Zero. Come i soldi spesi finora dei fondi Pnrr contro il dissesto idrogeologico. L’Europa ha destinato all’Italia per questo tipo di interventi un finanziamento di circa 2,5 miliardi da qui al 2026. Fondi in capo al ministero dell’Ambiente, risorse a chiamata in base ai progetti presentati dalle regioni che a loro volta li destinano pro-quota ai Comuni una volta individuate le priorit. Interventi sofisticati che presuppongono una pianificazione puntuale. Parliamo di opere ingegneristiche di contenimento come le vasche di laminazione, le casse di espansione, il dragaggio di fiumi, il contenimento dei cigli franosi, che richiedono strutture tecniche iper-specializzate che gli enti locali raramente hanno.
Un coacervo di progetti senza alcuna pianificazione centrale, tanto meno regionale. L’ex viceministro all’Ambiente, Roberto Morassut, racconta la galleria degli errori di questi anni. Aveva la delega contro il dissesto idrogeologico. Padre di una riforma rimasta lettera morta. Il decreto 77 del Pnrr, che avrebbe semplificato le procedure di esproprio per favorire gli interventi di demolizione che andrebbero affidati ai prefetti pi che ai sindaci condizionati dai legami sul territorio e dal consenso di lungo termine. Con nuclei regionali di valutazione delle priorit e una pagella per le regioni. Una patente di merito per chi i fondi li spende e chi invece no e dunque inadempiente e a cui andrebbero — dice Morassut — sottratti i fondi. Tutto fermo. Come la creazione di task force provinciali fatte di ingegneri, geometri, esperti di morfologia del territorio: figure mancanti, sul mercato. Figure che latitano gi nelle universit, per la scarsa riconoscibilit sociale che portano con s. E poi stipendi troppo bassi nel pubblico impiego per attrarre i pi talentuosi. Il resto lo fa l’inflazione. Perch il costo dei materiali lievitato oltre modo. E le imprese edili che dovrebbero fare quei lavori si tengono alla larga. Il ministro Fitto invita a distinguere tra soldi impegnati e soldi effettivamente spesi. Perch il lessico anche stavolta sostanza. E la gran parte delle risorse accantonate dai Comuni per questi progetti finiscono per arricchire la contabilit delle gare deserte. Pi di qualcuno segnala la concorrenza sleale del Superbonus al 110% che negli ulti mi tre anni ha spostato la domanda di opere sul residenziale-civile impegnando le poche aziende (e le poche competenze rimaste) in opere meno sofisticate da un punto di vista ambientale e sicuramente con minori rischi di contenzioso.
E poi l’assenza con cui il legislatore ha normato il consumo di suolo. Privilegiando le nuove opere sulla manutenzione di quelle vecchie, evitando di fare chiarezza anche sulla pletora di incentivi che riguardano le ristrutturazioni edilizie, segnala Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. L’ultimo cortocircuito lo segnala Alessandro Trigila, ricercatore dell’Ispra a capo del dipartimento dei fenomeni franosi, che denuncia la difficolt nel capire quanto (e come) le regioni comunicano al ministero dell’Ambiente le richieste di finanziamento per gli interventi contro il dissesto. Lo prevede un Decreto della Presidenza del Consiglio di novembre 2021. Inattuato.
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, 2022-12-04 22:36:00, Gli interventi riguardano opere ingegneristiche di contenimento come le vasche di laminazione, le casse di espansione, il dragaggio di fiumi e il contenimento dei cigli franosi, Fabio Savelli