Draghi, prezzo del gas e riforma elettrica: ecco le ultime mosse del premier per l’Europa

la crisi dell’energia

di Monica Guerzoni, inviata a Praga09 ott 2022

Mario Draghi è tornato dalla missione a Pragacon la coscienza a posto, convinto di aver fatto il massimo per spingere l’Europa verso una soluzione concreta alla crisi dell’energia. Basta con la vaghezza inconcludente degli ultimi mesi, le gravi emergenze scatenate dalla guerra di Putin impongono «qualcosa di più chiaro e concreto». Serve una proposta di regolamento, che la Commissione Ue dovrà mettere sul tavolo del Consiglio del 20 e 21 ottobre a Bruxelles. Draghi (per l’ultima volta) ci sarà. Verrà festeggiato dagli altri leader e punta a incassare un risultato importante per l’Italia e una sua personale vittoria: lasciare anche in Europa un’eredità di merito e di metodo a coronamento dei venti mesi di mandato. Ci sono dodici giorni e tra Palazzo Chigi e il ministero della Transizione ecologica si studia la strategia. Tre i pilastri: far diminuire i prezzi del gas, avviare la riforma dell’elettricità e ottenere un fondo di solidarietà europeo che alleggerisca lo sforzo economico dei governi. «Queste tre cose ci saranno» si mostra fiducioso Draghi, determinato a «restare coerente con gli impegni presi». Anche in Italia, dove in agenda ci sono ancora due consigli dei ministri e forse un intervento sulla rateizzazione delle bollette per le imprese.

In vista del summit del 20 ottobre Draghi continuerà a muoversi in asse con il presidente francese Macron per isolare la posizione dei «falchi», tedeschi e olandesi. Il premier italiano ha spronato Ursula von der Leyen ad abbandonare cautele e temporeggiamenti, smarcarsi da Berlino e produrre un documento di sintesi. La Repubblica Ceca, cui spetta la presidenza di turno, ha chiesto ai ministri dell’energia di lavorare a oltranza finché non avranno trovato un’intesa. Il prossimo appuntamento sarà martedì, ancora nella capitale ceca. Roberto Cingolani è ottimista: «Alla fine vinceremo». L’Italia insiste da oltre dieci mesi sulla proposta di un tetto al prezzo del gas e se all’inizio dentro i summit europei dominava lo scetticismo, ora la questione è presa sul serio da tutti i Paesi. Von der Leyen ha assicurato che la Commissione farà una proposta per un «corridoio di prezzi equi con fornitori affidabili» e per porre un limite all’influenza del gas nella formazione del prezzo dell’elettricità. Una rotta che, spera Draghi, dovrà portare a un «pacchetto di misure concrete».

Il ministro Cingolani sta limando l’idea lanciata dall’Italia con Grecia, Polonia e Belgio. «Penso porteremo a casa la nostra ultima proposta di dynamical price cap basata sui migliori indici di mercato — diffonde fiducia il ministro —. Così si definisce una forchetta che, nei fatti, mette un tetto al prezzo del gas». E pazienza se il «corridoio dinamico» della mediazione italiana non corrisponde alla proposta iniziale di price cap lanciata per primi da Draghi e Cingolani e siglata di recente da 15 Paesi. Il possibile punto di arrivo è un incrocio tra tetto dinamico e negoziato con i «fornitori affidabili» come Norvegia, Algeria e Qatar, ai quali i Paesi Ue pagherebbero il gas sulla base delle oscillazioni di mercato.

Nel pacchetto di misure europee potrebbero spuntare anche gli acquisti di gas a livello comunitario, come si è fatto con successo per i vaccini. Su questo almeno i 27 Paesi sono tutti d’accordo e se questa soluzione ottenesse il via libera Draghi segnerebbe un punto, perché la contrattazione comune porta a contenere il prezzo del gas. Il premier e Cingolani continueranno invece a ostacolare l’estensione della cosiddetta «eccezione spagnola»: un tetto amministrato al prezzo del gas che serve a produrre elettricità, oltre il quale sarebbe lo Stato italiano a pagare la differenza. Da mesi poi Draghi incalza gli altri leader dell’Europa perché parta al più presto la «prima riforma del mercato dell’elettricità», per la quale occorre superare le resistenze di Germania e Olanda. Ma qui i tempi si allungano e non sarà Draghi a raccogliere i frutti, se mai matureranno. Lo stesso discorso vale per la proposta dei commissari Gentiloni e Breton di un fondo comune modello Sure. Draghi è d’accordo e ha ricordato che fu lui a parlarne già «cinque o sei mesi fa». Il premier uscente giocherà di sponda con Macron perché si arrivi a un meccanismo di prestiti che rassicuri gli «ossi duri» Austria e Olanda, riduca la pressione sui Paesi più fragili dal lato del debito ed eviti la frammentazione della Ue. L’autunno sarà caldo, l’inverno gelido e adesso «bisogna correre».

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, 2022-10-09 05:16:00, Ipotesi di rateizzazione delle bollette: ancora due Consigli dei ministri a disposizione, Monica Guerzoni, inviata a Praga

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