Un ritratto della scuola italiana alquanto preoccupante quello dipinto dalla Fondazione Rocca, in collaborazione con l’Associazione TreELLLe. che ha redatto il rapporto “Scuola, i numeri da cambiare” presentato ieri, 17 novembre, a Roma. Il rapporto è stato presentato dal curatore del volume Giovanni Biondi e dal presidente Gianfelice Rocca, alla presenza, tra gli altri, del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, del direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto, del presidente dell’Associazione TreELLLE Attilio Oliva e il presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo ed ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.
I dati che emergono dal rapporto sono interessanti, così come fa notare Il Corriere della Sera. L’indagine prende in esame i cambiamenti della scuola italiana degli ultimi dieci anni, dal 2010 al 2020. A livello generale è possibile affermare che, secondo l’analisi, la scuola italiana non è cambiata. Non è peggiorata, quello sì; ma i suoi problemi strutturali non sono stati risolti.
Studenti poco preparati, soprattutto al Sud
In più è stato registrato il 7,3% di dispersione implicita, fenomeno abbastanza grave che riguarda tutti quei giovani che completano il proprio percorso di studi senza però avere nessuna competenza fondamentale. Da sottolineare anche le differenze tra la preparazione degli studenti del Nord e quelli del Sud: si parla del 15% di differenza. La spesa per l’istruzione in Italia, in ogni caso, non sembra essere così ridotta rispetto agli altri paesi europei.
Secondo il presidente di Confindustria Carlo Bonomi bisognerebbe concentrarsi proprio sugli studenti: “Tra un po’ avremo più insegnanti che studenti a causa della crisi demografica. Non possiamo permetterci il 27 per cento di Neet: purtroppo le riforme finora sono state fatte più per gli insegnanti che per gli studenti con uno scambio sindacale che non è la strada giusta neppure per insegnanti e dirigenti scolastici. E questo non ha inciso sull’occupabilità degli studenti alla fine del percorso”.
Chi vuole fare l’insegnante?
In quanto al corpo docente, nel rapporto si legge che l’età media degli insegnanti in Italia è addirittura la più alta d’Europa (50,2 anni). Le prospettive per chi fa il docente non sono rosee dal punto di vista economico: pare che il massimo salariale si raggiunga solo dopo 39 anni di professione. Forse è anche per questo motivo che si tratta di un mestiere poco appetibile: soltanto un laureato su 100 sogna di fare l’insegnante.
Come sottolineato da Il Sole24Ore, l’Italia ha inoltre il numero di studenti per docente più basso dei Paesi Ue; ma se il 98% degli insegnanti è felice del suo lavoro, solo il 21% trova lo stipendio soddisfacente.
, 2022-11-18 09:04:00, Un ritratto della scuola italiana alquanto preoccupante quello dipinto dalla Fondazione Rocca, in collaborazione con l’Associazione TreELLLe. che ha redatto il rapporto “Scuola, i numeri da cambiare” presentato ieri, 17 novembre, a Roma. Il rapporto è stato presentato dal curatore del volume Giovanni Biondi e dal presidente Gianfelice Rocca, alla presenza, tra gli altri, del […]
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