Djokovic vince la finale degli Australian Open per la decima volta: torna il numero uno

di Gaia Piccardi

Djokovic-Tsitsipas risultato della finale degli Australian Open 6-3, 7-6, 7-6. Il serbo conquista lo Slam numero 22 e raggiunge Nadal in testa alla classifica all time

Il Djokovic Open, dopo un anno di sbandamento (Nadal 2022) causa assenza forzata, torna tra le mani di pap. Si riabbracciano, finalmente, Novak Djokovic e Norman (il trofeo del primo Slam stagionale porta il nome di Norman Brookes, campione aussie di inizio ‘900), la coppa che nel 2017 Roger Federer port sulla neve delle Alpi svizzere, l’amore trionfa e la rincorsa del Djoker all’immortalit – il sogno di ogni essere umano – continua. Intascato l’assegno di 2.975.000 dollari australiani, il campione serbo pu prendere il pallottoliere e aggiornare la contabilit: l’Australian Open conquistato in tre set (6-3, 7-6, 7-6) su un inerme e falloso Stefanos Tsitsipas il 22 titolo Slam (eguagliato Nadal), il 10 a Melbourne dove non ha mai perso una finale e dove, correva il lontano 2008, cominci a edificare la sua personalissima leggenda.

In cima a un torneo affrontato in condizione fisica imperfetta, lasciato per strada appena un set in sette match, Djokovic completa l’opera annichilendo il greco senza dover produrre il suo miglior tennis perch il carisma che il serbo porta in campo, corroborato dai numeri di una carriera fuori dal normale, a scavare la differenza con gli altri, ancor prima che sia giocato un quindici. Break al quarto game, comincia cos: Djokovic in pressione mette subito Tsitsipas nell’angolo, il greco ci mette del suo perdendo la misura del dritto. 3-1 e primo set, virtualmente, finito. 6-3 per il serbo, infatti, favorito dalla percentuale insufficiente (60%) del rivale di prime palle in campo, da 11 errori gratuiti di Stefanos, assolutamente non all’altezza della sfida. Il secondo set deciso dal tie break, a cui si arriva perch Tsitsipas sale di livello, Djokovic s’innervosisce (occhiatacce e soliloqui verso il suo angolo, dove coach Ivanisevic cerca di interpretarlo con il terrore negli occhi), annulla una letale palla break nel decimo game ( un set point: dritto di sfondamento da fondo), gli scambi si allungano. Ma ancora il dritto a tradire Stefanos, rimesso in carreggiata da un provvidenziale doppio fallo del Djoker (4-3) al bivio del set. L’ennesimo dritto fuori misura rimanda avanti il serbo (5-4), ed significativo che il numero 4 del mondo si consegni al fuoriclasse serbo rinunciando al colpo migliore del repertorio. L’avversario non chiede di meglio: chiude 7-4 (7-6) e a questo punto nella Rod Laver Arena non c’ pi nessuno che crede che questa finale possa cambiare nome, cognome e indirizzo. Non la velocit del servizio a difettare a Tsitsipas, la costanza. Nel secondo set le percentuali crescono ma non basta, non ancora. Ben 17 errori non forzati, restando a fondo campo a palleggiare con il miglior palleggiatore del circuito, sono una follia. Ma oggi Tsitsipas, a differenza del guizzo che ebbe con Sinner negli ottavi, ha lasciato le sue magie in spogliatoio. Il terzo set lo dimostra: break del greco al primo game, immediato contro break di Djokovic, che forse sa di avere le energie contate e non vuole correre rischi. il tie break a decidere, e qui Novak con mestiere gira la manopola e aumenta l’intensit. Non ha voglia del quarto set, e se si riacutizzasse il risentimento alla coscia? Chiude respirando a bocca aperta come un pesce 7-5 (7-6) in 2h55’ una finale bruttarella ed esangue, di qualit incerta, che non ha mai creduto alla possibilit di cambiare padrone. Con l’indice si tocca la testa e il cuore, si lascia andare a un pianto liberatorio: voleva questo titolo per cancellare il caso diplomatico internazionale creato l’anno scorso, lo ha avuto.

E’ stato un Australian Open in salita per Djokovic, arrivato a Melbourne con in dote l’infortunio muscolare alla coscia destra rimediato ad Adelaide (torneo vinto su Korda), abile come sempre nella gestione delle difficolt puntellandosi sull’esperienza (e sull’ingresso nel team di Claudio Zimaglia, il fisio di Sinner ai tempi di Riccardo Piatti), come sempre lamentoso (Gli altri stanno poco bene e non dite niente: perch mettete in discussione solo i miei, di infortuni?), polemico con Eurosport che aveva criticato un suo toilet break preceduto da un piccolo malinteso con il giudice di sedia, pronto a scendere in campo per difendere a spada tratta il padre Srdjan, filmato mentre festeggiava il successo in semifinale del figlio sull’americano Paul insieme a un gruppo di simpatizzanti di Putin (La mia famiglia conosce bene la guerra, siamo per la pace, mio padre non ha fatto nulla di male): in quest’ultimo caso, per, c’ un video che ha fatto il giro del mondo, non sempre colpa di quei cattivoni dei giornalisti (Il mio problema dell’anno scorso con la dogana australiana stato raccontato male). Perch sia contento, insomma, il mondo deve girare intorno al sole Djokovic, il campione egocentrico (quale fuoriclasse dello sport non lo ?) che a forza di braccia si riprende il numero uno del mondo, quella vetta del tennis che ha gi occupato per 373 settimane, di cui 122 consecutive. Il decimo Australian Open gli permette di salire in doppia cifra in un torneo dello Slam come nella storia del tennis solo Rafa Nadal stato capace di fare (14 titoli del Roland Garros), ormai – ritirato Roger Federer – la sfida per la grandezza tra Serbia e Spagna, con Rafa dal chilometraggio illimitato ormai agli sgoccioli (e anche lui alle prese con l’ennesimo infortunio) e Novak a 35 anni certo di avere davanti ancora tempo, strada, tennis, ulteriore leggenda. Il 22esimo Major della carriera, agguantato giocando poco (per motivi di vaccino) in pandemia con tutte le polemiche che ne sono conseguite, ci dice che le doti di passista del ragazzo di Belgrado che cominci a giocare a tennis sul fondo di una piscina vuota sotto le bombe della Nato sono inesauribili.

Ha ragione John McEnore quando dice al Corriere che tra i Big Three Novak quello a cui stato dato in sorte il compito pi ingrato: inserirsi nella rivalit tra Federer e Nadal, l’ossigeno e l’idrogeno della formula dell’acqua. Il diabolico Djoker non solo ci riuscito, ma superer entrambi (con Federer, ritirato a quota 20 Slam, ci gi riuscito), forse gi a Parigi. la convinzione di essere in credito con il destino la benzina di un campione enorme e imperfetto che spacca il tennis. Non solo nel senso che non mette d’accordo tutti, ma anche perch il tennis – finita l’era Djokovic – non sar pi lo stesso.

29 gennaio 2023 (modifica il 29 gennaio 2023 | 18:25)

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