This is one unbelievable extension.,
+ 224%. E’ l’incremento del numero di posti assegnati a docenti precari nella scuola statale italiana tra l’anno scolastico 2015-16 (per intendersi dopo l’infornata di immissioni in ruolo attuata dalla bistrattata “Buona Scuola”) e lo scorso anno scolastico (2021-22).
Per questo il servizio lanciato ieri da Tuttoscuola ha fatto rumore. E per questo si parla di precariato scolastico fuori controllo: il numero di contratti a tempo determinato è arrivato l’anno scorso al numero monstre di 225 mila (su un totale di circa 900 mila posti di docente assegnati). Il tasso di precarietà nella scuola italiana ha raggiunto quindi il 25%. Un docente su quattro è precario. E nel corrente anno scolastico 2022/23 si stima che si sia arrivati a oltre 240mila posti precari. Quanti gli abitanti di una città come Verona, per dare un’idea. Docenti con gli stessi carichi di lavoro e di responsabilità degli altri, ma considerati di fatto di serie B. Trattati come i peones della scuola. Inaccettabile.
Inevitabili gli effetti sugli studenti, in particolar modo su quelli fragili, oltre che sulla vita dei docenti, riconfermati di anno in anno, spesso in scuole diverse.
Dopo il servizio sullo tsunami che colpisce ogni anno oltre la metà degli alunni con disabilità, continua l’inchiesta di Tuttoscuola sui mali della discontinuità didattica e su una precarizzazione del personale scolastico che sta diventando insostenibile, incoerente, autolesionista. La scuola, la pietra angolare della società, è precaria. Quale architetto costruirebbe mai un edificio su queste basi?
Come i suoi predecessori, anche il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara – che ha ereditato questa situazione – cerca una soluzione. Previsto infatti un piano di reclutamento per 70 mila posti di docenza per il 2024, di cui circa 20 mila per il prossimo settembre, e in parte riservati ai docenti precari. Un piano imponente, ma, data l’entità che il fenomeno ha raggiunto, può essere visto solo come un primo passo. Infatti, dall’analisi dei dati ufficiali pubblicati nel Portale scuole del Ministero per il 2021/22 fatta da Tuttoscuola, quei 70 mila posti – ammesso che alla fine vengano tutti coperti da vincitori dei prossimi concorsi (come purtroppo non è avvenuto negli ultimi anni) – copriranno meno di un terzo del fabbisogno.
E il tempo per intervenire sul prossimo anno scolastico è poco: entro un mese deve essere varato il decreto sugli organici, e le anticipazioni fornite nell’incontro tra Ministero e sindacati non sono buone (si parla di soli 9 mila posti di sostegno in deroga stabilizzati, che peraltro erano stati previsti dalla legge di stabilità del 2021).
Nelle prossime notizie facciamo una mappatura dell’abnorme fenomeno del precariato delle cattedre del paese: un terzo dei docenti con contratto a tempo determinato hanno da 45 anni in su. Come per molti altri indicatori della scuola italiana, la situazione è molto disomogenea sul territorio: in Campania ci sono 34 docenti precari ogni 100 classi. In Piemonte 80. Dati medi, che nascondono classi in cui quasi tutti i professori sono precari e cambiano quasi ogni anno: il diritto allo studio di quegli studenti vale come quello degli altri?
Nell’inchiesta avanziamo anche alcune proposte per invertire la tendenza. A partire da un piano di assunzioni a tempo indeterminato molto più robusto. Per quanto riguarda in particolare i posti di sostegno, andrebbero ridotti in modo consistente quelli in deroga, portandoli gradualmente ad una quantità fisiologica tra il 5% e il 10% (dal 40% attuale).
Un’altra misura che si potrebbe adottare è quella di dare la possibilità alle scuole di confermare i docenti con contratto a tempo determinato rinnovando il contratto per ulteriori due o tre anni, invece di alimentare annualmente il carosello dei docenti. Una soluzione simile era stata già sperimentata negli anni settanta dello scorso secolo a livello nazionale ed è attualmente in parte adottata in Provincia di Trento. Questa misura – che trova un appoggio normativo nell’autonomia organizzativa prevista dal dpr 275/99 – sarebbe utile, con gli opportuni adattamenti alle regole sulle graduatorie e ai contratti collettivi integrativi, a limitare il fenomeno della discontinuità didattica su tutti i posti, non solo quelli di sostegno.
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