Passa il tempo, cambiano le leggi, anche nella scuola, ma per i 15mila docenti precari di religione tutto si è fermato a quattro lustri fa. Perché di immissioni a tempo indeterminato per loro non se ne parla, se non attraverso dei concorsi ordinari (ma con una quota riservata davvero ridotta) approvati per via legislativa ma mai banditi. La questione, del resto, è controversa, poiché c’è il ruolo non indifferente della Cei da rispettare: non a caso, i vescovi continuano a mantenere (e a gestire annualmente) almeno il 30% di supplenti rispetto all’organico di diritto.
Gli esiti nei tribunali
Anche l’iter giudiziario procede con estrema lentezza. La buona notizia è nella sentenza della Corte di Giustizia europea del 13 gennaio scorso, che ha condannato l’abuso dei contratti a termine sottoscritti dai docenti di religione che hanno svolto più di 36 mesi di servizio: grazie a quella presa di posizione dei giudici di Lussemburgo, infatti, nelle settimane successive le Corti d’Appello italiane hanno cominciato a fare assumere i docenti.
Ma per ora si tratta di casi isolati e comunque che si determinano solo dopo appositi ricorsi: gli stessi ricorsi che i docenti di religione precari dovrebbero produrre per recuperare i 500 euro della carta docente, come deciso di recente dal Consiglio di Stato. E’ un dato di fatto che la massa dei precari di religione rimane “al palo”.
Ruscica: un trattamento ingiusto
È in questo contesto che lo Snadir il 12 maggio ha manifestato davanti al ministero dell’Istruzione: “Lo abbiamo fatto – spiega il suo fondatore e leader Orazio Ruscica – per ribadire l’ingiusto trattamento riservato ai docenti di religione da anni, frutto di misure politiche inique e inefficienti”.
“Quello che serve è invece una procedura straordinaria per l’assunzione in ruolo di tutti docenti precari di religione con oltre 36 mesi di servizio”, che è poi quello che sostiene anche la Commissione europea con una direttiva, la 70/99, di ben 23 anni fa.
I post-it affissi in Viale Trastevere
Davanti al dicastero dell’Istruzione, in Viale Trastevere, sono stati affissi simbolicamente alcuni post-it con le richieste del sindacato “come promemoria per il ministro”.
Questi i post rivolti ai vertici del Ministero: “una procedura straordinaria per l’assunzione degli Idr precari”; “lo scorrimento annuale delle graduatorie della procedura straordinaria sino a totale esaurimento di ciascuna graduatoria”; “l’aumento della dotazione organica di posti dal 70% al 90% nell’organico di diritto in modo graduale nel triennio 2022/24”; “l’utilizzo della Graduatoria di Merito del concorso del 2004 fini a completo esaurimento”; “assegnare la titolarità sulla scuola agli Idr di ruolo”.
Come premessa generale, il sindacato ritiene fondamentale “la riscrittura dei commi 1 e 2 dell’art.1bis della legge 159/2019, incapaci di risolvere in maniera strutturale e definitiva il problema del precariato degli insegnanti di religione, in modo che i meccanismi di assunzione in ruolo previsti per i docenti di religione rispecchino quelli già adottati per tutto il personale precario abilitato della scuola, senza distinzioni e discriminazioni”.
Non poteva non essere citata la sentenza della CGUE del 13 gennaio scorso: “il ricorso continuo, negli anni, ai contratti a tempo determinato per gli Idr costituisce un abuso che non trova giustificazioni”.
La risposta del Ministero
I rappresentanti del ministero dell’Istruzione, le dottoresse Floriana Malacrino e Valentina Ummarino, hanno chiesto di incontrare la delegazione dello Snadir (Orazio Ruscica, Domenico Zambito e Patrizia Mikan) per comunicare la presa d’atto da parte del ministero delle richieste del sindacato: nei prossimi giorni capiremo se vi sono sviluppi in merito. Intanto, il tempo passa…
, 2022-05-14 13:29:00, Passa il tempo, cambiano le leggi, anche nella scuola, ma per i 15mila docenti precari di religione tutto si è fermato a quattro lustri fa. Perché di immissioni a tempo indeterminato per loro non se ne parla, se non attraverso dei concorsi ordinari (ma con una quota riservata davvero ridotta) approvati per via legislativa ma […]
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