di Aldo Grasso
La cosa interessante del programma sul Nove capire come fanno i partecipanti ad avere un repertorio canoro cos vasto
Ogni tanto mi capita di guardare sul Nove Don’t forget the lyrics – Stai sul pezzo, un format internazionale e prodotto per l’Italia da Banijay. A condurlo c’ Gabriele Corsi. Di programmi similari ne ho visti tanti, tipo Sarabanda: alcuni cantanti amatoriali si mettono alla prova nell’interpretare le canzoni pi famose della storia del pop, immaginando che anche da casa ci sia qualcuno che provi a esibirsi.
Non il meccanismo della gara che avvince. No, sono i concorrenti, le persone che si sfidano in questa atmosfera da karaoke. Per partecipare a questo gioco, infatti, bisogna essere dei jukebox umani, conoscere le parole di un’infinit di canzoni, frequentare generi diversi. Continuo a stupirmi, perch conoscer a memoria una decina di canzoni, non di pi. Questo il lato davvero interessante: di ogni concorrente vorresti conoscere la vita, come passa il tempo, da dove nata questa sua passione.
Per una volta, non lo show in s che avvince ma la vita degli altri: come fa quella campionessa a conoscere tutte quelle canzoni? Ha buona memoria o canta tutto il giorno? La canzone le serve come passatempo (per ribadire il luogo comune del cantare sotto la doccia) o rappresenta il suo desidero recondito?
Ecco, queste sono le cose che mi piacerebbe sapere: avere alle spalle un repertorio cos vasto, significa forse che i concorrenti sono stufi di trascorrere le loro serate tra pianobar e orchestre da ballo e il loro sogno non quello di vincere il montepremi ma di fare un salto, essere notati da qualche professionista, non so, incidere finalmente un disco. Ecco la vera domanda: si partecipa per frustrazione o per ambizione?
Anche perch ogni canzone, anche quella che si ama di meno, un piccolo teatro: apre scenari, smuove ricordi, illumina luoghi, scrive anche solo una riga di una biografia.
15 dicembre 2022 (modifica il 15 dicembre 2022 | 20:47)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-12-15 20:46:00,
di Aldo Grasso
La cosa interessante del programma sul Nove capire come fanno i partecipanti ad avere un repertorio canoro cos vasto
Ogni tanto mi capita di guardare sul Nove Don’t forget the lyrics – Stai sul pezzo, un format internazionale e prodotto per l’Italia da Banijay. A condurlo c’ Gabriele Corsi. Di programmi similari ne ho visti tanti, tipo Sarabanda: alcuni cantanti amatoriali si mettono alla prova nell’interpretare le canzoni pi famose della storia del pop, immaginando che anche da casa ci sia qualcuno che provi a esibirsi.
Non il meccanismo della gara che avvince. No, sono i concorrenti, le persone che si sfidano in questa atmosfera da karaoke. Per partecipare a questo gioco, infatti, bisogna essere dei jukebox umani, conoscere le parole di un’infinit di canzoni, frequentare generi diversi. Continuo a stupirmi, perch conoscer a memoria una decina di canzoni, non di pi. Questo il lato davvero interessante: di ogni concorrente vorresti conoscere la vita, come passa il tempo, da dove nata questa sua passione.
Per una volta, non lo show in s che avvince ma la vita degli altri: come fa quella campionessa a conoscere tutte quelle canzoni? Ha buona memoria o canta tutto il giorno? La canzone le serve come passatempo (per ribadire il luogo comune del cantare sotto la doccia) o rappresenta il suo desidero recondito?
Ecco, queste sono le cose che mi piacerebbe sapere: avere alle spalle un repertorio cos vasto, significa forse che i concorrenti sono stufi di trascorrere le loro serate tra pianobar e orchestre da ballo e il loro sogno non quello di vincere il montepremi ma di fare un salto, essere notati da qualche professionista, non so, incidere finalmente un disco. Ecco la vera domanda: si partecipa per frustrazione o per ambizione?
Anche perch ogni canzone, anche quella che si ama di meno, un piccolo teatro: apre scenari, smuove ricordi, illumina luoghi, scrive anche solo una riga di una biografia.
15 dicembre 2022 (modifica il 15 dicembre 2022 | 20:47)
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