Il capo politico del Movimento Cinque Stelle unico decisore della politica del governo?
Luigi Di Maio, capo politico del Movimento Cinque Stelle e autocandidato presidente del Consiglio in caso di incarico da parte del presidente della Repubblica dopo le elezioni del 4 marzo, è stato chiarissimo: in occasione della presentazione dei suoi candidati ministri ha specificato che si tratta di ‘tecnici’, personaggi esperti e autorevoli (anche se a volte poco noti) nel loro settore di competenza chiamati a gestire i ministeri loro assegnati a valle delle valutazioni e delle decisioni di tipo politico che spettano invece solo a lui, al capo politico.
Il concetto è stato ripetuto da Di Maio con franchezza quasi brutale la sera del 2 marzo nel salotto televisivo di Bruno Vespa. Stimolato dal conduttore di Porta a Porta ha confermato che la sua ‘squadra’ per il governo è (e sarà) formata da tecnici competenti, che avranno la massima autonomia nel decidere non il che cosa (le priorità, le strategie) e il quando ma solo il come affrontare i problemi, dopo che il capo politico (e del governo) li avrà valutati e autorizzati dal punto di vista politico.
È singolare che un movimento nato con la parola d’ordine della democrazia diretta e dell’“uno vale uno” proponga ora un modello di governo in cui, in pratica, “uno vale tutti” essendo a tutti sovraordinato (iscritti al M5S ma anche comuni cittadini) un unico decisore politico. Non un “primus inter pares”, ma un uomo solo al comando insomma, a confronto del quale le accuse di decisionismo solitario che hanno costellato la carriera politica di Matteo Renzi fanno sorridere.
Il modello di democrazia diretta proposto dal M5S merita di essere approfondito per le sue implicazioni di carattere politico generale. Proviamo a farlo nella news successiva.
Fonte dell’articolo: Tuttoscuola.com
