Dopo gli annunci sindacali e politici della scorsa settimana, l’attenzione sulle Gps non è più legata al rinnovo “naturale”, che si farà certamente quest’anno grazie ad un probabile intervento normativo nel decreto legge Milleproroghe, ma sul possibile cambio di regolamento.
Sull’aggiornamento in primavera, la segretaria generale Cisl Scuola, Maddalena Gissi, conferma quanto detto solo qualche giorno fa, quindi che “le domande potranno essere inviate tra meno di due mesi, e l’unica novità di questi giorni è rappresentata dagli emendamenti presentati all’esame dei parlamentari”.
Anche il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso si era espresso sulla stessa lunghezza d’onda.
A colloquio con La Tecnica della Scuola, il rappresentante del Governo e del Carroccio ha detto di contare “in tempi brevi di consentire a tutti questi lavoratori della scuola di poter usufruire di questa chance favorevole”.
Pochi giorni prima era stata la volta di un altro esponente della Lega, il senatore Mario Pittoni, che aveva dato per certo l’accordo con il ministro Patrizio Bianchi, ma anche evidenziando che si rimaneva “in attesa del tavolo per affrontare la delicata questione dei punteggi”.
Lo stesso Pittoni aveva però anche detto che si sarebbe molto probabilmente andati verso “una proroga di fatto dell’ordinanza ministeriale 60/2020, nel senso di farla valere anche per il primo rinnovo delle Gps nelle more dell’iter per l’emanazione del nuovo regolamento, prendendo atto che anche per il permanere dell’emergenza pandemica non resta che continuare a utilizzare lo strumento attuale”.
Ma cosa significherebbe confermare in toto il regolamento vigente? Diciamo subito che la maggior parte dei precari speravano in qualche apertura. Perché mantenendo le regole attuali sarebbero non molti a sperare di portare a casa l’immissione in ruolo: l’anno scorso ci riuscirono poco più di 12mila supplenti delle Gps, compresi quelli di sostegno. Quest’anno, se le regole non cambieranno (in particolare i vincoli su annualità e servizi specifici) saranno ancora di meno.
E sarebbe un peccato, considerano le oltre 60mila immissioni in ruolo non andate a buon fine per mancanza di aspiranti nelle graduatorie (dei concorsi, delle GaE ed in ultima battuta delle stesse Gps), a cui questa estate si aggiungeranno presumibilmente almeno altri 20mila posti scaturiti dai prossimi pensionamenti.
Tra chi sta provando a far cadere qualche “paletto” che interferisce con il contratto a tempo indeterminato è anche l’Anief: il sindacato, attraverso il suo presidente Marcello Pacifico, il 15 febbraio è stato audito dalla commissione Finanze e tesoro del Senato, dove ha ricordato che “già con il decreto Sostegno bis il Governo è intervenuto sul tema del reclutamento in via straordinaria utilizzando la prima fascia delle graduatorie delle Gps”.
“Noi riteniamo – ha aggiunto – che occorra agire in maniera ordinaria andando ad assumere i precari dalle graduatorie per le supplenze quindi dalla prima fascia ma anche dalla seconda fascia: per gli insegnanti che sono in seconda fascia senza abilitazione, si deve prevedere anche, ovviamente, di formarli per l’abilitazione e per poter esercitare la professione durante l’anno di prova. Questo per noi è fondamentale e per questo abbiamo presentato un emendamento”.
Il sindacalista Anief ha ribadito, quindi, che occorre modificare l’attuale sistema di reclutamento andando ad introdurre quel “doppio canale di reclutamento che da anni fa funzionare le immissioni in ruolo degli insegnanti delle nostre scuole: da una parte assumendo per il 50% dei posti dalle graduatorie dei concorsi di merito dei concorsi, dall’altra parte attingendo a quei precari che da anni insegnano nelle nostre scuole da quelle stesse graduatoria che il legislatore ha individuato due anni fa con la Legge 159 del 2019, si chiamano graduatoria per le supplenze ed è da quelle che si individuano la maggior parte delle 200.000 supplenze”.
Ora la “palla” passa ai senatori della VI commissione di Palazzo Madama, ai quali spetterà verificare se le richieste del sindacato potranno essere accolte andando a cambiare un assetto che riguarda circa 700mila aspiranti docenti.
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