Draghi: «Le domande dei leader?C’è molta curiosità ma non c’è preoccupazione»

di Monica Guerzoni, inviata a PragaIl presidente del Consiglio al vertice europeo: in politica estera la linea dovrebbe essere invariata Nello scenografico cortile barocco del Castello di Praga, Mario Draghi smentisce in asse con il Quirinale l’esistenza di un «caso Italia». Il Consiglio Ue informale è andato per le lunghe, i giornalisti lo aspettano da un’ora per un punto stampa e il premier arriva davanti alle telecamere con la risposta pronta. C’è allarme tra i leader europei per il passaggio di consegne a un governo di destra? «No, no — è lo scudo di Draghi all’Italia —. Quando c’è un cambio di governo e di politica così importante c’è molta curiosità, ma non c’è preoccupazione. C’è gran rispetto delle scelte degli italiani e c’è interesse nel sapere come eventualmente si evolverà la linea politica del nuovo governo. Cosa che uno, ovviamente, si trova in difficoltà a dire…». E qui il riferimento è agli interrogativi che nella due-giorni di Praga il premier si è sentito rivolgere dai suoi omologhi. Come cambieranno i rapporti con Bruxelles? E quale potrebbe essere l’atteggiamento di un governo Meloni riguardo alla guerra di Putin in Ucraina? La risposta di Draghi è calibrata per rassicurare e chiudere il braccio di ferro con la Francia: «Se uno guarda alle decisioni prese in passato la linea dovrebbe essere invariata». Il condizionale serve a non sbilanciarsi troppo, ma a chi vorrebbe mettere il nostro Paese sotto tutela il premier invia un messaggio di fermezza e fiducia: la destra al governo non si smarcherà dall’asse atlantico, resterà ancorata all’Europa e continuerà a sostenere l’Ucraina. Il «sostegno unanime» a Kiev è stato riaffermato da tutti e Draghi annuncia una «grande conferenza in Germania» sulla ricostruzione. Ma una preoccupazione c’è: «La propaganda russa è piena di menzogne, è diventata più aggressiva e i Paesi reagiscono». Draghi riconosce che «sull’energia le cose si stanno muovendo», ma il suo stato d’animo è «abbastanza soddisfatto». Nella cautela della risposta si avverte l’esasperazione per un traccheggiamento che dura da mesi. Nel pomeriggio in sala stampa trapela la «critica molto netta e strutturata» che Draghi ha espresso verso la Commissione Ue per la lentezza con cui sono state condotte le trattative sulla crisi energetica. Nessun attacco personale alla presidente, ma un rimprovero severo a quei Paesi «che hanno detto no a tutto» e un forte pressing su Ursula von der Leyen, perché si arrivi al più presto a risposte forti e comuni. Draghi ha rivendicato di aver lanciato sette mesi fa l’idea del tetto al prezzo del gas e nel frattempo alcuni Paesi «hanno esaurito il proprio spazio fiscale». Insomma, forse anche per la sponda offerta da Von der Leyen ai «falchi» tedeschi la Ue ha lasciato passare troppo tempo e ha costretto i governi a spendere molti soldi: 66 miliardi di aiuti nel caso dell’Italia. Ora basta, sprona l’ex banchiere, il quale spera si arrivi a un accordo sul price cap o sulla proposta italiana del «corridoio» di prezzo nel Consiglio Ue del 20 e 21 ottobre. Per lui sarà l’ultimo. «Ed è comprensibile — azzarda una fonte diplomatica — che Draghi quel giorno voglia essere festeggiato dagli altri leader anche per un successo personale». Ieri al TTF olandese il prezzo del gas è sceso a 155 euro e per Palazzo Chigi quel -12% si deve anche alla spinta di Draghi: «È in gioco l’unità tra noi. Siamo davanti a una scelta. Continuare a dire no al price cap e alla possibilità di finanziamento comune e ognuno andrebbe sulla propria strada. Ma non sono convinto che sia il percorso giusto». Ecco allora le «misure concrete di regolamento» per le quali Draghi si batte, con tutta la forza che può avere un premier in scadenza. La Commissione presenterà il 20 ottobre una proposta in cui ci saranno i tre elementi cari al governo italiano: «Far diminuire i prezzi, avere un elemento di solidarietà nel meccanismo e un inizio di riforma del mercato dell’elettricità». E la proposta di un nuovo fondo Sure lanciata dai commissari Gentiloni e Breton? «La condivido, proposte simile le avevo fatte anche io cinque o sei mesi fa», ricorda Draghi. Dopo i 200 miliardi di aiuti stanziati dalla Germania l’obiettivo è un nuovo strumento di debito comune per mettere tutti i Paesi, ricchi e meno ricchi, sullo stesso livello. 7 ottobre 2022 (modifica il 8 ottobre 2022 | 08:46) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-08 06:46:00, Il presidente del Consiglio al vertice europeo: in politica estera la linea dovrebbe essere invariata, Monica Guerzoni, inviata a Praga

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version