Diventa un docu-film la storia di Ralph, marine italoamericano e dirottatore a 20 anni

di Stefania Ulivi

Il regista Alex Infascelli porta al cinema Raffaele Minichiello: nel 1969, a Los Angeles, costrinse col fucile i piloti di un Boeing a far rotta su Roma. Abbandonato dal padre, reduce, si sent tradito dagli Usa: Una vita di occasioni perdute e lutti

Stanley Kubrick, Francesco Totti e Raffaele “Ralph” Minichiello, un veterano del Vietnam emigrato in America dall’Irpinia, autore del pi lungo dirottamento della storia dell’aviazione. Mondi e personalit assai distanti. A unirli, con un filo rosso fiammante, ci ha pensato Alex Infascelli che dopo aver raccontato uno dei registi pi elusivi della storia attraverso gli occhi del suo fedele autista Emilio D’Alessandro (S for Stanley) e l’ex capitano della Roma dalla sua viva voce ( Mi chiamo Francesco Totti ), ha scelto di concentrare la sua attenzione sul protagonista di una vicenda pi incredibile della trama di un film. Quella del James Bond dei dirottamenti, come titolarono i giornali italiani. Il 31 ottobre 1969, la notte prima del suo 20 compleanno, Minichiello sal su un Boeing 707 della Twa diretto da Los Angeles a San Francisco con un fucile e costrinse i piloti a fare rotta prima su New York, dopo una sosta a Denver, quindi a Fiumicino dove atterr 19 ore dopo.

Le promesse tradite ai reduci Usa

A attenderlo sulla pista dello scalo romano, un’auto con cui prov a fuggire. Arrestato nei pressi del Santuario del Divino Amore fu processato in Italia: 7 anni e mezzo chiese l’accusa, la condanna fu di un anno e mezzo. Considero questo nuovo film, Kill me if you can – in sala dal 27 febbraio al 1 marzo con Wanted -, come la conclusione di una trilogia su un tema comune: la figura del padre. Un tema che mi sta a cuore, essendo rimasto orfano a 9 anni e essendo diventato padre diciamo autodidatta, senza una guida a cui potermi riferire, dice Infascelli a 7. Nel caso di Ralph, i padri con cui fare i conti sono due. Il suo, che trascin la famiglia da Melito Irpino, allora un paesino di duemila abitanti senza energia elettrica e acqua corrente, fino a Seattle, salvo poi abbandonarli; e l’America, da cui, giovanissimo marine pluridecorato, si sent tradito. Le promesse ai reduci non furono mantenute. Il dirottamento per lui era un modo per denunciarlo.

Nei Marine quando aveva 17 anni e mezzo

Era entrato nei Marine a 17 anni e mezzo per dimostrare di essere americano come gli altri. E, nonostante i suoi sforzi, il Paese adottivo gli aveva voltato le spalle. Lo spunto di partenza stato il libro di Pier Luigi Vercesi Il Marine. Storia di Raffaele Minichiello. Mi ci sono imbattuto quando gi la storia di Ralph mi aveva intrigato. Conoscevo la vicenda del dirottamento per questioni familiari: mio zio era un pilota, quella sera era di servizio, ne ho sempre sentito parlare. E a spingermi verso Ralph c’era anche un mio legame personale con Seattle e Los Angeles, ricostruisce il regista 55enne, due posti che conosco bene per averci vissuto a lungo. La sua una storia di occasioni perdute, voltafaccia, mancanze, lutti che straziano il cuore. Con l’esperienza della guerra vissuta da ragazzino che ha lasciato pi segni di quanto lui stesso fosse consapevole, come certificato dalla diagnosi di Ptsd (disturbo da stress post-traumatico) riconosciuta solo nel 2009.

L’incontro tra il regista e l’ex dirottatore

Il primo incontro tra i due, ricorda Infascelli, stato intenso e surreale. Era contento ma anche un po’ turbato all’idea che la sua vita fosse stata raccontata in un libro e che io volessi farne un film. Aveva ricevuto gi proposte dal cinema. Era stato contattato da Carlo Ponti, pi di recente anche da Mel Gibson. L’ho convinto e mi ha detto: so che al montaggio potrai fare ci che vuoi dei miei racconti ma se fai qualcosa che offende la mia dignit mi presento con una mazza da baseball. Gli ho creduto: ho cercato di essere all’altezza della fiducia accordatami. E come memento ho tenuto una mazza da baseball nello studio di montaggio, dice sorridendo. Il risultato un documentario dove si mescolano le diverse vite e i diversi mondi di Ralph. L’infanzia poverissima in Irpinia, il terremoto che spinse la famiglia a emigrare, gli anni della scuola, dove veniva chiamato mafioso, l’ingresso nei Marine, la guerra in Vietnam, il dirottamento. E poi la vita dopo il carcere, da cui usc nel 1971; la popolarit da cui fu attratto ma da cui rifugg. L’amore per la prima moglie Cinzia, la nascita dei figli, il bar romano di corso Francia e il distributore di benzina con le tre bandiere: italiana, statunitense e europea. Il lutto, un nuovo amore, un nuovo lutto, nuovi lavori. L’incontro con la fede. E strani giochi del destino che hanno riguardato anche il regista.

Il primo a vendere skateboard a Roma

Ho scoperto che da ragazzo l’avevo conosciuto. stato il primo a commercializzare gli skateboard a Roma, il mio l’ho comprato da lui, era un mito per noi ragazzi. Incredibile. Oggi Minichiello tornato a vivere a Seattle, lavora come magazziniere. Ha preso le ferie per venire a presentare il doc alla Festa di Roma, dove passato in anteprima. stato felice delle attenzioni, ma anche contento di tornare alla sua vita. Mi ha colpito il candore che mantiene nonostante abbia vissuto cose terribili, e nonostante le zone grigie che lasciano aperte tante domande. Non si immerge negli abissi che ha conosciuto: non Conrad, Voltaire. Un personaggio unico, se ne accorse anche Pasolini che scrisse un articolo su di lui sul Tempo: un delitto tenerlo in prigione, una cosa contronatura, il suo occhio ridarello rendeva la legge bieca e ridicola. Ralph, conclude Infascelli, riuscito a salvarsi a modo suo, ora la fede in Dio a dargli la forza. Lui dice che i due libri della sua vita sono stati il manuale per l’uso del fucile dei Marines e La Bibbia .

22 febbraio 2023 (modifica il 22 febbraio 2023 | 08:27)

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