Dzeko e il gol in Inter-Napoli, i segreti del bomber che non invecchia mai

di Monica Scozzafava

Doveva fare la sponda di Lukaku, il protagonista del rilancio nerazzurro: So di avere 36 anni ma ora lavoro pi di prima. Ha punito Spalletti che lo allenava alla Roma

Spalletti non sorride, lucido nell’analisi e fa autocritica, anche: Non siamo stati bravi a giocare con la stessa qualit di sempre, e questo dipeso anche da me. La palla ha girato un po’ lenta, potevamo fare di pi e c’ stato qualcuno che non ha giocato come al solito. La prima sconfitta in campionato prima o poi doveva arrivare, forse Luciano avrebbe gradito un’altra piazza e non il suo ex San Siro. Adesso bisogner gestire la rimonta, Spalletti non fa drammi: Ci si allener meglio di come abbiamo fatto.

L’umore di Inzaghi diverso, a lui riuscita la partita perfetta e adesso ha la consapevolezza di poter risalire la classifica. Con calma, Simone: Una grande iniezione di fiducia aver battuto il Napoli, stato un piacere vedere i miei ragazzi giocare cos. Abbiamo vinto nove delle ultime dieci gare, dobbiamo guardare partita dopo partita. L’Inter nella sua rosa ha un cigno che non ne vuol sapere di emettere l’ultimo canto. Edin Dzeko: la carta fedelt. So che ho 36 anni, ma lavoro pi di prima. Lukaku, la certezza; Osimhen, la speranza. N l’uno n l’altro per Inter e Napoli. Alla fine la partita l’ha risolta l’uomo che a 36 anni non disattende mai le aspettative. Il settimo gol in campionato, il diesel che si scalda alla distanza. Che non perde la testa, che salta tra due difensori e beffa Meret. Il silenzioso Edin che non ama troppo i riflettori e quando ci finisce sotto si destreggia con naturalezza e anche eleganza. Il Napoli sa fare tutto — ha detto — ma noi abbiamo voglia di vincere.

L’aveva letta e l’ha interpretata cos. Un gioiello autentico per sempre, e lui che nella sua terra stato battezzato il diamante bosniaco continua a splendere di luce propria. Doveva far sponda per Lukaku, doveva allungare il campo. Doveva… e poi ha fatto altro. Ha fatto ci che gli piace fare: un gol bello e plateale da centravanti puro. E pensare che agli inizi della carriera aveva cominciato da centrocampista e aveva dovuto faticare per conquistare la credibilit di attaccante. Guardava Shevchenko e si ispirava, lavorava e teneva duro. Corsi e ricorsi del calciatore che oggi senza vetrine patinate bada alla sostanza dei gol. Quelli che hanno un peso specifico: l’ultimo, ieri sera, ha consegnato all’Inter la speranza di una rimonta che pareva quasi impossibile. Perch in battaglia ci sa stare con il sacrificio, perch non sfugge alle responsabilit. Senza clamore e senza dolore. Tutti quelli che sono nati e cresciuti in Bosnia hanno una storia da raccontare riguardo alla guerra: bene, Dzeko e la sua famiglia, mentre i suoi compagni di Nazionale abbandonavano Sarajevo durante l’assedio, scelsero di non fuggire. Di rifugiarsi in un appartamento seminterrato.

Inzaghi ringrazia, Dzeko una sua scelta che non mai quella di scorta. la carta della certezza, il valore della seriet e dell’esperienza. Spalletti sa bene di cosa capace, il buon Edin. Ai tempi della Roma, della sua gloriosa esperienza giallorossa, era gi il suo uomo di fiducia. Ieri sera a San Siro, qualcuno dei suoi ha tradito la fiducia, e la prima sconfitta non un dramma per il vantaggio accumulato, ma brucia.

5 gennaio 2023 (modifica il 5 gennaio 2023 | 07:33)

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