di Emanuele BuzziLa replica di Lorenzo Guerini, ministro della Difesa: «Chi è stato protagonista della caduta del governo Draghi non può essere interlocutore del Pd» Abbandonato dal Pd e assediato dalle richieste interne — parlamentari e territori — che gli vogliono chiarimenti in vista della prossima campagna elettorale. Giuseppe Conte è in una morsa. E per uscirne prova a mettere in luce le contraddizioni dei dem, che ora rifiutano di accogliere i Cinque Stelle nel campo largo progressista. «Ormai la macchina delle primarie siciliane è partita e domani il Movimento vi prenderà parte. In queste ore però leggo diverse dichiarazioni arroganti da parte del Pd. Non accettiamo la politica dei due forni. Quel che vale a Roma vale a Palermo», scrive in una nota il presidente M5S. Sono ore frenetiche per il leader Cinque Stelle, che si trova davanti la possibilità di dover fronteggiare la campagna elettorale in solitaria. Accanto a lui rimangono i suoi vice, che sono i veri ispiratori della situazione politica che si è delineata nelle ultime settimane. Non a caso uno dei cinque, Riccardo Ricciardi, prova ad ancorare a parole (e temi) il M5S nell’area progressista. E punge: «Il Movimento è più vivo che mai e chi oggi celebra il nostro ennesimo funerale, si dovrà, come sempre, ricredere». I Cinque Stelle provano a tenere aperta la porta di una alleanza quasi dissolta. E trova la sponda del leader di Articolo Uno, Roberto Speranza: «Credo che il M5S abbia commesso un errore grave in Senato, ma l’avversario resta la destra». Ma le speranze vengono gelate da Lorenzo Guerini. Il ministro della Difesa è netto: «Bisogna essere molto chiari. Chi è stato protagonista della caduta del governo Draghi non può essere interlocutore del Pd. Punto. Non c’è molto da aggiungere». Ma mentre infuria la tempesta nel campo progressista, internamente gli stellati iniziano a bussare alla porta di Conte per avere lumi sulla campagna elettorale. «Gli altri leader hanno già iniziato, noi cosa stiamo aspettando?», commenta un deputato. I nodi al pettine — dal tetto del secondo mandato (che potrebbe tagliare fuori anche la consigliera regionale Roberta Lombardi in caso di elezioni nel Lazio) alle liste e all’organizzazione territoriale — i dossier sono tanti. Nel Movimento assicurano: «Il presidente sta preparando la logistica per far partire i territori». Insomma, nuove riunioni in vista. Ci sono da decidere tempi e modi di intervento nelle varie Regioni, il programma da presentare e i volti da schierare. Le liste saranno un rebus. E Luigi Di Maio prova a pungere gli ex colleghi : «Non è più il M5S è il partito di Conte che viene gestito da una sola persona anche in modo piuttosto padronale». Dal Movimento replicano taglienti: «Ne riparleremo a ottobre». Ma il caos nei Cinque Stelle sembra non avere fine. Sul fronte legale, Lorenzo Borrè annuncia una lettera ai probiviri, ponendoli di fronte a un aut aut: o il ritiro delle espulsioni nei confronti di chi votò contro il governo Draghi nel febbraio 2021 o l’avvio di una espulsione di massa per i senatori che non hanno votato ora la fiducia all’esecutivo. «Una bella spina nel fianco ora che ci sono le liste da fare: c’è il rischio che le scelte danneggino le liste o le casse», dice uno stellato. 22 luglio 2022 (modifica il 22 luglio 2022 | 22:26) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-22 20:15:00, La replica di Guerini: Chi è stato protagonista della caduta del governo Draghi non può essere interlocutore del Pd, Emanuele Buzzi