Delogu respinta dal ristorante, il titolare: «Non li abbiamo cacciati. Era pieno, poi è arrivata una disdetta»

di Clarida Salvatori

Il proprietario della trattoria di Prati accusata da Andrea Delogu di non aver accettato lei e il suo accompagnatore: «Ho appena aperto figuriamoci se mando via qualcuno. Ho scritto un sms e li ho invitati a bere un bicchiere di vino. Un grande malinteso»

«Questa storia mi ha ferito più di una coltellata. È da poco che siamo aperti e figuriamoci se mando via qualcuno dal mio ristorante. Qui da me entrano tutti, senza colore politico o di genere. Fuori ho esposto la bandiera Rainbow. Accolgo cani e bambini più di proprietari e genitori. Io poi vivo in calzoncini e maglietta, pensa se caccio persone perche vengono in tuta… È stato tutto un grandissimo fraintendimento che ho cercato di spiegare a loro con un messaggio». È dispiaciuto Luciano Bracciantini, il titolare del ristorante in Prati finito al centro della querelle rilanciata sui social dalla conduttrice Andrea Delogu che si è sfogata su TikTok dopo che lo scorso venerdì non era stata fatta entrare per una cena volante dopo l’allenamento in palestra. «Da me mangiano tutti. Mi occupo di ristorazione da anni e so come ci si comporta con i clienti – prosegue – . Quando la coppia è venuta a chiedere avevamo tutti i tavoli prenotati, davvero. Poco dopo me ne hanno disdetto uno e quindi alla telefonata successiva abbiamo detto di sì. L’unico nostro errore è stato non dire subito che nel frattempo c’era stata una disdetta. Nel messaggio che ho inviato, ho raccontato cosa era accaduto e invitavo anche la signora e il suo accompagnatore a venire a bere un bicchiere di vino offerto da noi e a venire a parlare dell’accaduto davanti a un piatto di spaghetti». Anche la sua collaboratrice, la signora che lo scorso venerdì sera ha accolto la Delogu, non si capacita di quanto accaduto. «Proprio io ho parlato con lei – racconta – e quando ho letto la notizia sui social ho pensato che non potevamo essere noi, perché non era affatto andata così. Un attacco senza motivo».

Ci spiega come è andata?
«L’altra sera sono arrivati una signora e un signore e hanno chiesto di poter mangiare, ma i tavoli erano prenotati. Eravamo al completo. Al momento, essendo in rodaggio e avendo aperto da poco, abbiamo deciso di non occuparli tutti tutti perché essendo all’inizio vogliamo offrire il miglior servizio possibile, quindi non c’erano disponibilità. Dopo pochi minuti abbiamo ricevuto una telefonata di disdetta per un tavolo da quattro».

E poi?
«Poi ha richiamato la signora, e un tavolo disponibile in quel momento c’era e le abbiamo detto di sì. Forse abbiamo sbagliato a non specificare subito che era per una disdetta».

Quindi nel vostro ristorante nessun dress code? Non sono stati rifiutati perché erano in tuta?
«Le dico la verità, io non ho nemmeno visto come erano vestiti. Non ricordo proprio che fossero in tuta. Per noi qui la gente può venire anche in costume. Sono tutti clienti. Tanto più che Luciano (il proprietario, ndr) sta sempre in pantaloncini e t-shirt. Non abbiamo nessun interesse a mandar via persone. Anzi, ci piange il cuore. Anche oggi è accaduto, finora abbiamo detto no a sei prenotazioni. perché siamo al completo».

Ma avevate riconosciuto Andrea Delogu?
«Sono sincera, non l’ho riconosciuta. E comunque non sarebbe cambiato molto. Eravamo al completo».

L’altra sera poi com’è finita?
«Ricordo che poi il titolare del ristorante ha scritto un messaggio al numero che ci aveva chiamato. “Ha disdetto ora un tavolo da 4. Non siamo ne scortesi ne maleducati, solo realistici. Se vi va vi accoglieremo con un bicchiere di vino”. Ma non abbiamo avuto risposta. Si è trattato solo di una gigantesca incomprensione. E siamo stati attaccati senza motivo».

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25 settembre 2022 (modifica il 25 settembre 2022 | 18:51)

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, 2022-09-25 21:16:00, Il proprietario della trattoria di Prati accusata da Andrea Delogu di non aver accettato lei e il suo accompagnatore: «Ho appena aperto figuriamoci se mando via qualcuno. Ho scritto un sms e li ho invitati a bere un bicchiere di vino. Un grande malinteso», Clarida Salvatori

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