Due pareri del CSPI sulle revisione delle classi di concorso e sulla riforma degli istituti tecnici

Categoria: Classi di concorso e concorsi, Organi collegiali/CSPI, Scuola secondaria

Nell’adunanza plenaria svoltasi oggi, 23 novembre, in modalità telematica, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso due pareri favorevoli sullo

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Il CSPI sul primo schema di decreto in esame (voto a maggioranza con due astenuti con il quale il Consiglio “tenuto conto delle criticità in relazione allo schema di decreto ritiene che l’accoglimento delle significative osservazioni proposte e delle richieste di modifica segnalate sia la condizione per l’espressione di un parere positivo”)

  • ricorda che in passato ha già espresso in altri pareri (da ultimo quello del 4.8.2022) la necessità di “rivedere” le classi di concorso e di abilitazione con i relativi requisiti di accesso, considerate le criticità emerse in materia nel corso di questi ultimi anni;
  • richiama il recente parere approvato il 13.6.2023 sul “Riconoscimento dei titoli di specializzazione in Italiano Lingua 2”, ribadendo quanto già espresso: “La mancata definizione di percorsi specifici a livello ordinamentale e l’assenza di criteri qualitativi in funzione dei quali riconoscere la validità di un titolo, che consente l’accesso all’insegnamento, in assenza di uno standard di riferimento, rischia, infatti, di avere effetti negativi sulla qualità dei percorsi”;
  • raccomanda, con precise osservazioni, per la classe di concorso A-23 la definizione di standard di riferimento connessi a tale insegnamento e la predisposizione di un’approfondita istruttoria per l’indicazione degli specifici percorsi per il relativo accesso;
  • ritiene poco adeguato al successo formativo degli studenti l’accorpamento di specifiche classi di concorso, puntualmente indicate;
  • chiede chiarimenti, per evitare futuri contenziosi, in merito ai nuovi inserimenti di titoli di studio;
  • evidenzia che la tempistica del decreto in esame rischia di creare confusione rispetto alla validità dei titoli di accesso all’insegnamento, in quanto le Università hanno già presentato (entro il 10 novembre 2023) le istanze di accreditamento per i percorsi formativi relativi alla riforma del reclutamento degli insegnanti, sulla base della revisione del 2017;
  • evidenzia altresì perplessità in merito all’ampliamento dei Crediti Formativi Universitari (CFU) che non appaiono sostenuti da motivazioni ordinamentali e/o culturali evidenti per alcune classi di concorso;
  • considera necessario prevedere criteri nazionali omogenei per acquisire i requisiti per l’insegnamento;
  • chiede uno specifico intervento per le classi di concorso riferite all’insegnamento in Friuli Venezia Giulia;
  • suggerisce all’Amministrazione di fornire agli uffici chiamati alla valutazione dei titoli di accesso, strumenti idonei alla veloce ed efficace consultazione dei requisiti in vigore;
  • suggerisce, infine, una riformulazione del principio di equiparazione tra titoli di studio. 

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Il CSPI sul secondo schema di decreto in esame (voto all’unanimità con il quale il Consiglio “auspicando che nei successivi passaggi formali e istituzionali siano considerate le osservazioni sopra esposte, al fine di non indebolire questa importante riforma, esprime parere favorevole“)

  • ricorda che l’articolo 26 del decreto-legge n. 144 del 2022, in attuazione degli obiettivi del PNRR, indica gli indirizzi per una riforma degli Istituti Tecnici con l’obiettivo di rilanciare questo settore del sistema scolastico ad oggi frequentato dal 31,70% della popolazione scolastica;
  • evidenzia che il provvedimento interviene sul d.P.R. n. 88/2010 attraverso emendamenti che, di fatto, realizzano una riforma ordinamentale attraverso la ridefinizione dei curricoli vigenti; la previsione di meccanismi finalizzati a consentire la continuità degli apprendimenti nell’ambito dell’offerta formativa dei percorsi di istruzione tecnica con i percorsi dell’istruzione terziaria nei settori tecnologici; la previsione di specifiche attività formative destinate al personale docente, finalizzate alla sperimentazione di modalità didattiche laboratoriali innovative; la previsione a livello regionale o interregionale di accordi, denominati «Patti educativi 4.0», per l’integrazione e la condivisione delle risorse professionali, logistiche e strumentali tra gli istituti tecnici, le imprese, gli enti di formazione accreditati dalle Regioni, gli ITS Academy, le università e i centri di ricerca valorizzando i poli tecnico-professionali e i patti educativi di comunità;
  • rileva nell’impianto generale dell’intero progetto di riordino alcuni elementi che potrebbero rivestire carattere di criticità, in particolare la declinazione territoriale dell’offerta formativa che potrebbe essere basata su esigenze transitorie e troppo specifiche, con il rischio di una rapida obsolescenza dei profili richiesti;
  • osserva, in riferimento alla tempistica di applicazione del provvedimento, che l’incertezza sulla conclusione dell’iter di emanazione del decreto in esame in tempi utili per le attività di orientamento e per le iscrizioni per l’anno scolastico 2024/25 vanificherebbe l’implementazione delle iscrizioni;
  • ritiene fondamentale che l’avvio della riforma sia preceduto da uno specifico piano di formazione  destinato ai docenti, dirigenti e personale scolastico;
  • sottolinea che la nuova impostazione degli istituti tecnici richiede, oltre che interventi da un punto di vista organizzativo e amministrativo, un approccio metodologico-didattico di carattere innovativo e laboratoriale che si avvale di compiti di realtà, introduce l’uso delle Unità di apprendimento multidisciplinari e prevede una didattica  orientata  sempre più verso le competenze;
  • esprime forti perplessità sia sul precoce avvio dell’esperienza dei PCTO fin dalla classe seconda sia sulla spinta verso l’internazionalizzazione (intensificazione dell’insegnamento in lingua inglese delle discipline non linguistiche) senza considerare la reale esperienza che fino ad oggi è stata fatta nelle scuole;
  • ritiene positiva la previsione che i percorsi di II livello siano svolti anche nei Centri Provinciali di Istruzione per gli Adulti (CPIA);
  • ritiene infine necessario includere nella riforma interventi ordinamentali sostenuti a regime da finanziamenti ordinari, con particolare attenzione alla determinazione degli organici e al riconoscimento degli obblighi formativi dei docenti. 

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