Donbass, Padre Vadym e il suo viaggio al giorno per salvare civili lungo la «strada della morte»

DALLA NOSTRA INVIATA
Siviersk – «Corri, corri piccola, mettiti in salvo». Alza la testa verso il cielo, Valentina, 7 anni, sopra di lei, il boato dei colpi non cessa. Stringe forte la gabbietta del gatto. Per un attimo si gira a guardare la sua casa. Un ultimo sguardo. Poi via veloce verso il furgone che deve portarla in salvo. Sobborghi di Siviersk, ultimo obiettivo dei russi in Donbass, 40 chilometri da Severodonetsk e Lysychansk, cadute nelle scorse settimane. «Andate via, i russi individuano la nostra posizione con i vostri telefoni», grida una signora che vive nello stesso condominio di Valentina. Si mette a piangere la sua vicina, mentre in cielo sfrecciano i colpi dell’artiglieria. Il gatto scappa dalla gabbietta, Valentina lo tira a sé, lui soffia disperato e le pianta le unghie nel braccio. «Dobbiamo muoverci non c’è più tempo», grida padre Vadym mentre lancia nel bagagliaio una busta con i pochi abiti della bambina. Undici esseri umani, stipati in un furgone nero, che tentano di fuggire dall’inferno della prima linea di Donetsk. È su Siviersk che ora sono puntati i cannoni di Putin. Ma anche Bakhmut, Soledar, Sloviansk.

Vadym, prete di una chiesa cristiana evangelica di Kramatorsk fa un viaggio al giorno per mettere in salvo i civili che restano intrappolati sotto i bombardamenti. «Dall’inizio della guerra abbiamo evacuato 1200 persone, parto ogni giorno, spiega, a volte anche più di una volta al giorno ma in questi giorni bisogna davvero stare attenti». Chi vuole il suo aiuto lo chiede attraverso la sua pagina facebook. «Oppure se non hanno connessione in genere mi fanno contattare da un parente o da un un amico», spiega. Una decina di chilometri più in là, Misha dà un ultimo abbraccio alla moglie Natasha. Ha chiesto a padre Vadym di portarla via dalla loro casa. Insieme a lei c’è sua figlia di 6 anni e il piccolo di sei mesi. «Vanno dai nonni a Prokovsk. Ma io resto, faccio il tecnico del gas, qui non c’è più lavoro, però non posso lasciare la nostra casa», spiega mentre cerca di nascondere le lacrime e butta un ultimo sguardo a Natasha e ai suoi bambini. E per chi maledice Putin e le sue bombe, c’è anche chi vuole restare. «Andate via, andate via», grida la signora Ludmilla, 80 anni passati da un pezzo, mentre padre Vadym si avvicina allo steccato del suo giardino. «Signora è suo nipote che mi ha mandato per metterla in salvo». «Io resto, non mi tormentate, resto che devo curare la mia mucca». Poi mentre padre Vadym si gira, a voce bassa Ludmilla impreca. «Maledetti, io sono sicura che con i russi vivremo meglio».

Lungo la strada, intanto, le colonne di fumo nero all’orizzonte non si contano più. I russi stanno attaccando Siviersk su tre lati. «Questo pezzo di strada un tempo si chiamava strada della vita perché vi si trasportava il sale», spiega padre Vadym. «Ora è solo la strada della morte», dice mentre accelera. Sullo sfondo i campi di grano anneriti, bruciati dai bombardamenti. Perfino un cimitero è stato colpito dai proiettili. «Maledetti, maledetti, non hanno rispetto nemmeno dei morti», impreca padre Vadym mentre continua a guidare. Alle sue spalle la signora Tatiana e Boris, invalido, senza gambe tremano. Lui si aggrappa ai manubri della sedia a rotelle caricata sul furgone a gran fatica. Lungo questo tratto di strada bisogna passare vicino alle postazioni dell’esercito ucraino e i colpi di artiglieria sono così vicini da far tremare i finestrini. Tra gli alberi si vedono nascosti i cannoni. «Uno di questi l’abbiamo visto passare prima, è un lanciamissile Himars arrivato dagli Usa», dice padre Vadym. Poi, finalmente, la corsa rallenta. Il furgone è fuori dalla zona dai bombardamenti, diretto verso Kramatorsk. Sui volti dei passeggeri, per un attimo, torna il sorriso. «Siamo salvi, finalmente», mormora Boris. Ma é un istante solo e la tristezza riappare. «Chissà se un giorno potremo tornare».

14 luglio 2022 | 20:37

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, 2022-07-14 21:03:00, Vadym, prete di una chiesa cristiana evangelica di Kramatorsk, mette in salvo i civili che restano intrappolati sotto i bombardamenti,

Pietro Guerra

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