautore di una rottura di vecchi schemi gentiliani nella scuola, perché non più corrispondenti alle esigenze di aziende e società in velocissima e costante trasformazione.

Esperimento pilota di formazione personalizzata

L’esperimento di personalizzazione educativa – che Bianchi aveva scritto nero su bianco già nella Lr 5/2011, quand’era assessore regionale a Scuola, formazione, ricerca, università e lavoro – è stato portato avanti in nove enti di formazione, uno per provincia dell’Emilia-Romagna nel ruolo di hub connessi con tutti i diversi luoghi formativi e orientativi dei territori, e ha permesso di dare risposte a quasi 500 ragazzi, che si rischiava di perdere per strada una volta usciti dalla scuola secondaria di primo grado. Giovani, per l’85% maschi e per il 45% straniero o con background migratorio, che sono stati presi per mano da tutor e docenti, anche in raccordo con i servizi sociali, ascoltati, inseriti in gruppi classe aperti e volutamente destrutturati, con percorsi individuali di accoglienza, analisi dei fabbisogni, rafforzamento delle competenze di base e trasversali e preparati al lavoro attraverso laboratori esperenziali in cui hanno toccato con mano possibili mestieri. Tanto che un ragazzo su sei durante l’anno propedeutico personalizzato ha cambiato idea sul lavoro da fare da grande. Il modello Emilia e quello nazionaleIl sistema IeFP dell’Emilia-Romagna, per avere le proporzioni, coinvolge ogni anno oltre 3.500 giovani tra i 15 e i 19 anni che posso scegliere tra 187 percorsi formativi biennali, per 20 qualifiche, e 44 percorsi per il diploma di quattro anni, offerti da 44 soggetti accreditati in 65 sedi operative.

Valorizzare la filiera tecnico-professionale

«Le filiere manifatturiere dell’Emilia-Romagna non reggono se non ci sono le competenze e non si organizzano in filiera anche i saperi», rimarca Vincenzo Colla, non a caso assessore sia a Formazione sia a Sviluppo economico, ricordando il compito della formazione attraverso le parole del neopresidente della Cei, monsignor Zuppi: «Tutti i ragazzi hanno dei talenti, attraverso il percorso scolastico noi dobbiamo valorizzarli per portarli in autonomia nella società e farli sentire utili». «La scuola deve essere aperta, inclusiva e affettuosa – ripete più volte il ministro Bianchi nel suo intervento alla Fondazione Golinelli, che apre con un ricordo di Andrea Canevaro, il pedagogista, professore emerito dell’università di Bologna, padre dell’integrazione e dell’inclusione scolastica in Italia appena scomparso – e dobbiamo raccontare di più ciò che si fa in questa regione e smetterla di sperimentare per fare diventare questa esperienza patrimonio comune. Ma non dimentichiamoci che l’Italia non è l’Emilia-Romagna: se qui il tasso di dispersione scolastica, che è un indice di sofferenza sociale, è sotto il 10%, in Campania arriva al 18%, ma dentro una città come Napoli si va dallo 0% del centro al 38% dei quartieri spagnoli. La scuola diventa il luogo più importante di ricucitura sociale, così come vanno ricucite tra loro tutte le componenti del sistema formativo nazionale, IeFP, IFTS, ITS». Tanto che Bianchi sta creando dentro al ministero dell’Istruzione la prima Direzione generale ITS e IeFP e si prepara a riformare le scuole tecniche e professionali.

, 2022-05-31 17:59:00, Presentati i risultati di quattro anni di sperimentazione in nove enti formativi della via Emilia: 500 ragazzi reinseriti e accompagnati nel mondo del lavoro., di Ilaria Vesentini

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