Docenti bocciano la scuola che non boccia: scuola inutile, non studierebbero, meglio organizzare una partita di calcio, grazie alle bocciature ho imparato a curvare con gli sci. I commenti

La recente discussione sulle bocciature nelle scuole italiane ha scatenato un acceso dibattito sui social media, in particolare su Facebook. Mentre l’esperto pedagogista Daniele Novara si è schierato contro le bocciature, sostenendo che esse siano prive di una reale utilità, numerosi commentatori hanno espresso opinioni contrastanti. Ecco alcuni dei commenti più paradossali e divertenti che abbiamo trovato!

Iniziamo con Elisabetta, che ha condiviso la sua esperienza personale sullo sci. “Faccio sempre questo esempio: io e mio fratello abbiamo iniziato a sciare insieme, io a 7 anni e lui a 4. Mentre lui progrediva molto rapidamente, io non riuscivo a fare le curve con gli sci uniti. Ho ripetuto 3 volte lo stesso corso. Nello stesso tempo, mai nessuno mi ha proposto di fare piste che erano inaccessibili per il mio livello. Ho imparato coi miei tempi, ma ho imparato. La bocciatura è uno strumento pedagogico, non una sanzione, va solo spiegato bene.

Alessandra ha preso una prospettiva interessante: “Bisogna insegnare ai ragazzi che se non si impegnano nello studio rischiano la bocciatura e in futuro se non si impegnano nel lavoro rischiano il licenziamento! Quindi io sono molto favorevole alla bocciatura!

Mario, invece, ha espresso un punto di vista singolare. “Una scuola senza bocciature è come non frequentarla. Che differenza ci sarebbe tra uno che non frequenta la scuola ed uno che la frequenta senza alcun profitto? E non c’è alcun dubbio che se nella scuola non ci fosse la possibilità di bocciatura molti la frequenterebbero senza apprendere nulla.

Molti commenti hanno evidenziato una idea molto dibattuta che investe il ruolo della scuola. Vito ne esemplifica lo spirito: “Forse prima di tutto bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa deve essere la Scuola. Se deve essere l’istituzione tutto fare che sopperisce al venir meno del ruolo della famiglia, dell’oratorio, del campetto di periferia e chi più ne abbia più ne metta fino a rendere marginale l’apprendimento, allora va bene quello che dice Novara. Salvo poi lamentarci che ‘sti ragazzi non capiscono una cippa di niente, non sanno nominare più di 3 regioni, ritrovare un fiume su una cartina, inquadrare le notizie in un contesto storico, fare due calcoli per capire la convenienza di una proposta di contratto e perfino calcolare un prezzo scontato.

Ludovico la mette sul pragmatico, fornendo un esempio molto specifico: “Se un ragazzo in prima non capisce le scomposizioni o i prodotti notevoli come può operare con sistemi di disequazioni fratte di secondo grado?!?

Viviamo in un mondo imperfetto e Monica ne ha piena consapevolezza, “In un mondo perfetto gli studenti sarebbero animati dal desiderio di imparare, nel mondo reale la maggior parte di loro studia per stare promosso. Lo abbiamo visto molto bene nel 2020…“. E Monica2, (che non è la Monica di prima, ma una omonima) conclude il concetto: “Continuiamo a crescere ragazzi che pensano di ottenere tutto senza fare niente, senza nessuno sforzo. Se ci sono le capacità e manca l’impegno, è giusto far ripetere l’anno.

Erika, pedagogista, fa valere il suo titolo per dare autorevolezza al suo dissenso agli approcci buonisti: “Sono pedagogista anche io ma dissento da questi approcci buonisti. La bocciatura non è una punizione ma un atto dovuto, anche per rispetto degli studenti meritevoli.

Infine, Gloria, che prova a mettere tutti d’accordo. Forse questo gran dibattere è inutile, forse potremmo evitare tutto questo chiacchiericcio social sull’argomento, perché Novara parla di un dato di fatto: “Discorso inutile. – scrive – Tanto non si boccia più.”

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