Davide Ancelotti sul padre Carlo: Ascolta tutti, ma decide lui. A volte litighiamo, ma è un bene

di Pierfrancesco Catucci

A 33 anni, da dieci nello staff di Carlo Ancelotti ma presto, quando il padre smetter, Davide Ancelotti ha intenzione di seguire le sue orme da primo allenatore

Tante volte si sentito dire Sei l solo grazie al tuo cognome. Chiamarsi Davide Ancelotti e lavorare nello staff di pap Carlo, d’altronde, non deve essere semplicissimo per un ragazzo che, per sua stessa ammissione, non ha mai avuto la stessa fame di chi viene dal basso, perch ho la fortuna di venire da una famiglia in cui non mi mancato nulla. La “fame” la ritrovo in altre cose, nella necessit di dover dimostrare, nel soddisfare le aspettative, nei sospetti generati dall’essere figlio di… Tutto questo diventa motivazione. D’altra parte Ancelotti jr. ha sempre studiato, stato uno dei primi nei corsi da allenatore, si aggiornato e — si pu esserne certi — uno dei tecnici pi stimati e vincenti della storia del calcio non gli avrebbe mai affidato l’incarico di suo vice, se non avesse creduto nelle sue qualit.

Davide Ancelotti, che ora ha 33 anni e lavora con il padre al Real Madrid, si raccontato in un’intervista al quotidiano sportivo spagnolo As, in cui partito dai primi ricordi legati al mondo del calcio: Ricordo gi il primo anno da allenatore di mio padre alla Reggiana. Avevo 6 anni. Sono andato con lui alla Citt dello Sport, che in realt era solo un campo e degli spogliatoi. Mi sempre piaciuto andare a vedere gli allenamenti con lui. Poi ho qualche ricordo del Parma. C’erano grandi calciatori: Buffon, Crespo, Thuram, Cannavaro… Era un periodo in cui, per et o perch i giocatori non erano star come ora, spesso tornavano a casa a cena. Poi i primi calci al pallone, l’innamoramento sportivo per Kaka (la mia prima cotta, quando arrivato al Milan avevo 15 anni) e una carriera da centrocampista chiusa prestissimo: Non stato facile, ma stata una decisione felice. Ho deciso di studiare per diventare allenatore ed stato un vantaggio. Ora, a 33 anni ne ho 11 di esperienza. Lasciare il calcio mi ha permesso di studiare, viaggiare, imparare le lingue… stata la scelta giusta.

La vera formazione, per, arrivata sul campo, quando il pap stato ingaggiato dal Psg e lui ha cominciato a lavorare con i settori giovanili (con Maignan, Rabiot e gente che poi diventata quel che oggi), prima di trasferirsi assieme al padre a Madrid (era il 2013) ed entrare nello staff dei preparatori guidato da Giovanni Mauri. Tre anni dopo, con il trasferimento al Bayern Monaco, la definitiva consacrazione nel ruolo di primo assistente del padre. Lui una persona dal carattere calmo, capace di controllare le emozioni. Questo lo rende un grande leader per la sua squadra. Non si arrabbia mai, d responsabilit agli altri, ascolta tutto, ma alla fine sempre lui a prendere le decisioni. Non vuole uno staff di yes-man. Per questo a volte litighiamo, ma penso sia un bene.

Tra i pi grandi insegnanti, che questo uno sport per calciatori e che se vuoi essere un buon allenatore devi adattarti a quello che hai e costruire un gioco in cui ciascuno possa brillare. Se ci riesci, puoi ritenerti soddisfatto. Come quando, al Milan dei primi anni Duemila c’era l’esigenza di far coesistere Kak, Pirlo e Rui Costa e Ancelotti propose il 4-3-2-1, l’albero di Natale: Non solo un allenatore, una persona che ha contribuito molto all’evoluzione di questo sport a livello tattico. sempre stato considerato una brava persona con un ottimo rapporto con i calciatori. una delle sue qualit, conosce bene il calcio e ha la capacit di far giocare le sue squadre in tanti modi.

Questi, comunque, sono gli ultimi anni di apprendistato, presto Davide vorr una panchina tutta sua: Una volta che mio padre avr finito, la mia idea di continuare.

29 dicembre 2022 (modifica il 29 dicembre 2022 | 16:00)

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