Daniel Barenboim: Dopo la malattia torno alla musica. Ho cambiato molte cose: dieta ferrea, addio al sigaro, ginnastica

di Giuseppina Manin

Il maestro, a sorpresa sul podio della Scala, sostituisce in corsa Daniel Harding in tre concerti: Mi ha telefonato Meyer, ho fatto i bagagli e sono partito

stato un anno difficile, il pi difficile della mia vita. Anche per questo essere qui oggi, in questo teatro che amo cos tanto, mi rende felice. Bello rivedere sulla porta del camerino principale il nome di Daniel Barenboim, direttore musicale della Scala dal 2005 al 2014. Ancora pi bello trovarci dentro lui. Arrivato a sostituire in corsa Daniel Harding, tre concerti, ieri sera, stasera, sabato, non un posto libero, resta lo streaming su Scala Tv. Perch le tre ultime sinfonie di M ozart e il ritorno di Barenboim sono un evento, specie dopo l’anno terribile della malattia . Le cui tracce si scorgono ancora: pallido, dimagrito, i movimenti pi lenti, lo sguardo pi stanco, ma pronto ad animarsi se un tema lo appassiona. E sul podio l’energia fluisce come prima.

Nessuno se l’aspettava, neanche lei. Com’ successo?
Sabato scorso mi ha telefonato Dominique Meyer per parlare di progetti, la mattina dopo ho trovato un suo messaggio: ce la fai a esser qui domani? Preso al volo, ho rinviato una visita medica, ho fatto i bagagli ed eccomi qua.

La sua ultima volta alla Scala stata nel 2021 ma come pianista. Dal podio mancava da sette anni, come stato ritrovarsi con l’orchestra?
Come fosse passata una sola settimana. Sono bastati pochi minuti di musica per riprendere il discorso. Succede solo con i vecchi amici.

Vale anche per i suoi musicisti di Berlino?
Il primo rientr stato l: Capodanno sul podio della mia orchestra della Staatskapelle. Nessun dubbio fisico di farcela, solo un seggiolino per non stancarmi troppo. All’Epifania ero con i Berliner e Martha Argerich. La mia amica di sempre. Ci siamo conosciuti che io avevo 5 anni lei 6. I nostri genitori ci avevano portato in una casa di Buenos Aires dove al venerd si faceva musica e si mangiavano ottimi strudel. Ma noi, che gi suonavamo, volevamo giocare e ci siamo nascosti sotto un pianoforte. Ci siamo incontrati l, non ci siamo pi persi.

Cosa l’ha spinta a dare le dimissioni dalla Staatsoper?
Per l’impegno a tempo pieno, per me non pi sostenibile. Ho detto ai musicisti la verit: la mia salute peggiorata in modo significativo. Non posso pi adempiere alle prestazioni richieste a un direttore musicale. stata una decisione dolorosa per tutti, ma l’impegno continuare a fare musica insieme. Al momento solo concerti, pi avanti, se le forze me lo permetteranno, magari anche un’opera.

Nell’anno del suo ottantesimo compleanno (15 novembre scorso) successo di tutto: un intervento alla schiena, poi problemi circolatori. Poi ancora?
Una malattia neurologica complessa. Mi ha spossato terribilmente. Un mese e mezzo in ospedale, cure continue, incertezze. Ha dovuto sospendere tutto, dovevo pensare solo a recuperare le forze. Poi le cure hanno iniziato a funzionare ma ho dovuto cambiare molte cose. Dieta ferrea, la pancia non c’ pi, addio al sigaro, avanti la ginnastica… Con tempi pi calmi sono tornato alla vita e alla musica. Faccio tutto, ma un po’ meno.

Claudio Abbado diceva che la malattia era stata la sua fortuna, gli aveva fatto capire quel che contava davvero.
Per me non stato cos. Io ho sempre avuto chiaro, anche prima di ammalarmi, quello che conta davvero. La musica per me non una professione ma uno stile di vita, mi ha spinto a coltivare altri interessi, sociali e politici. Per, durante la malattia, Claudio mi tornato spesso in mente. Come Zubin Mehta. Ci siamo conosciuti nel ’56, loro due ventenni, io sedicenne. Tre moschettieri, stesso mestiere, mai la minima gelosia o vanit.

Adesso a cosa si dedicher?
Alla Barenboim-Said Akademie, scuola di musica e cultura che raccoglie a Berlino 70 talenti del Medio Oriente, arabi e israeliani. Due masterclass alla settimana mi danno grande soddisfazione.

Israele resta la sua spina nel cuore…
un disastro. La destra spaventosa, la sinistra non c’ pi. Sono molto triste. Hanno dimenticato la loro storia, cos lunga e complessa, hanno dimenticato i valori umani essenziali. E questo orribile ovunque ma per noi ebrei, con quello che abbiamo passato, dovrebbe essere inammissibile. In Israele non vado pi dal 2011. Nessuna voglia.

Lei uomo di pace, ideatore di un’orchestra, la Divan, nata per unire popoli nemici, che pensa della guerra in corso? Come finir?
Male. Non pu finire bene perch non c’ onest. Ciascuno d versioni dei fatti del tutto opposte. Dire che la colpa solo dell’altro facile quanto inutile. Cos non si arriver mai a una pace.

17 febbraio 2023 (modifica il 17 febbraio 2023 | 07:30)

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