Chi era Davide Rebellin, il più vecchio professionista al mondo

di Marco Bonarrigo

È stato uno dei corridori più vincenti nelle prove in linea del ciclismo italiano moderno. Ha conquistato 64 corse tra cui una Liegi-Bastogne-Liegi, tre Freccia Vallone, una Amstel Gold Race

Cinque anni dopo Michele Scarponi, un altro grandissimo del ciclismo italiano è morto in un incidente stradale, travolto mentre si allenava: è toccato a Davide Rebellin, ucciso da un camion a Montebello Vicentino, a pochi metri dalla corsia esterna dell’Autostrada A4 nella mattinata di mercoledì.

Rebellin, 51 anni, è stato il più longevo ciclista professionista al mondo e uno dei più vincenti della storia del movimento italiano: la sua ultima corsa prima del ritiro era stata la Veneto Classic dello scorso 16 ottobre. Un finale tragico per la vita di un uomo nato e purtroppo morto in bicicletta: Davide aveva debuttato da professionista il 1° agosto del 1994, con la maglia della GB-Mg. Enorme talento, Davide vinceva tutto e ovunque fin da bambino. Da professionista conquistò tre Frecce Vallone, una Liegi, un Amstel e una sessantina di altre corse di alto livello. Tra i suoi successi anche (e purtroppo) la prima medaglia olimpica (argento a Pechino 2008) revocata per doping della storia azzurra, per una positività (all’Epo-Cera) sanzionata in sede sportiva ma non in quella penale, con lui che ha sempre fieramente negato ogni addebito.

Rebellin aveva iniziato la sua carriera professionistica con un ottavo posto al Gp di Camaiore il 5 agosto 1992, tre giorni dopo aver disputato i Giochi di Barcellona dove finì 20°, spalla a spalla con Lance Armstrong. Era imprenditore, vegano, coach e molto altro. Veronese di nascita, padovano e poi vicentino di adozione, Rebellin ha cambiato 13 squadre in 29 stagioni. Team-kolossal come Mg, Polti, Francaise des Jeux, Liquigas o Gerolsteiner, team di dimensione nazionale come Polsat e Androni, team difficili da classificare e a volte non classificabili ed effimeri come Meridiana, Kuwait, Cambodia (squadra cambogiana) e Sovac. Negli ultimi anni si era accasato nel suo Veneto, con la Work Service, micro team che cerca inviti a gare di piccolo cabotaggio: Slovenia, Romania, Algeria, Tunisia, Iran, Emirati Arabi e Malesia. Secco come un chiodo, dove lo mandavano lui andava, con ammiraglia o senza. Parlava poco e nelle tre stagioni trascorse – unico non polacco – in un team di Varsavia si sedeva in un angolino al tavolo dei compagni e non apriva bocca. L’ultima delle sue 61 vittorie (per distacco, come piaceva a lui) risale al 11ottobre del 2017, la quinta tappa del Tour dell’Iran. Rebellin era uno stakanovista: in 30 anni di carriera ha pedalato quasi un milione di chilometri di cui 150 mila in gara.

Vegano, beveva litri di acqua in cui scioglieva infuso di corallo di Okinawa, si nutriva di quinoa, miglio e amaranto e si faceva le barrette energetiche da solo con materie prime biologiche. A chi gli chiedeva perché non smettesse, lui rispondeva «perché mi piace correre», non si ritirava mai, non arrivava mai oltre metà classifica, non rubava il posto o lo stipendio a nessuno. A due domande non amava rispondere: la traumatica separazione dalla moglie-manager Selina, con cui faceva coppia inseparabile dall’infanzia, e la vicenda doping che per lui fu «un’ingiustizia che ho pagato cara e non voglio più rivivere». La sua difesa accusò il Cio di aver interrotto la catena di conservazione dei campioni di urina, il laboratorio antidoping replicò che tutto si era svolto regolarmente e che la presenza di Epo non aveva nulla a che vedere con la conservazione dei flaconi. La storia è vecchia ma a Rebellin ripensando alla medaglia d’argento dei Giochi olimpici di Pechino della prova su strada che mise in una busta imbottita e spedì all’indirizzo «Coni. Foro Italico. Roma» scappava ancora una lacrimuccia. Lui, il «chierichetto» come lo chiamavano i colleghi da neo professionista per il suo sistematico rifiuto del doping, forse era solo caduto in tentazione per poter competere con i professionisti del farmaco, che avevano un quarto del suo talento.

30 novembre 2022 (modifica il 30 novembre 2022 | 16:43)

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, 2022-11-30 15:54:00, È stato uno dei corridori più vincenti nelle prove in linea del ciclismo italiano moderno. Ha conquistato 64 corse tra cui una Liegi-Bastogne-Liegi, tre Freccia Vallone, una Amstel Gold Race, Marco Bonarrigo

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