Dispersione scolastica: come INVALSI può supportare le scuole per ridurla

Di Roberto Ricci*

All’inizio dello scorso mese di luglio sono stati pubblicati i primi risultati delle prove INVALSI 2022. Come di consueto, la presentazione del rapporto annuale INVALSI ha avuto una vasta eco sulla stampa e nel dibattito nazionale. Il quadro che esce della scuola italiana è molto complesso e, per definizione, parziale, molto difficile da sintetizzare in poche parole. Tuttavia, si può dire che sembra essersi fermato il calo dei risultati in seguito alla pandemia, ma ancora stentano a vedersi segnali rilevanti di ripresa. Ma al di là delle sintesi più o meno efficaci che si possono fare delle tantissime analisi, l’aspetto più importante è ipotizzare alcune linee d’intervento che INVALSI intende sostenere già a partire dall’avvio dell’anno scolastico.

Molto si è detto dell’uso formativo dei dati che ciascuna scuola ha a propria disposizione a partire già alla ripresa delle attività. Questa possibilità rimane pienamente anche per il prossimo futuro e riveste certamente un ruolo molto importante se si vuole sostenere l’azione di ciascuna scuola anche su una base empirica solida e robusta. Ma in questa sede si vuole aggiungere una prospettiva nuova, legata alla specificità di questo momento e dei prossimi anni.

Infatti, grazie al PNRR molte scuole hanno ricevuto finanziamenti consistenti per promuovere azioni di contrasto alla dispersione scolastica che affligge i nostri giovani in misura ancora troppo elevata rispetto alla media europea. Come noto, il PNRR pone come traguardo la riduzione entro il 2026 al 10,2% della dispersione scolastica media del nostro Paese. Si tratta di un obiettivo fondamentale e cruciale, ma anche molto ambizioso e di non facile raggiungimento. Tuttavia, INVALSI può fornire un valido aiuto per monitorare le azioni intraprese e per individuare rapidamente i potenziali destinatari delle misure progettate dalle singole scuole, già a partire dall’anno scolastico 2022-23.

infatti noto che gli allievi più esposti al rischio di dispersione sono quelli più fragili, quasi sempre con esiti scolastici molto deboli e non in linea con i traguardi posti dalle Indicazioni nazionali o dalle Linee guida. Le difficoltà d’intervento aumentano anche a causa del fatto che il rischio dispersione scolastica si manifesta soprattutto nelle fasi di passaggio da un ordine scolastico all’altro. Soprattutto all’inizio della scuola secondaria di secondo grado non è immediato individuare prontamente gli allievi più fragili e, tipicamente, ciò richiede alcuni mesi, mettendo a forte rischio la promozione dal primo al secondo anno. È nello stesso tempo noto a tutti che la bocciatura è sovente l’anticamera dell’abbandono o comunque l’inizio di un percorso molto accidentato che spesso si conclude con il conseguimento di apprendimenti del tutto inadeguati. Rispetto a questo problema INVALSI può fornire un valido aiuto alle scuole e intende investire le proprie risorse a supporto alla realizzazione del PNRR istruzione, relativamente alle misure per la riduzione dei divari territoriali e a contrasto della dispersione scolastica. Già dal 2019 INVALSI ha messo a punto una misura a supporto dell’individuazione della fragilità negli apprendimenti, la cosiddetta dispersione scolastica implicita.

Come ogni misura, anche l’indicatore INVALSI rappresenta uno strumento da utilizzarsi insieme ad altri, di volta in volta scelti dalla scuola in base alla specificità della singola situazione. Tuttavia, l’indicatore di fragilità INVALSI permette di individuare precocemente gli studenti che maggiormente sono esposti ai rischi connessi all’insuccesso scolastico, sovente l’anticamera dell’abbandono vero e proprio.  Vediamo quindi più da vicino cos’è la dispersione scolastica implicita e come la sua individuazione potrebbe rappresentare uno strumento molto utile per prevenire la dispersione scolastica vera e propria.

Da alcuni anni i risultati INVALSI di ciascun allievo sono resi alle scuole non solo nella forma di un punteggio, ma anche di un livello che esprime il grado di raggiungimento dei traguardi posti dalle Indicazioni nazionali per il curriculo per le materie oggetto di rilevazione (Italiano, Matematica, Inglese). In base a questo, sono considerati in dispersione scolastica implicita, ossia in condizione di fragilità negli apprendimenti conseguiti, gli allievi che abbiano ottenuto esiti congiuntamente in tutte molto bassi. È quindi del tutto evidente che gli allievi così identificati sono quelli a maggiore rischio di insuccesso. La scommessa che INVALSI ha deciso di assumere è quella di essere di supporto a tutte le scuole interessate fornendo questa informazione sin da subito, in modo che esse possano disporre di un ulteriore strumento per la loro progettazione.

L’intenzione è quella di fornire un supporto concreto alle singole istituzioni scolastiche, senza alcuna intenzione di sostituirsi ai docenti o ai dirigenti scolastici, ma con lo scopo di aggiungere un’informazione che non può essere tratta direttamente dai voti di scuola o che, comunque, richiederebbe molto tempo per essere acquisita.

Leggi l’articolo integrale pubblicato nel numero di settembre di Tuttoscuola

*Presidente INVALSI

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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