di Marco Galluzzo17 giu 2022
Prima di lasciare Kiev, in una saletta dell’Intercontinental hotel, Mario Draghi lo ha detto a chiare lettere: quelle della Russia sono «bugie», il taglio delle forniture di gas ai Paesi europei, compresa l’Italia, «è strumentale», ma soprattutto è consentito dal fatto che Mosca «continua a incassare gli stessi soldi, se non di più», visto l’aumento costante dei prezzi sui mercati internazionali. Per questo motivo il capo del governo ha intenzione di rilanciare come mai prima d’ora la proposta di un price cap al prezzo del gas al prossimo Consiglio europeo, in programma giovedì e venerdì.
Draghi ha avuto modo di parlarne a tu a tu con Olaf Scholz durante il viaggio a Kiev. In treno, di notte, si sono visti per oltre due ore, lungo il percorso dalla Polonia sino alla capitale ucraina. Ieri mattina hanno avuto un altro contatto all’ora di colazione, prima che il convoglio arrivasse in stazione, al confine polacco. Il dato di rilievo è che per la prima volta la Germania ha accettato di considerare la proposta italiana: anche a Berlino rischiano di essere messi alle strette dalla strategia di strangolamento attuata da Gazprom su ordine di Putin. Ne sta facendo le spese l’Italia, che nelle prossime ore potrebbe passare a uno stato di allerta sul settore energia, ma i tagli russi stanno coinvolgendo molti Paesi dell’Unione.
Se non è una svolta, quella di Sholz, nelle conversazioni avute con il presidente del Consiglio si è comunque registrata un’apertura, un passo avanti. Sino a pochi giorni fa il governo tedesco era fermamente contrario all’idea di price cap deciso dagli Stati della Ue, ora lo scenario sta mutando in modo molto rapido, ora dopo ora. Gli argomenti di Berlino, che per l’Italia è stata sempre lo scoglio principale per il decollo dell’iniziativa, diventano ogni giorno meno forti: non si può continuare a sostenere che le forniture russe sono necessarie all’economia e considerare un rischio quello del price cap se un giorno ricevi 100 in termini di gas e la settimana dopo ricevi 50 e paghi la stessa cifra. È una manovra a tenaglia, un ricatto, che per Draghi va spezzato prima possibile.
Si vedrà giovedì prossimo se il capo del governo italiano, che a Kiev ha indubbiamente incassato un successo personale, portando sia Parigi che Berlino su una linea di appoggio aperto alla candidatura dell’Ucraina nell’Unione europea, riuscirà a rafforzare ulteriormente una postura politica che insiste su decisioni storiche e di rottura, rispetto al passato, visto che il contesto che la Ue si trova a fronteggiare è non solo diverso, ma potenzialmente drammatico. Uno scenario che per il nostro premier, come nel caso dello status dell’Ucraina verso la Ue, impone un «ripensamento di tutto il funzionamento» dell’Unione, in chiave geopolitica, di efficienza e rapidità di decisioni. Un ripensamento che vale anche per il mercato dell’energia, per fronteggiare il ricatto russo.
La Francia, sul price cap, non avrebbe problemi, se da Berlino arriva disco verde. L’Olanda, che ospita le principali contrattazioni del mercato del gas, e che dunque guadagna dall’incertezza, dalla volatilità e dall’aumento dei prezzi, probabilmente non reggerebbe una posizione negativa sul dossier se Parigi, Berlino e Roma fossero sulla stessa linea d’onda. Insomma è una partita che appare destinata ad aprirsi in modo vero, visto che finora la nostra diplomazia ha incassato piccoli spiragli o poche righe nelle conclusioni dei precedenti Consigli della Ue. Una partita che andrà ad aggiungersi a quella della candidatura alla Ue da parte di Kiev: per la Commissione va benissimo, ma vanno ancora convinti Portogallo, Austria e Olanda.
Lo stesso Draghi ha detto di averlo spiegato a Zelensky: «Ti possiamo promettere che siamo uniti, noi, Germania e Francia, ma non siamo in grado di prometterti l’unanimità» del Consiglio europeo. Un altro tabù che nei prossimi mesi, mettendo mano ai Trattati, l’Unione europea sarà costretta ad affrontare. Intanto però, come nota Sandro Gozi, con la decisione annunciata a Kiev dai primi tre Paesi europei l’allargamento diventa «uno strumento più strategico, uno strumento geopolitico utilizzato per rispondere all’aggressione della Russia all’Ucraina, si tratta di una assunzione di responsabilità molto grande. L’Unione europea ha deciso di agire da potenza, di utilizzare i suoi strumenti in una logica di potenza. È un cambiamento di paradigma storico, radicale».
Iscriviti alla newsletter “Whatever it Takes” di Federico Fubini. Dati, fatti e opinioni forti: le sfide della settimana per l’economia e i mercati in un mondo instabile. Ogni lunedì nella tua casella di posta.
E non dimenticare le newsletter L’Economia Opinioni”
e “L’Economia Ore 18”
.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-06-17 19:44:00, Il premier intende rilanciare la proposta al Consiglio europeo della prossima settimana. La mediazione nel corso del viaggio a Kiev. Francia pronta ad allinearsi a Berlino, Marco Galluzzo