Donne liberate dalla tratta. Tra cucito e sartoria per ricostruirsi una vita

di Aice D’Este

A Verona stipendio e reinserimento per le vittime di sfruttamento. È «D-Hub», atelier e allo stesso tempo luogo di incontro. Una svolta anche per il quartiere: «Riempiamo di attività il vuoto»

Entrano portando tra le braccia le stoffe per il laboratorio, accendono la luce, poi le macchine da cucire. «Che facciamo oggi? Una borsa potrebbe essere molto bella con questo motivo qui, che ne dici?». Amina e Prescious vivono a Verona e si conoscono da qualche mese. Hanno trovato «D-Hub, atelier di riuso creativo» mentre affrontavano un percorso di fuoriuscita dalla tratta e lì hanno scoperto uno spazio libero dove incontrarsi, fermarsi e ripartire. Alle loro spalle c’è un mondo di sfruttamento, di perdita dell’identità personale. Ma dopo anni passati a credersi senza altre prospettive qualcosa è cambiato.

«Non sempre l’unica soluzione è uscire dallo sfruttamento. O meglio: è la soluzione – spiega Maria Antonietta Bergamasco, oggi presidente e una delle fondatrici di D-Hub – ma spesso non basta. Le donne che hanno vissuto una situazione di questo tipo ci mettono mesi per riuscire a ripensarsi. Prima viene la fuoriuscita dalla tratta, poi l’essere spesso “testate” dalla società come madri e solo e solo alla fine, dopo molti mesi, possono riscoprirsi come donne, con le loro capacità. Ma perché aspettare tutto questo tempo?».

D-Hub nasce a Verona a dicembre 2013 dalla volontà di un piccolo gruppo di operatrici sociali che lavorava con donne e con famiglie. E nasce proprio per questo. «Volevamo dare vita a uno spazio libero dove sperimentare delle forme ibride di inserimento sociale e lavorativo – dice Bergamasco – che non fossero dettate dai caratteri dell’urgenza: per cose di questo tipo c’è bisogno di tempi lenti. Di respiro».

In centro

E il respiro le donne di D-Hub lo hanno trovato a Veronetta. Un quartiere centrale di Verona in cui hanno deciso fin da subito di stabilire la sede della loro sartoria sociale. La scelta di stare in un quartiere centrale non è stata facile ma alla fine si può dire che la loro sia stata una scommessa vinta. La sartoria sociale infatti è stato il primo passo, ma poi il quartiere ha accolto un punto swap di abiti, libri e tessuti in un piccolo giardino cittadino preso in gestione dalla cooperativa in epoca Covid. «Faticavamo a tenerlo aperto all’inizio, siamo pochi e facciamo molte cose. Poi è arrivato Giancarlo», spiega Bergamasco.

Giancarlo ha 70 anni e una casa di 30 metri quadri. Abita a Veronetta e per lui il parco negli anni era diventata una risorsa per poter incontrare altre persone, per dare alla sua vita sociale una speranza, in un momento di solitudine, peggiorata dal Covid. «All’inizio non lo conoscevamo bene – continua la presidente – ma gli abbiamo dato fiducia. Ora ha le chiavi, è uno dei responsabili delle aperture di quello spazio». Il giardino di Veronetta è fiorito con Giancarlo e con D-Hub. E nell’officina che c’è dentro fanno la carta, lavori di tessitura, sartoria. «Quando abbiamo iniziato a dar vita a D-Hub – spiega Maria Antonietta Bergamasco – volevamo proprio questo: inserirci dove altri non c’erano. Non siamo partite pensando di sostituirci a nessuno, ma pensando di coprire spazi vuoti».

Segnali

Uno dei tanti spazi vuoti da colmare è quello di chi esce da una pena detentiva, specialmente per le donne. Certo, magari trova un lavoro. Certo, magari riparte. Ma ci sono mesi di attesa in cui non esistono forme di sostegno o sono molto difficili da raggiungere. «Un esempio? Una delle nostre ragazze ha finito la pena a marzo e anche se ha già trovato un lavoretto part time verrà pagata per la prima volta a giugno – spiega Bergamasco – nel frattempo come avrebbe vissuto? Sarebbe dovuta andare in dormitori pubblici e vivere senza stipendio. Ha cominciato con noi mesi fa e siamo riuscite ad anticiparle qualcosa».

Piccole luci, segnali di ripartenza. Che uno dietro l’altro diventano un cammino. «Penso sempre che le nostre persone se fossero andate in qualunque altro ufficio sarebbero state utenti – chiude Bergamasco – mentre qui sono diventate le colonne portanti del nostro progetto. Ovviamente è un rischio. Ma solo così sentiamo di fare la differenza, rendendo protagonista chi no

28 maggio 2022 (modifica il 28 maggio 2022 | 06:12)

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, 2022-05-28 04:13:00, A Verona stipendio e reinserimento per le vittime di sfruttamento. È «D-Hub», atelier e allo stesso tempo luogo di incontro. Una svolta anche per il quartiere: «Riempiamo di attività il vuoto», Aice D’Este

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