di Marco Galluzzo «Spetta a tutti noi vedere l’Ucraina rinascere», dice il premier in Aula Arriva in Senato puntuale, prima di entrare risponde in modo diplomatico alla domanda del giorno, se è preoccupato dalla posizione che terranno i Cinque Stelle: «Mah, non lo so, vediamo, vediamo..». Di sicuro Mario Draghi non è preoccupato per le parole molto chiare che pronuncia, e che in qualche modo cercano di mettere la sordina alle polemiche di queste ore. Non pronuncia la parola armi, dirette a Kiev, ma non ne ha bisogno: «Continueremo a sostenere Kiev secondo il mandato che il Parlamento ci ha dato». Insomma per il capo del governo ogni linea diversa dal mandato ricevuto da Camera e Senato, una linea che rimarca essere perfettamente intrecciata con gli obiettivi dell’Unione europea e del G7, non è nemmeno da prendere in considerazione. La linea non può cambiare, e include qualsiasi tipo di aiuto agli ucraini, dalle armi all’accoglienza dei profughi, dal sostegno economico alla difesa dei diritti di Kiev nella Ue: «Questo è il mandato che abbiamo ricevuto da voi (e qui Draghi sembra parlare direttamente ai Cinque stelle, ndr.), sostenere Kiev, cercare la pace, superare la crisi, questa è la guida della nostra azione», sono le parole finali di un intervento asciutto, punteggiato da almeno cinque applausi dell’Aula, che dura circa 30 minuti, e in cui la parola mandato ricorre due volte, all’inizio e al termine. Il mandato cui il presidente del Consiglio allude è quello che dura un anno, votato dal Parlamento nei primi giorni della guerra, che autorizza l’esecutivo a prendere decisioni per decreto sulle forniture di aiuti militari diretti a Kiev. Un metodo che per Draghi non può essere messo in discussione, tanto più che oggi «si aggrava il bilancio dei morti, i civili sono più di 4000», tanto più che i russi «continuano con le atrocità, per le quali i crimini di guerra saranno accertati e puniti», tanto più che nella recente visita a Kiev «ho visto la devastazione e insieme la determinazione degli ucraini a difendere il proprio Paese». In mezz’ora di intervento il capo del governo non rintraccia alcun possibile cambiamento nel rapporto fra Palazzo Chigi e Parlamento, almeno nelle modalità principali seguite finora. Sostenere l’Ucraina, in tutti i modi, significa anche «continuare con sanzioni che sono efficaci, che colpiranno il Pil della Russia oltre l’8 per cento quest’anno, che serviranno perché Mosca si sieda al tavolo dei negoziati». Significa anche che «solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura, la sottomissione violenta non porta la pace ma il prolungamento del conflitto con altre modalità e altre sottomissioni». Aiutare Kiev a difendersi, è il corollario, significa dunque avvicinare i negoziati. Anche per questo motivo il premier sembra appellarsi a tutti i senatori e ai deputati affinché mettano da parte i distinguo e le polemiche: «Oggi spetta a tutti noi aiutare l’Ucraina a rinascere» e un aiuto arriverà anche dallo status di candidato all’adesione all’Ue che l’Italia, insieme a Francia e Germania, sostiene; e confermerà giovedì e venerdì al Consiglio europeo. Un Consiglio in cui la proposta italiana di un prezzo al tetto del gas «sarà ancora più urgente», visto quanto accaduto negli ultimi giorni, con il taglio alle forniture. 21 giugno 2022 (modifica il 21 giugno 2022 | 17:33) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-21 15:34:00, «Spetta a tutti noi vedere l’Ucraina rinascere», dice il premier in Aula, Marco Galluzzo