Proprio in questi giorni il tema delle retribuzioni degli insegnanti è al centro di un dibattito che ha coinvolto la politica. Sul settimanale de La Stampa ‘Specchio’ arriva la storia di Francesco Castrogiovanni, docente alla Scuola Europea di Bruxelles, che prima del trasferimento era di ruolo in Sicilia.
Il docente racconta che quando insegnava in Sicilia, “mi sono trovato ad affrontare negli anni un doppio disagio, progressivamente più forte. Ero alle prese con le serie difficoltà economiche di tanti padri separati, gravati da un ingente assegno di mantenimento, da un affitto e dalle spese legali e mentre lo stipendio perdeva potere d’acquisto, assistevo ai cambiamenti della scuola che cercava, sì, di modernizzarsi, ma che in realtà perdeva qualità“.
L’insegnante spiega che “i problemi economici sono spiegabili da una semplice constatazione: il potere d’acquisto dei docenti italiani confrontato a quello dei colleghi europei precede solo Grecia, Polonia, Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia e repubbliche baltiche e vale meno della metà di quello dei colleghi tedeschi. In quella situazione ero perciò povero, a rischio indigenza e costretto ad arrangiarmi con lavori aggiuntivi. Senza ripetizioni a raffica non avrei potuto mettere insieme, come si dice, il pranzo con la cena…”
Secondo Castrogiovanni, “uno Stato che consente che i suoi servitori onesti siano dei pezzenti è uno Stato senza dignità. Uno Stato ed un Paese, l’Italia, di cui potevo legittimamente vergognarmi“.
“Oggi mi trovo ad insegnare con mandato di sei anni in una scuola internazionale di Bruxelles – spiega l’insegnante -. Ho potuto così conoscere nuovi modi di fare didattica e confrontarmi con colleghi di ogni parte d’Europa“.