Democrazia (im)mobile

editoriale Mezzogiorno, 23 febbraio 2023 – 08:07 di Paolo Grassi A Napoli c’ bisogno, per garantire la mobilit dei cittadini, di 613 auto ogni mille abitanti. Dato — riferito da Legambiente nel Rapporto Pendolaria 2023 — peraltro in costante e cospicuo aumento da diverso tempo. Numeri che si traducono anche in 55 ore l’anno (pari a circa due giorni e mezzo) trascorse seduti al volante. A Milano, tornando al tasso di motorizzazione, non si supera quota 558; a Londra si scende a 360; mentre a Parigi si arriva addirittura a 250 veicoli registrati ogni mille residenti. Un trend, quello partenopeo, che trova riscontro anche in un altro dato del dossier diffuso ieri: in meno di dieci anni, in Campania, i fruitori di importanti fette del trasporto pubblico locale sono diminuiti — ma sarebbe pi opportuno parlare di crollo — del 44%. Quasi uno su due ha deciso, o stato costretto a decidere, di utilizzare (soprattutto) la propria vettura per spostarsi, dunque. Un record. Negativo, ovviamente. Che conferma quanto sia ogni giorno pi complicato muoversi in regione, e principalmente nell’area metropolitana di Napoli, non utilizzando l’auto (fermo restando l’elevatissimo rischio si restare imbottigliati nel traffico). Eppure la mobilit, non soltanto quella sociale, dovrebbe essere sinonimo di democrazia. E quando a un cittadino non sempre garantita la possibilit di spostarsi liberamente con il trasporto pubblico — per arrivare al lavoro o a scuola possibilmente in giornata e magari senza inconvenienti — come se gli venisse negato un diritto fondamentale. Con il risultato di rendere ancora pi evidenti le disparit di classe e, fatto persino peggiore, di contribuire a diffondere il virus della rassegnazione. Quella che poi porta, alla fine della giostra, tante persone ad abbandonare la voglia di partecipazione. Anche quella elettorale. E non bastano — non possono bastare — le rassicurazioni istituzionali, a tutti i livelli, di inaugurare stazioni, di attivare presto nuove-vecchie linee su ferro e su gomma, di far ripartire in tempi accettabili asset storici di trasporto fermi per manutenzione, di essere prossimi all’acquisto di nuovi treni etc. I servizi pubblici dovrebbero funzionare sempre e bene. Non poi. I cittadini, quelli che utilizzano la loro vettura, avrebbero invece diritto a una viabilit degna di questo nome e non a imbattersi — come purtroppo accade spesso — in una buca ogni pochi metri. E avrebbero diritto anche a passeggiare in strade pulite e sicure. O, cambiando ambito, a un welfare pi incisivo e inclusivo. A una sanit dotata di un adeguato numero di medici. La democrazia questa. Senn vince e vincer sempre il notabilato. Che si nutre e prolifera nella rassegnazione.La stessa che si prova guardando ai numeri — anticipati qualche settimana fa proprio su queste colonne — relativi alla spesa pubblica allargata in Italia: se per un cittadino della Valle d’Aosta la Pubblica amministrazione e le imprese pubbliche nazionali, regionali e locali investono mediamente 23.995 euro ogni anno (si tratta della cifra pi alta nel Paese); per un campano il dato si ferma praticamente a met: 11.958 euro, che rappresentano l’ultimo gradino della classifica italiana. 23 febbraio 2023 | 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

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